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Visualizzazione dei post da settembre, 2024

Settimanale di varia umanità carceraria C.C. di Monza Numero 20 – 22 settembre 2024 XXV domenica Tempo Ordinario

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  Un bambino come maestro Vangelo di oggi (Mc 9, 30 –37): E, preso un bambino, Gesù lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse… Lasciamo stare per il momento che cosa disse. E’ già ricco di significati il gesto che Gesù ha compiuto: porre un bambino nel mezzo e abbracciarlo. Stare nel mezzo è la posizione del maestro, di colui che insegna. Dunque Gesù ci sta dicendo che il bambino sta in mezzo perché ha qualcosa da insegnarci. Con un po’ di curiosità possiamo allora chiederci che cosa mai ci può insegnare un bambino perché di solito pensiamo che sia lui a dover imparare dagli adulti. Di sicuro Gesù non intendeva la poesia e la retorica che ruota attorno alla figura del bambino che sarebbe candido, innocente, un angelo caduto dal cielo e via dicendo, perché alle volte i bambini non sono affatto così, sanno essere cattivi e crudeli. E’ per il loro modo di essere, è per alcuni atteggiamenti di fondo che ci sono proposti. Gli adulti confidano sulle proprie forze, soprattutto quando s

QUANTO SI PARLA (INUTILMANTE) DI CARCERE! di Giancarlo d’Adda

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  Sono mesi che si parla di carcere, di sovraffollamento, di suicidi, di rivolte. I giornali sono pieni di articoli di denuncia, gli esperti fanno a gara a chi ne sa di più, il ministro della Giustizia disserta di nuovi carceri, i sindacati delle guardie vogliono 18.000 assunzioni, gli avvocati protestano. Conclusione? Tutto come prima. O quasi. Anzi, peggio. Quello che è certo è una valanga di nuovi reati con nuovi, tanti, anni di galera: per chi organizza rave party, per i genitori di minori che abbandonano la scuola, Daspo per i figli, per chi occupa case, per chi blocca per protesta strade, ferrovie, porti, per chi protesta anche pacificamente, in carcere. Alla faccia del sovraffollamento! Tutto il contrario di quello che sta avvenendo in Gran Bretagna. Il nuovo governo, tra i primi provvedimenti adottati, ha deciso che da settembre, chi avrà già scontato almeno il 40% della pena detentiva, potrà usufruire di forme di libertà vigilata e quindi lasciare la galera. E questo, nonosta

COSA PENSO DELLA DROGA (Cella 4 sezione B)

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  Io, in giovane età, come la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze, ho voluto provare nuove esperienze, per sentirmi accettato dagli altri coetanei. Ho voluto provare la droga. Poi c’è chi lo fa perché non si sente seguito abbastanza da figure genitoriali. Per questo sono più a rischio i giovanissimi con condizioni sociali disagiate. I motivi possono essere molti, ma nessuno giustifica l'uso della droga.  Solitamente si comincia con l'uso di droghe leggere, credendo di sapersi regolare, ma nella maggior parte dei casi, quando si cresce, si cambia il tipo di sostanza andando sempre a peggiorare con l'uso di droghe più pesanti. Queste portano a problemi mentali e relazionali gravi. Non tutti sono consapevoli, all'inizio, che le sostanze facciano male in tanti modi e portano disagi di ogni genere. All'inizio si usa come divertimento e per attutire vuoti che ti porti dentro, ma è solo un’illusione perché, a lungo andare, esiste solo la sostanza, e solo lei cerchi

DARIA BIGNARDI e i detenuti di Sanquirico

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  Mercoledì 25 settembre alle ore 17.00 - Casa Circondariale Sanquirico di Monza- DARIA BIGNARDI presenterà "OGNI PRIGIONE È UN’ISOLA" L'iniziativa è promossa da Zeroconfini onlus (www.zeroconfini.it)in collaborazione con la Casa Circondariale Sanquirico di Monza. L'intervista sarà pubblicata sul prossimo numero dell'inserto Oltre i confini, in uscita con Il Cittadino di Monza e Brianza giovedì 3 e sabato 5 ottobre. Reportage narrativo, memoir, viaggio nelle prigioni, vere e interiori: una storia di libertà, ingiustizie, isole e isolamenti. “Il carcere è come la giungla amazzonica, come un paese in guerra, un’isola remota, un luogo estremo dove la sopravvivenza è la priorità e i sentimenti primari sono nitidi”: forse è per questo che, da narratrice attratta dai luoghi dove “l’uomo è illuminato a giorno”, Daria Bignardi trent’anni fa è entrata per la prima volta in un carcere. Da allora le prigioni non ha mai smesso di frequentarle: ha collaborato con il giornale

Il direttore del Cittadino di Monza e Brianza Marco Pirola in visita a Sanquirico

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  Lunedì 23 settembre il direttore del Cittadino di Monza e Brianza incontrerà per la prima volta la redazione Oltre i Confini per un'intervista esclusiva, in attesa del 22° numero in uscita del nostro inserto il 3 e il 5 ottobre per il 125° anno di nascita del giornale. 

Il presidente della Camera Penale di Monza Marco Negrini incontra la redazione Oltre i confini..

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Il presidente della Camera Penale di Monza Marco Negrini e l'avvocata Roberta Minotti hanno incontrato i detenuti della redazione Oltre i Confini della Casa Circondariale di Monza. L'intervista sarà pubblicata nel prossimo numero dell'inserto che uscirà, con Il Cittadino di Monza e Brianza giovedì 3 e sabato 5 ottobre.

COSA PENSO DELLA DROGA di R

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Io, in giovane età, come la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze, ho voluto provare nuove esperienze, per sentirmi accettato dagli altri coetanei. Ho voluto provare la droga. Poi c’è chi lo fa perché non si sente seguito abbastanza da figure genitoriali. Per questo sono più a rischio i giovanissimi con condizioni sociali disagiate. I motivi possono essere molti, ma nessuno giustifica l'uso della droga.  Solitamente si comincia con l'uso di droghe leggere, credendo di sapersi regolare, ma nella maggior parte dei casi, quando si cresce, si cambia il tipo di sostanza andando sempre a peggiorare con l'uso di droghe più pesanti. Queste portano a problemi mentali e relazionali gravi. Non tutti sono consapevoli, all'inizio, che le sostanze facciano male in tanti modi e portano disagi di ogni genere. All'inizio si usa come divertimento e per attutire vuoti che ti porti dentro, ma è solo un’illusione perché, a lungo andare, esiste solo la sostanza, e solo lei cerchi,

Perché si usano sostanze? di G.M

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I n alcuni genitori, il ricordo della guerra, in cui i loro padri, sono cresciuti nelle quotidiane difficoltà, ha dato loro un notevole senso iperprotettivo verso i futuri figli. Di conseguenza tali figli si sono adagiati nelle comodità della famiglia. Ciò ha provocato rigetto verso le responsabilità nella società. La paura dell’insuccesso, di fallire, il non essere all’altezza della situazione rende restii tanti giovani a osare. Alcuni giovani, quindi cercano aiuto e supporto nelle droghe. Coloro che, di fronte a ostacoli o problemi, si arrabbiano mettendo in luce i propri limiti.  Le droghe rappresentano una scappatoia, passato l’effetto anestetizzante di tali sostanze, i problemi rimangono, sussistono irrisolti e se si continua a fare uso di droga, i problemi aumenteranno all’infinito. Morale: credo che dare la priorità al necessario e non privilegiare il superfluo, sia una sapiente e salutare dose di umiltà.  Uno dei flagelli che devasta tante giovani vite e non, è la tossicodi

Settimanale di varia umanità carceraria C.C.di Monza Numero 19 – 15 settembre 2024 XXIV domenica Tempo Ordinario

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  Ma voi, chi dite che io sia? Ieri mentre parlavo con un ragazzo detenuto vedo che ha un tatuaggio, cosa non insolita, sul braccio destro. Alcune parole: Solo Dio può giudicare. Una frase che sicuramente nasce dalla sua esperienza: non si è sentito capito, non gli hanno creduto coloro che l’hanno giudicato, lo hanno punito duramente, in modo esagerato, senza misericordia. E’ difficile conoscere l’uomo, conoscerlo per ciò che è veramente. C’è chi non è sincero, mette una maschera di perbenismo, vuol sembrare migliore di ciò che in realtà è. All’opposto c’è chi vuol sembrare peggiore, dare un’immagine di potenza, di supremazia, vantandosi di essere stato un capo, un boss rispettato e temuto. In ogni caso è difficile conoscere fino in fondo l’uomo, perché solo Dio vede cosa c’è nel cuore di ciascuno, il perché ultimo del nostro comportamento. Noi, invece, corriamo troppo il rischio di sbagliare, di non cogliere il bene e il male che si annidano in ciascuno di noi, di mettere etichette im

Non toglietemi la speranza perché è tutto ciò che mi resta di I.S.

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  "Un castigo e allo stesso tempo una scuola... il carcere quello che ci vuole è una buona resistenza mentale, tanta pazienza per difendere la propria testa. Non è un periodo sereno quello che sto passando, ma ho capito che si deve soffrire e non se ne può fare a meno. Qui dentro nei pochissimi spazi, non c' è posto per passioni, emozioni e desideri, si vola con la fantasia. Voglia di voler volare oltre questi muri, e dalla triste e pazza realtà quotidiana, appoggiati su delle brande in ferro, dove la ruggine intacca anche l'anima. Scrivere queste poesie lenisce il dolore, la poesia salvifica. La parola, la poesia, la narrazione hanno un ruolo auto-educativo, ti liberano da un peso enorme ...coprendo nell'immediatezza la mancanza degli affetti più cari. Cerco di sorridere, per accendere una luce timida, nel buio avvolgente. Cerco di ingannare la mia mente guardando la vita con altri occhi, da un’altra prospettiva pensando in positivo perché sono vivo e posso raccon

LE NUOVE GENERAZIONI IN CARCERE: IL TEMA DELLA CONVIVENZA di M. C.

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    Intervista "Mi chiamo Mario S. Da marzo di quest'anno entrerò nei 70 anni. Ho passato un lungo periodo in carcere, dal 1983 al 2018. Mi ricordo una popolazione detenuta differente, basata totalmente o quasi su altri tipi di reati: associazioni, traffici, omicidi e reati legati alle bische clandestine. Oggi che sono detenuto a Monza si vede e si vive una realtà totalmente differente, un cambio epocale dato da diversi fattori: tutte le generazioni nate dagli anni '80 ai '90, ragazzi abbandonati alla loro sorte da famiglie distratte che creano tossici, alcolisti con problemi esistenziali, mancanza di senso di responsabilità, senza regole e con l'idea che tutto è dovuto. Forse è un po' la mancanza di cultura della memoria storica di quel che c'era prima e ignoranza di come si è arrivati agli anni del benessere diffuso Esattamente, l'idea che tutto è dovuto, la dipendenza dai genitori e l'uso di droghe sintetiche e farmaci che rovina

STORIE DI (STRA)ORDINARIA CRIMINALITA' - IL LADRO GENTILUOMO di F.F.

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      Fine Anni '70. Gli anni della nostra educazione criminale. Ero ancora minorenne, in 2 a o 3 a media, facevamo ginnastica in via Cavallotti, io e il Gioacchino, di sera, perché d'inverno alle 4 del pomeriggio era già buio pesto. Passa per strada una donna, tutta impellicciata, sola, con la borsetta, un colpo sicuro, probabilmente un ricco bottino per noi. Ci guardiamo negli occhi, stesso lampo di genio: facciamo lo scippo. Il turno è mio. Mi avvicino rapido e le tiro via la borsa, e a passo lungo e ben disteso m'incammino veloce per la via normalmente, come se niente fosse, per non dar nell'occhio. Ma quella niente, insegue me e il mio amico. Ci raggiunge, ci supplica: «C'ho figli, ci sono i documenti, le foto... c'ho la patente dentro, per favore...». Fermi lì impalati e un po' stralunati, io apro la borsetta: «T'ho, che vuoi, che ti serve? Ecco la patente, ecco la foto dei figlioli...». E lei: «Noooo! dammi almeno metà dei soldi... c'ho i