Numero 22 – 6 ottobre 2024 XXVII domenica Tempo Ordinario - Settimanale di varia umanità carceraria C.C.di Monza

 


 All’inizio non era così

Oggi il vangelo ci presenta una di quelle verità che ci appaiono alquanto scomode, perfino difficili da proporre. E’ l’indissolubilità del matrimonio il valore che Gesù sta annunciando. Indissolubilità del matrimonio vuol dire sposarsi e rimanere insieme per sempre, condividere la propria vita con chi abbiamo incontrato e amiamo, consapevoli che il legame che si è creato non deve essere sciolto. “Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”, dice Gesù nel Vangelo. Una verità difficile da accettare, e non perché non sia bella. Penso che tutti, quando si sposano, desiderino fortemente di stare insieme per sempre, si giurano amore eterno e tante altre belle cose. Penso proprio che sia così altrimenti ci sarebbe da preoccuparsi fin dall’inizio. Il “per sempre” è implicito nell’amore vero, non si ama e non si condivide la vita a tempo. Le difficoltà iniziano perché purtroppo si aggiunge: naturalmente fino a quando le cose andranno bene, o fino a quando uno di noi dovesse tradire. In modo un po’ crudo: Insieme per sempre, ma solo se tutto andrà sempre bene. Un brutto modo per iniziare una splendida avventura. Comprendere il valore dell’indissolubilità è sempre stato difficile. Anche ai tempi di Gesù. Nel vangelo di oggi ne abbiamo una prova. Alcuni farisei gli chiedono se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Quindi la questione era aperta. E’ vero, ai suoi tempi il divorzio era possibile, ma Gesù si dissocia e risponde: E’ per la durezza del vostro cuore che Mosè scrisse questa norma, ma all’inizio non era così. E ricorda il pensiero di Dio che ha voluto l’uomo e la donna inseparabili per sempre, chiamati a completarsi a vicenda. L’indissolubilità non sta in piedi se non ne intuiamo la bellezza, la forza e la grandezza di un amore che rimane fedele nel tempo. Anche attraversando le inevitabili difficoltà che la vita comporta, i sacrifici da affrontare, le attrattive pericolose che la vita continuerà a offrirci. L’indissolubilità non sta in piedi se manchiamo di fiducia nel pensiero di Dio, se non siamo convinti che ciò che ci propone è davvero il meglio per due giovani che si amano e che desiderano unire le proprie vite. E non sta in piedi se manca fin dall’inizio quella donazione vera e sincera l’uno all’altra, indispensabile per una vera storia d’amore. E senza dimenticarsi che non solo il Signore benedice l’amore di un uomo e di una donna ma li accompagna nel cammino della vita. Oggi tutto questo appare arduo, sa di vecchio e superato, e non ci permette di vedere la novità perenne del vangelo. Dtiziano

 

Lunedì 7 ottobre: Giornata di preghiera, digiuno e penitenza

Dal cardinal Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme, arriva l’invito per un giorno di preghiera, digiuno e penitenza, a un anno dall’attacco terroristico di Hamas contro Israele. Dal sette ottobre si combatte, si uccide, senza pietà, senza ritegno, con ferocia, uccidendo anziani, donne e bambini. Un percorso di odio sempre più marcato dove sembra ormai impossibile tornare indietro. In qualche modo finirà ma le ferite inferte non si rimargineranno tanto presto, il dolore opprimerò il cuore, il desiderio di vendetta sarà coltivato in tanti giovani. Perché questo è il frutto della guerra: non la pace, ma altro odio, umiliazione, crimini impuniti, giustizia calpestata. Pubblichiamo l’invito del Card. Pizzaballa per la Giornata di preghiera Carissimi, il Signore vi dia pace! Il mese di ottobre si avvicina, e con esso la consapevolezza che da un anno la Terra Santa, e non solo, è stata precipitata in un vortice di violenza e di odio mai visto e mai sperimentato prima. In questi dodici mesi abbiamo assistito a tragedie che per la loro intensità e per il loro impatto hanno lacerato in maniera profonda la nostra coscienza e il nostro senso di umanità… In questi mesi ci siamo già espressi chiaramente su quanto sta avvenendo e abbiamo ribadito più volte la nostra condanna di questa guerra insensata e di ciò che l’ha generata, richiamando tutti a fermare questa deriva di violenza, e ad avere il coraggio di individuare altre vie di risoluzione del conflitto in corso, che tengano conto delle esigenze di giustizia, di dignità e di sicurezza per tutti. Ma abbiamo anche bisogno di pregare, di portare a Dio il nostro dolore e il nostro desiderio di pace. Abbiamo bisogno di convertirci, di fare penitenza, di implorare perdono. Vi invito, perciò, ad una giornata di preghiera, digiuno e penitenza, per il giorno 7 ottobre prossimo, data diventata simbolica del dramma che stiamo vivendo. Il mese di ottobre è anche il mese mariano e il 7 ottobre celebriamo la memoria di Maria Regina del Rosario.

 

 


Basta con la guerra Un invito a percorrere sentieri di pace e a dire Basta a ogni guerra: è l’accorato appello del nostro vescovo Mario Delpini che troviamo nella lettera Pastorale di quest’anno, dal titolo “Basta. L’amore che salva e il male insopportabile” La guerra è un dramma tremendo, un disastroso errore politico, una assurdità per la coscienza e il pensiero delle persone sensate. Eppure, a quanto pare, l’intollerabile è tollerato. Noi figli e figlie di Dio, discepoli di Gesù e tutti gli uomini e le donne di buona volontà e di buon senso dobbiamo essere uniti nel gridare: basta con la guerra! Basta! Basta con le atrocità che si commettono in tante parti della terra! Basta con le ferite inguaribili che segnano la vita di persone e di popoli! Basta con il risentimento e l’odio che si radicano nell’animo delle persone! Basta con lo sperpero scandaloso di immense risorse per distruggere! Basta con l’angoscia per il futuro! Basta con l’incapacità di intravedere vie d’uscita, possibilità di tregue e di pace. La fiducia nell’umanità, nelle istituzioni, nella cultura, nelle religioni è messa a dura prova. Ci uniamo a papa Francesco per invocare segni di pace come i segni necessari per il Giubileo. Ci sembra di essere inascoltati da politici impotenti e forse inclini piuttosto a incrementare gli armamenti che a costruire la pace. Perciò invito tutte le comunità a vivere con particolare impegno quel servizio che è più coerente con la nostra missione e promettente, cioè l’educazione alla pace.

 

Tragedie senza risposte Che cosa si può immaginare di peggio di un figlio che ammazza i propri genitori? In queste ultime settimane i mezzi di informazione hanno avuto ampio materiale di cronaca nera: figli che uccidono i genitori per il male di vivere, ancora figli che sterminano l’intera famiglia per un senso di costrizione che li spinge a cercare così una liberazione che è anzitutto da se stessi! Ancora ragazzi che giocano a far i killer, con sadica irresponsabilità, per vedere che effetto fa. Tv e giornali sparano queste notizie ad alzo zero, perché tutti noi, anche da dentro il carcere (che prima o poi accoglierà quei giovani assassini), tutti noi siamo curiosi di conoscere quelle notizie, dettagli di esistenze comuni, schegge di paura e di disagio che non trovano risposta. Più ascoltiamo e vediamo quegli orrori, più ci riteniamo estranei e differenti. Invece noi ne siamo la cornice, perché quegli adolescenti hanno in noi un pubblico e nella società social un loro palcoscenico. Non ci si può non domandare: una volta in carcere, al minorile e poi qua, cosa ne sarà di loro? Perché il carcere attuale, sovraffollato, depersonalizzante e deresponsabilizzante, è strutturalmente inadeguato per rieducare spacciatori e criminali comuni, figurarsi con soggetti così fragili, disperati e feroci. en

 Ri(flessioni).

1. Appello del Papa Instancabile il Papa nel denunciare l’escalation della guerra in Libano. Il popolo libanese ha già sofferto troppo. Ma le sue parole non trovano ascolto.

2.Trapianti di organi Sono in costante aumento le donazioni di organi e quindi i tempi di attesa si accorciano, aumentando la possibilità di sopravvivere a tanti malati. Una bella notizia grazie a una consapevolezza maggiore e alla generosità sempre più diffusa

3. Precari della scuola Trattati proprio male i tantissimi insegnanti precari della scuola. La legge non lo permette eppure rimangono precari anche per decenni, se non addirittura per tutta la vita lavorativa. Lo Stato che, e non solo in questo caso, non rispetta le sue stesse leggi. Umiliazioni, svantaggi economici non da poco, discriminazioni, disagi: è quanto subiscono da sempre i precari della scuola. Forse ora finalmente qualcosa cambierà: la Commissione Europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia perché ha violato le norme comunitarie sul lavoro a tempo determinato nel settore scolastico. E anche perché, nonostante i richiami, non ha fatto abbastanza per risolvere la questione. Uno Stato che non rispetta le leggi e la dignità dei lavoratori non può chiedere molto ai cittadini.

4. Soldati uccisi Sedici soldati ucraini si sono arresi ai russi. Un drone ha ripreso la scena: senza alcuna pietà sono stati messi in fila e subito uccisi. Eppure si erano arresi: una grave violazione del diritto internazionale. La guerra trasforma l’uomo, lo rende cattivo, scatena gli istinti peggiori. Ma tutto questo forse importa ben poco alle madri, ai padri, ai fratelli e alle sorelle, alle compagne di questi soldati, a coloro che ora stanno piangendo per la loro morte. Rimane solo il dolore, assurdo, illogico e disumano. Un dolore che dovrebbe essere anche il nostro. Le nostre preghiere e le nostre lacrime si devono unire a quelle di chi ora sta piangendo.

5. Non dimenticare Non si è spenta la memoria di quanto accadde in quel terribile 3 ottobre 2013. Un naufragio che costò la vita a 368 persone e 20 dispersi, quasi tutti eritrei. A cui si aggiunse, il giorno 11, un altro naufragio in cui persero la vita altre 268 persone, di cui ben 60 bambini, tutti siriani. Si vorrebbe dare un nome a ciascuna di queste vittime, a tutte le vittime del mare. Sempre più numerose, in una indifferenza sempre più diffusa e una buona dose di cinismo in chi governa. In dieci anni ci sono stati più di 30.000 morti nel mediterraneo. Da gennaio a settembre di quest’anno almeno 1450 morti. Ma non dobbiamo fermarci ai pur spaventosi numeri: ci sono donne, uomini e bambini che dovremmo trovare il coraggio di guardarne il volto. dt.

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