QUANTO SI PARLA (INUTILMANTE) DI CARCERE! di Giancarlo d’Adda

 


Sono mesi che si parla di carcere, di sovraffollamento, di suicidi, di rivolte. I giornali sono pieni di articoli di denuncia, gli esperti fanno a gara a chi ne sa di più, il ministro della Giustizia disserta di nuovi carceri, i sindacati delle guardie vogliono 18.000 assunzioni, gli avvocati protestano. Conclusione? Tutto come prima. O quasi. Anzi, peggio. Quello che è certo è una valanga di nuovi reati con nuovi, tanti, anni di galera: per chi organizza rave party, per i genitori di minori che abbandonano la scuola, Daspo per i figli, per chi occupa case, per chi blocca per protesta strade, ferrovie, porti, per chi protesta anche pacificamente, in carcere. Alla faccia del sovraffollamento! Tutto il contrario di quello che sta avvenendo in Gran Bretagna. Il nuovo governo, tra i primi provvedimenti adottati, ha deciso che da settembre, chi avrà già scontato almeno il 40% della pena detentiva, potrà usufruire di forme di libertà vigilata e quindi lasciare la galera. E questo, nonostante le prigioni inglesi non siano al massimo della capacità ma si vuole evitare di arrivare al sovraffollamento.

Prevenzione. Una parola sconosciuta dalle nostre parti. Da noi la parola d’ordine è , invece, Emergenza. La si applica ai disastri ambientali, ai terremoti, agli incendi. E quindi anche alle carceri. Meglio intervenire dopo. L’emergenza è il karma dei nostri governi. Tutti. Da sempre. Così si possono fare passeggiate tra il fango delle alluvioni, tra le macerie dei terremoti dispensando, rigorosamente in tuta mimetica, promesse di rapido intervento, soldi a palate, casette prefabbricate. Passeggiate da parte di ministri, sottosegretari, magistrati si sono fatte anche a Rebibbia, San Vittore, Nuove. Sempre sfoderando visi seri, compassati, promettenti provvedimenti urgenti. Ma tant’è, dopo un po’ tutto passa in secondo piano surclassato da scandali di letto, spioni veri o falsi, gaffe di ministri, allarmi complottisti. Per lasciare spazio a costruttori edili e assessori famelici. Questi sì veramente interessati alla costruzione e ricostruzione. Anche di carceri. E si perpetuano appalti e subappalti. E poi si pagano multe salate per non avere rispettato tempi e sentenze. Come il non rispetto della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che condanna sistematicamente i governi italiani (per trattamento inumano e degradante) a multe pesanti per non avere adeguato le celle delle carceri a rispettare i tre metri quadrati minimi per ogni detenuto (sentenza Torregiani). Intanto i suicidi sono arrivati a 71, più 7 guardie carcerarie. Ormai è chiaro: il carcere è la discarica della società.

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