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Visualizzazione dei post da ottobre, 2024

STORIE dal carcere - HU il detenuto cinese

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  Hu è nato nella regione di Zhejiang, nella città di Wenzhou a poche centinaia di Km da Shangai. Ha 27 anni, ma come quasi tutti i suoi connazionali ne dimostra molto meno. La sua famiglia è composta dai suoi genitori e da una sorella maggiore di 5 anni. In Cina i suoi genitori erano semplici operai, e quando si è operai non si è molto agiati. Si vive per non dire si sopravvive. Nel 1999, quando Hu aveva appena compiuto 7 anni, la madre lascia la Cina per raggiungere i suoi parenti a Milano,  per intraprendere una attività lavorativa con l'ausilio dei familiari. Un evento, questo,  che Hu a quell'età non è ancora in grado di capire, lo prende come un abbandono da parte di sua madre nei confronti della famiglia ma soprattutto nei suoi. Mi racconta dei pianti fatti alla finestra della sua camera che si affacciava sulla strada, con le ultime immagini della madre mentre varca la soglia di casa per intraprendere il viaggio verso l'Italia. Nove anni dopo è il padre a lasciare

Numero 25 27 ottobre 2024 XXX domenica Tempo Ordinario Settimanale di varia umanità carceraria C.C.di Monza

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Maestro, che io veda di nuovo  Quando, al mattino presto e di sera, passeggio con il mio cane che è completamente cieco, qualcuno lo fissa e poi dice: che occhi belli! Sarebbero anche belli, rispondo, purtroppo però è cieco. Poverino, incalza, però sente bene, ha l’olfatto sviluppato molto più del nostro, si orienta molto bene (sembrano tutti esperti in fatto di cecità canina). Abbastanza vero. La cecità, che è una disgrazia, affina la capacità di vedere oltre, di andare al cuore della condizione umana. Ricordo un romanzo di un grande scrittore portoghese, José Saramago, dal titolo Cecità. Gli abitanti di una città, inspiegabilmente, un po’ alla volta diventano quasi tutti ciechi. Vengono rinchiusi in un manicomio dove subiscono ogni tipo di angheria e tutte le violenze immaginabili da parte di chi ancora non aveva perso la vista. Ora però, quei ciechi, vedono l’egoismo, le repressioni del potere, le ingiustizie, l’ipocrisia e l’indifferenza, nei quali essi stessi comunque vivevano. Qu

Numero 24 – 20 ottobre 2024 XXIX domenica Tempo Ordinario Settimanale di varia umanità carceraria C.C.di Monza

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Tra voi però non è così Dice Gesù nel vangelo di questa domenica, rivolto agli apostoli: Tra voi però non è così. Che cosa non deve essere così tra di noi? Tra fratelli che si vogliono bene non si lotta per il potere, per comandare sull’altro, per soddisfare la propria vanità. La sete di potere avvelena la vita, mi spinge alla ricerca di un potere sempre più grande, senza essere mai sazio. Più potere si riesce ad avere, più ci mettiamo nella condizione di fare del male. Il potere annebbia la vista, mi illude di poter fare ogni cosa, anche la più capricciosa e la più assurda. Si dovrebbe quasi aver paura di averne troppo. Eppure lo desideriamo. Neanche gli apostoli, che pure da Gesù avevano sentito tutt’altro, ne erano immuni . Maestro, concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra , chiedono Giacomo e Giovanni. Bello che desiderino stare vicini a Gesù, ma il loro desiderio andava oltre: vicini a Lui per comandare, interessati al potere. Il potere

LETTERA A MIO PADRE di M.V.

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Ciao papà mi dispiace non aver potuto essere presente nei tuoi ultimi momenti di vita; mi sarebbe piaciuto tenerti per mano ed accarezzarti il volto mentre chiudevi gli occhi per l’ultima volta. Occhi che per me erano un rifugio importante. La vita con te non è stata clemente, praticamente sei cresciuto senza un padre e come reazione hai sempre tenute nascoste le tue emozioni. Avevi degli ottimi muri di contenimento che purtroppo hanno, di contro, alimentato quell’odiosa malattia che poco alla volta ti ha tolto il meglio della tua essenza, ovvero la scintilla nei tuoi occhi, portandoti a non riconoscere più la realtà, cercandone sempre “un’altra”, forse quella che, per tirare avanti senza soffrire, esisteva solo nella tua immaginazione. Ma, nonostante tutti, mi bastava guardare nei tuoi occhi per riconoscere il “supereroe” (citazione rubata a mia figlia) che vedevo in te. Se ne avessi avuto la possibilità ti avrei parlato di questa mia nuova “esperienza di vita”. I tuoi occhi,

Intervista a M.R. di A.N.

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Da quanto sei in carcere? Dal 2022 mi trovo in carcere a Monza. Hai fatto molti anni di carcere? 7 anni in tutto nella mia vita. C’è qualcosa in particolare che vorresti raccontare della tua storia carceraria? Sì ricordo che nelle mie vecchie carcerazioni ho sofferto e patito il carcere, ma mai come quest’ultima. Purtroppo l’otto settembre del 2023 è venuto a mancare mio padre e la sua perdita mi ha devastato. Mi sento diverso e la mia rabbia e dolore mi stanno portando a essere in guerra con gli assistenti e la magistratura, ho iniziato a bere e produrre alcolici per parare la sofferenza. Ho iniziato anche ad abusare di farmaci. In questo periodo hai avuto rapporti disciplinari? Sì, di conseguenza allo stile di vita ne ho presi moltissimi, con anche periodi di isolamento molto duri, questo però mi ha fatto ragionare: che se fossi stato fuori mi sarei sicuramente drogato e avrei fatto danni. Succede quando si ha una storia di tossicodipendenza come la mia. Vorrei lavora

LETTERA A MIA MOGLIE di E.S.

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  lo oggi scrivo come un altro me stesso, non sono più quello di prima e non so nemmeno più di quale prima fossi. Scrivo di quel me stesso, scrivo di quella persona che sono  stato, che ero, e non ho un ricordo chiaro e distinto del perché del come del quando il  cambiamento in me si sia realizzato, se mai si è realizzato.  Ma chi sono oggi è  certamente qualcuno di differente rispetto a quello che ero prima. Il carcere mi ha cambiato, ho messo a fuoco i fallimenti e ho chiarito a me stesso che quel prima in  tutto o in parte era un errore: un'omissione di responsabilità verso me stesso e verso la  comunità, una omissione di rispetto verso persone a me care, in primis mia moglie.  Superbia, fascino del potere, ebbrezza del denaro facile.  Queste seducenti ammiccanti  streghe mi hanno irretito. Ho fatto soffrire mia moglie, e per che cosa? Per ritrovarmi da solo in questi anni in carcere con amici di un tempo che si sono dileguati, compagni di avventure che sono spariti, fantasmi di

LEGALIZZAZIONE DELLA DROGA di A.N.

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  Pensiamo alla droga come un qualcosa che l’uomo utilizza da sempre: come svago, come attività ricreativa, come sostegno e anche per motivi religiosi, come per gli sciamani e i terapeuti. Droga è da considerarsi tutto ciò che altera la coscienza, l’alcool rientra tra queste. Si utilizzano droghe per svariate ragioni, soprattutto tra gli adolescenti: per farsi accettare per sentirsi forti, sicuri, per parlare con una ragazza o, semplicemente, per il piacere dello sballo, dell’evasione dalla realtà o la difficoltà di viverla. Così si diffonde la droga: parte da bisogni umani non soddisfatti, non ascoltati, parte da un cattivo rapporto con se stessi. Questo vale anche per i più moderati.   Ci sono diversi livelli di consumo, uso, abuso, dipendenza stretta. Qualcuno muore. L’utilizzo varia da un Paese all’altro. Diamo qualche dato: in Europa il 35% usa cannabis, il 6/7% cocaina solo il 3% eroina l’1% ecstasy e droghe sintetiche. L’uso di droga è da considerare un’emergenza sociale, le

Numero 23 – 13 ottobre 2024 XXVIII domenica Tempo Ordinario - Settimanale di varia umanità carceraria C.C.di Monza

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  Vieni! E seguimi! Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna? Un tale, nel vangelo di oggi, pose questa domanda a Gesù. La risposta fu: Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, avrai un tesoro in cielo; e vieni! E seguimi! Quel tale, forse un giovane in ricerca, si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Eppure Gesù lo aveva accolto con tanta simpatia, desiderava farne un suo compagno di viaggio: fissò lo sguardo su di lui e lo amò. In questo caso l’amore sembra non aver fatto il miracolo. Il risultato della scelta fatta dal giovane è stata la tristezza. Non era stato rimproverato, Gesù continuò ad amarlo, lo portò nel cuore. Quel tale, invece, probabilmente provò rimpianto per il coraggio mancato, per non aver ascoltato ciò che gli suggeriva il cuore, per non essere riuscito a spezzare le catene che lo rendevano prigioniero della ricchezza. Se provò tristezza è perché aveva intuito che in Gesù

Numero 22 – 6 ottobre 2024 XXVII domenica Tempo Ordinario - Settimanale di varia umanità carceraria C.C.di Monza

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    All’inizio non era così Oggi il vangelo ci presenta una di quelle verità che ci appaiono alquanto scomode, perfino difficili da proporre. E’ l’indissolubilità del matrimonio il valore che Gesù sta annunciando. Indissolubilità del matrimonio vuol dire sposarsi e rimanere insieme per sempre, condividere la propria vita con chi abbiamo incontrato e amiamo, consapevoli che il legame che si è creato non deve essere sciolto. “ Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto” , dice Gesù nel Vangelo. Una verità difficile da accettare, e non perché non sia bella. Penso che tutti, quando si sposano, desiderino fortemente di stare insieme per sempre, si giurano amore eterno e tante altre belle cose. Penso proprio che sia così altrimenti ci sarebbe da preoccuparsi fin dall’inizio. Il “per sempre” è implicito nell’amore vero, non si ama e non si condivide la vita a tempo. Le difficoltà iniziano perché purtroppo si aggiunge: naturalmente fino a quando le cose andranno bene, o fino a qu