Settimanale di varia umanità carceraria C.C. di Monza Numero 20 – 22 settembre 2024 XXV domenica Tempo Ordinario
Un bambino come maestro Vangelo di oggi (Mc 9, 30 –37): E, preso un bambino, Gesù lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse… Lasciamo stare per il momento che cosa disse. E’ già ricco di significati il gesto che Gesù ha compiuto: porre un bambino nel mezzo e abbracciarlo. Stare nel mezzo è la posizione del maestro, di colui che insegna. Dunque Gesù ci sta dicendo che il bambino sta in mezzo perché ha qualcosa da insegnarci. Con un po’ di curiosità possiamo allora chiederci che cosa mai ci può insegnare un bambino perché di solito pensiamo che sia lui a dover imparare dagli adulti. Di sicuro Gesù non intendeva la poesia e la retorica che ruota attorno alla figura del bambino che sarebbe candido, innocente, un angelo caduto dal cielo e via dicendo, perché alle volte i bambini non sono affatto così, sanno essere cattivi e crudeli. E’ per il loro modo di essere, è per alcuni atteggiamenti di fondo che ci sono proposti. Gli adulti confidano sulle proprie forze, soprattutto quando stanno bene e tutto procede a gonfie vele. I bambini sanno di aver bisogno dei genitori, di aver bisogno di aiuto in ogni momento. Ecco che ci insegnano a non essere presuntuosi, a non ritenerci onnipotenti, a renderci conto che abbiamo sempre bisogno di tutto e di tutti. In fondo siamo mendicanti e prima o poi lo capiremo sulla nostra pelle. Gli adulti ammirano l’uomo forte e potente, litigano per i posti di comando (vedi il vangelo di oggi). Gli adulti credono di sapere tutto, almeno di ciò che occorre per vivere alla giornata. Il bambino sa di essere ignorante e di trovarsi di fronte a un mondo infinito da conoscere. Ecco che ci ricorda che è bene avere la sete del sapere, di conoscere, di chiedersi sempre il perché delle cose. L’uomo, come il bambino, non deve mai sentirsi arrivato, appagato di ciò che ha perché ci saranno sempre confini da superare, mondi da scoprire. Il bambino cerca sempre nuovi amici, di condividere il più possibile il proprio tempo con loro, ricordandoci così il valore della condivisione, della comunione tra fratelli. Il bambino ha fiducia nel futuro, lo vuole vivere da protagonista. Noi adulti ne abbiamo viste troppe, peccati nostri e degli altri, per avere ancora fiducia. Col tempo corriamo il rischio di diventare sempre più cinici, smettiamo di sognare e così siamo sempre più adulti e sempre meno bambini. Belle queste parole dello scrittore Georges Bernanos: Che importa la mia vita? Voglio solamente che essa rimanga fedele fino alla fine al fanciullo che sono stato. dtiziano.
La situazione nelle carceri
Inquietante,
anche se a grandi linee già sapevamo, l’ultimo report del Garante nazionale delle persone private
della libertà. Illustra una situazione che continua a essere gravissima, senza
alcun segno di miglioramento e volontà di individuare soluzioni positive. Le
celle sono sempre più sovraffollate, la tensione all’interno delle carceri
sempre più alta, i suicidi che non accennano a diminuire, 72 dall’inizio
dell’anno. Oltre alle risse, agli atti di autolesionismo, alle aggressioni e
alle manifestazioni di protesta, il tutto in continuo aumento. Alcuni dati. Al
16 settembre i detenuti presenti nei 192 istituti di pena italiani erano
61.840. I posti realmente disponibili sono 46929: l’esubero, quindi, è di
14.911 persone. Con questi numeri è evidente che la qualità della vita ne
risente gravemente, al limite della tortura. La calda estate appena passata ha
reso le celle ancora più zeppe e invivibili. L’indice di
affollamento è pari al 131,77% (nel giugno del 2023 era il 120,08%). In alcuni
Istituti, come a San Vittore, l’indice di affollamento però supera di molto il
200%. Qui a Monza, con una capienza di 411 posti disponibili, siamo ormai
costantemente attorno alle 720 presenze. E’ indispensabile ormai farsi qualche
seria domanda sul reale funzionamento del sistema carcerario italiano, che agli
occhi di molti, soprattutto di chi in carcere ci lavora, appare come un
fallimento. Con il coraggio poi di compiere scelte adeguate che sappiano
mettere insieme le esigenze della giustizia e il senso di umanità in modo da
evitare di umiliare ancor di più chi ha sbagliato e che giustamente sta
scontando la pena. Scelte coraggiose e adeguate contribuiscono a limitare la
piaga dei suicidi, delle risse, delle rivolte e degli atti di autolesionismo.
Detenute in sciopero della fame 57 donne detenute presso la Casa Circondariale di Torino
"Lorusso e Cutugno" dal cinque di settembre hanno iniziato uno
sciopero della fame a staffetta. Intendono sensibilizzare l’opinione pubblica
sulla situazione difficile in cui s trovano la maggior parte delle carceri
italiane, sul sovraffollamento che porta con sé una serie infinita di problemi.
In queste strutture fatiscenti e
insalubri si fa fatica a gestire un’esistenza, così hanno scritto le detenute, è il loro grido di
dolore. Un anno fa il ministro della Giustizia, Carlo Nordio ha visitato il
carcere torinese, ma finora nulla è cambiato. I potenti fanno fatica a sentire
la voce dei poveri, anche quando gridano. dt.,
Cittadinanza e nazionalità
Il dibattito della scorsa estate a proposito del riconoscimento della cittadinanza italiana in virtù dello ius scholae nasconde molti nodi che prima o poi verranno al pettine. Il concetto stesso di diritto di cittadinanza basato sulla frequenza scolastica non è più attuale, soprattutto nel momento in cui parliamo di cittadinanza europea, che non sostituisce ma completa quella italiana. Il concetto di cittadinanza è oggetto di discussione a causa delle enormi trasformazioni che hanno investito la società attuale. E’ sempre più evidente che la società italiana è composta da molteplici componenti etniche, sociali, culturali, religiose. Il tema è emerso, quasi senza che ci sia stato bisogno di dirlo, ai recenti Giochi Olimpici di Parigi: quanti atleti ed atlete “apparentemente” non italiani (!) ci hanno fatto emozionare per le loro imprese sportive? Egonu, Furlani, Iapichino, Ali, Jacobs, per citare solo i più famosi. Lo sport del resto è sempre stato un po’ un’isola felice. Perché per la gloria della Patria si può anche ammettere un “cittadino” di colore diverso dal bianco. Ma tutti gli altri? Tutti quei giovani e meno giovani che da decenni vivono o sono nati nel nostro Paese, ne parlano i dialetti locali, nel respirano a pieni polmoni le tradizioni, ne fanno proprie le usanze e anche talvolta i gravi difetti, dove li mettiamo? Il dibattito sullo ius scholae è solo opportunistico. La verità è un’altra: non si vuole decidere, non si vuole scegliere tra ius soli e ius sanguinis, cioè tra riconoscere i diritti connessi con la cittadinanza a chiunque nasce sul suolo italiano, e il diritto di essere cittadini italiani che ricade automaticamente sul capo di un neonato nel momento in cui ha uno o entrambi i genitori italiani. Nelle Americhe, per esempio, lo ius soli è quasi in tutti i Paesi applicato, a cominciare dagli Stati Uniti d’America, con casi non poco curiosi come il figlio di Fedez e Ferragni che essendo nato a Los Angeles è anche cittadino statunitense. Lo ius soli puro - quello che in Italia si tradurrebbe con "chi nasce da noi è italiano"- in Europa non esiste. In tanti Paesi c'è un meccanismo simile all'Italia, con la prevalenza dello ius sanguinis - ha la cittadinanza chi è figlio di cittadini italiani - e in alcuni Paesi come la Francia o la Germania esiste una via di mezzo: essere nato nel Paese conta ai fini della cittadinanza, ma non è il solo requisito, perché si dà valore alla permanenza, più o meno prolungata, nel Paese (cinque, sette o otto anni), alla padronanza della lingua (francese o tedesco) e alla chiara adesione ai principi di convivenza civile che regolano la vita di tutti i cittadini di quegli Stati. Oltre al diritto di acquisire la cittadinanza italiana per sangue o perché nati o cresciuti in Italia, bisognerebbe forse parlare con più pertinenza di ius culturae e premiare tutte quelle persone che di essere italiane sono anzitutto fiere e orgogliose, abbracciandone i valori, riconoscendone le leggi, rispettando diritti e doveri. E forse molti nostri italiani la perderebbero, la cittadinanza… en.
Ri(flessioni). 1. Continuano i suicidi in carcere Altre due vittime in questa settimana.
Un uomo nigeriano di appena 32 anni, in carcere per reati legati all’immigrazione clandestina, si è impiccato nella cella ad Ariano Irpino (Avellino). Nello stesso modo un italiano di 50 anni nel carcere di Regina Coeli (Roma). Siamo così a 72 suicidi dall’inizio dell’anno. Altri poveri cristi, nelle mani di uno Stato che non ha saputo prendersene cura.
2. Referendum cittadinanza E’ in corso la raccolta di firme per un referendum sulla cittadinanza. Occorrono 500 mila firme, ma per il momento il traguardo sembra difficile da raggiungere. Il tema della cittadinanza italiana da riconoscere a chi è nato in Italia, o nasce da genitori italiani, o vive qui da tanti anni, deve essere affrontato al più presto. Sarebbe auspicabile percorrere la via parlamentare più che quella del referendum: tocca al parlamento trovare un punto d’accordo preoccupandosi solo del bene comune, abbandonando, almeno su questo tema, le posizioni ideologiche e il tornaconto elettorale.
3. Solo la pace unisce i popoli La cantante israeliana
Noa, famosa anche per l’impegno sociale, ha dichiarato: Prego per la fine di
questo incubo. Prego, lavoro e credo, come ho fatto per tre decenni, e oggi più
che mai, solo nella pace. Solo la pace unisce i popoli.
4. Prendersi cura di tutti 1 Papa Francesco nell’incontro con i rappresentanti dei Movimenti popolari ha fatto alcune affermazioni - I super ricchi, i milionari della terra, devono pagare più tasse così da sostenere i troppi poveri e il ceto medio, sempre più in difficoltà. - Necessità di un salario minimo per i lavoratori, un salario che permetta di vivere in modo dignitoso. Penso sia sottinteso l’invito a tutti i Governi del mondo a realizzare una maggior giustizia fiscale, capace di sostenere maggiormente coloro che sono in difficoltà. Ma anche un invito a tutti noi a non evadere le tasse.
5.
Prendersi cura di tutti 2 Pagare le
tasse non piace a nessuno. Siamo bravi a trovare mille scuse per non pagarle o
a trovare sistemi più o meno legali per evaderle. Abbiamo bisogno di riscoprire
che le tasse sono il modo di sentirci comunità, uno dei modi indispensabili per
contribuire al bene di tutti, un prendersi cura degli altri. Sperando poi che
le tasse pagate siano spese in questa direzione.
6.
Alzheimer Circa un
milione e mezzo gli ammalati di Alzheimer in Italia. Si prevede che entro il
2050 saranno 2,3 milioni. Persone che hanno bisogno di assistenza continua, di
cure, di luoghi adatti dove la loro dignità umana sia rispettata. E soprattutto
di tanto amore, ancor più necessario di tutto il resto. Anche su questo sarà
misuratala nostra capacità si sentirci comunità. dt.
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