STORIE dal carcere - HU il detenuto cinese



 

Hu è nato nella regione di Zhejiang, nella città di Wenzhou a poche centinaia di Km da Shangai. Ha 27 anni, ma come quasi tutti i suoi connazionali ne dimostra molto meno. La sua famiglia è composta dai suoi genitori e da una sorella maggiore di 5 anni. In Cina i suoi genitori erano semplici operai, e quando si è operai non si è molto agiati. Si vive per non dire si sopravvive. Nel 1999, quando Hu aveva appena compiuto 7 anni, la madre lascia la Cina per raggiungere i suoi parenti a Milano,  per intraprendere una attività lavorativa con l'ausilio dei familiari. Un evento, questo,  che Hu a quell'età non è ancora in grado di capire, lo prende come un abbandono da parte di sua madre nei confronti della famiglia ma soprattutto nei suoi. Mi racconta dei pianti fatti alla finestra della sua camera che si affacciava sulla strada, con le ultime immagini della madre mentre varca la soglia di casa per intraprendere il viaggio verso l'Italia. Nove anni dopo è il padre a lasciare la Cina per raggiungere la madre, ma Hu ha 16 anni e questa volta le sue lacrime si nascondono nella sua tristezza. Lacrime in parte travestite di gioia perchè sa che un giorno anche lui partirà.

Nel 2012 è la sorella a lasciarlo e quando lo abbraccia per salutarlo le uniche parole che gli dice sono:"Fai il bravo e non fare arrabbiare gli zii". Oggi la famiglia di Hu economicamente è agiata: la madre è proprietaria di due negozi dove si vende di tutto, il padre è responsabile nel settore marketing della fabbrica di abbigliamento di sua nipote (figlia del fratello della moglie) e la sorella dopo quasi un anno dall'arrivo a Milano ha aperto un negozio da estetista. Dal racconto di Hu deduco che la partenza di ognuno dei suoi familiari è stata programmata nel momento in cui in Italia c'era già la possibilità di lavoro e con il passare degli anni hanno investito i loro risparmi nelle attività che ora posseggono.

Hu all'età di 20 anni, dopo la partenza della sorella è rimasto solo in Cina,  vivendo nella casa degli zii, che non gli fanno mancare l'affetto. Tantomeno gli manca il denaro perchè i suoi genitori ogni mese gli spedivano i soldi perchè non gli mancasse nulla. Ma ad Hu questo non basta. Così si cerca un lavoro ed impara il mestiere di  parrucchiere, guadagnando quasi 500 euro al mese che mette da parte per il fatidico giorno della sua partenza dalla Cina.

Dal momento in cui Hu è rimasto solo, la sua vita nella città natale non era poi così male. I giorni, i mesi e gli anni li passò nella totale spensieratezza accompagnati di tanto in tanto, da una sottile tristezza che alcune notti arrivava a turbargli il sonno: i volti dei suoi cari, nei suoi pensieri e nella sua immaginazione, diventavano sempre più sfuocati, e dentro di sè sentiva un vuoto e non poteva nè far finta di niente, nè sottovalutarlo. Nel maggio del 2016, d'accordo con la famiglia decide di partire. La notte prima della partenza, nella sua mente si creò un caos indescrivibile di emozioni e sensazioni. L'euforia di rivedere e riabbracciare i suoi cari gli fece passare una notte insonne.

Alla mattina, dopo essersi imbarcato sul volo per l'Italia si addormentò sognando l'incontro con i familiari ma soprattutto con la madre che non vedeva da moltissimi anni. Al suo arrivo in Italia erano tutti al completo ad aspettarlo.  La famiglia si era di nuovo riunita e le emozioni fecero da padrone soprattutto quelle della madre che liberò lacrime di gioia trattenute da molti anni, rendendosi conto che Hu non era più nè un bambino nè un ragazzo ma un uomo.

Dopo qualche giorno di festeggiamenti Hu mette al corrente i suoi genitori del suo programma per visitare un po' di paesi nel nuovo mondo in cui è approdato. I genitori non sono molto d'accordo, anche perchè loro non erano venuti in Italia per fare i turisti, ma per lavorare. L'insistenza di Hu è così forte che alla fine dovettero accettare la sua decisione. Un mese dopo era pronto per partire. Preparò  il suo itinerario e  partì per l'Ucraina, la Slovacchia, la Spagna ed infine l'Olanda.

Dopo quasi 6 mesi tornò a Milano più ricco di conoscenza, cultura, usi e costumi dei paesi visitati. Dopo qualche settimana passata con la famiglia, programma un altro viaggio per visitare la Francia e la Germania, ma prima vuole visitare Firenze e Roma. Hu nei giorni vissuti a Milano conosce un po' di cinesi più o meno della sua età che continuavano ad invitarlo alle loro feste. Da subito si rende conto che i suoi nuovi amici hanno dei modi di fare con comportamenti per niente simili al resto della comunità che aveva conosciuto con la sua famiglia. Nella sua mente scatta una sorta di allarme e per allontanarsi da quella combriccola decide di partire per Firenze e Roma, ma commette un errore madornale: racconta ai suoi amici del suo prossimo viaggio e non può immaginare minimamente quello che pochi giorni dopo gli sarebbe accaduto: quelle persone vanno da lui e gli chiedono un favore. Portare un piccolo pacco alla famiglia di uno di loro che abita a Firenze. Hu mi dice che poteva benissimo rifiutare, aveva capito che stava cadendo in una ragnatela preparata per lui. Si era reso conto che quelle persone erano esattamente uguali a quelle che lui in Cina aveva sempre evitato.

Allora gli chiedo come mai dopo tutti quei campanelli d'allarme accettò di portare il pacchetto? Lui mi guarda e noto una tristezza infinita nei suoi occhi lucidi per essere ritornato indietro nel passato che lo portò a prendere quella maledetta decisione che mandò in fumo tutti i suoi progetti.

In quel momento capisco che Hu è un brav'uomo sotto tutti gli aspetti dell'onestà, così decido di fare una pausa per alleggerire il peso del suo fardello di cui lui non riesce a scrollarsi di dosso. Preparo un caffè per me e un thè per lui. Mi accendo una sigaretta e in questo spazio di tempo gli chiedo se vuole continuare a raccontarmi la sua storia. Lui mi guarda e mi risponde di sì, e aggiunge che questa storia è la macchia nera nella sua vita che non si cancellerà mai, ed è contento di poterlo raccontare per la prima volta a qualcuno. In un certo senso per lui ero come una valvola di sfogo che si era da tempo otturata.

Alla mia domanda del perchè portò il pacchetto mi risponde che tra loro cinesi (soprattutto quando vivono in un altro paese) ci si aiuta, ed è per questo  che non ha saputo dire di no, ma ci tiene a sottolineare che se gli fosse stato proposto in Cina, avrebbe rifiutato  senza esitazioni. Mi fissa negli occhi e con voce deludente e adornata dal sorriso amaro mi dice:"Qui siamo in Italia". Hu per questa sua incapacità di non essere riuscito a dire di no si è preso una condanna di anni 3 e mesi 6 per spaccio.

Gli chiedo dei primi pensieri avuti al suo arresto. Con parole melliflue Hu mi racconta che non pensava minimamente al carcere, era convinto che il giudice l'avrebbe lasciato libero. In parole povere non si era ancora reso conto della gravità della situazione in cui era stato catapultato. Solo quando varcò la porta del carcere capì, in parte, il peso del reato che gli avevano contestato. Solo allora iniziò a pensare alla sua famiglia, all'onta che avrebbe macchiato il loro nome, alla delusione dei genitori nei suoi confronti per essersi lasciato coinvolgere in una storia che non fa parte nè di loro e tantomeno di lui.

Però i genitori conoscono bene Hu e sanno che è stato coinvolto. Sanno benissimo che sono altre le persone che hanno attirato loro figlio in quella sporca ragnatela. Sanno che succede a moltissimi ragazzi cinesi appena arrivati e che sono prede facili da abbordare e sottomettere. Sanno che queste persone sono la feccia della loro razza e soprattutto sanno che Hu è il loro figlio prediletto, è l'unica cosa che possono fare al  momento del suo arresto è quella di perdonarlo, ma principalmente non abbandonarlo  in un momento critico della sua vita.

Il sorriso di Hu è coinvolgente, ho passato con lui quasi due ore di piacevole conversazione,  per terminare questa sua storia gli chiedo cosa farà quando uscirà. Mi risponde che la prima cosa che farà sarà quella di visitare la Francia e la Germania e poi tornerà in Cina. Aggiunge che qui in Italia si sta bene, c'è più democrazia, ma c'è meno sicurezza. In Cina la sicurezza, forse, è un po' esagerata, ma se sei una brava persona puoi stare certo che la tua vita la vivi nella totale tranquillità e spensieratezza.

 L.Z ( oggi è libero) 

Articolo pubblicato su Oltre i Confini Beyond Borders inserto de Il Cittadino di Monza e Brianza - Responsabile Antonetta Carrabs

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