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Visualizzazione dei post da settembre, 2025

DROGA di A.N.

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  Pensiamo alla droga come un qualcosa che l’uomo utilizza da sempre: come svago, come attività ricreativa, come sostegno e anche per motivi religiosi, come per gli sciamani e i terapeuti. Droga è da considerarsi tutto ciò che altera la coscienza, l’alcool rientra tra queste. Si utilizzano droghe per svariate ragioni, soprattutto tra gli adolescenti: per farsi accettare per sentirsi forti, sicuri, per parlare con una ragazza o, semplicemente, per il piacere dello sballo, dell’evasione dalla realtà o la difficoltà di viverla. Così si diffonde la droga: parte da bisogni umani non soddisfatti, non ascoltati, parte da un cattivo rapporto con se stessi. Questo vale anche per i più moderati.   Ci sono diversi livelli di consumo, uso, abuso, dipendenza stretta. Qualcuno muore. L’utilizzo varia da un Paese all’altro. Diamo qualche dato: in Europa il 35% usa cannabis, il 6/7% cocaina solo il 3% eroina l’1% ecstasy e droghe sintetiche. L’uso di droga è da considerare un’emergenza soci...

Apatia di L.V.

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  Questo è il mood che si respira in carcere. Apatia che è il risultato della noia, della lentezza con cui passa il tempo, dalla mancanza di cose da fare, del degrado che si ha tutt’attorno e dal quale non è umanamente possibile sottrarsi. Nella casa circondariale di Monza l’apatia va per la maggiore, complici una struttura in condizioni ancora disperate, la carenza di attività che con le restrizioni si sono ulteriormente rarefatte. L’unica alternativa, rispetto a questo vuoto che si prova in carcere, capace di sollevare la mente e lo spirito più del carcere stesso, è il lavoro. Lavoro interno, naturalmente, nelle tante attività che sono necessarie per il funzionamento di ciascun istituto, che diventa vitale per far passare la giornata e per guadagnare qualche soldo. Se nonché anche il lavoro in carcere è un lusso: nel senso che, banalmente, soldi per lavorare tutti non ce ne sono e dunque le persone sono costrette a lavorare a rotazione. Sembra un contrappasso: quelli che, sec...

Settimanale di varia umanità carceraria C.C. di Monza Numero 39/25 28 settembre 2025 XXVI domenica Tempo Ordinario

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  Chi sta a tavola  Dicevano che non si può servire Dio e la ricchezza. Ne va della libertà e della qualità della stessa vita. Le scelte che si compiono sono diversissime e riflettono il rapporto con la ricchezza: seguono i desideri del cuore. San Francesco d’Assisi, uno dei santi più conosciuti e amati in tutto il mondo. In Italia si vorrebbe dichiarare il 4 ottobre, festa liturgica, giorno festivo. Si vedrà. Di sicuro San Francesco ha molto da insegnare anche oggi. Ha goduto della ricchezza, del padre più che sua, e dei privilegi che comporta. A un certo punto qualcosa in lui avvenne: il desiderio di imitare Gesù, povero e umile. Percepì come superflue le ricchezze e di ciò che era suo ne fece dono ai poveri. La povertà la definì la sua sposa. Morì spogliato di tutto, adagiato sulla nuda terra. “Sono ricco e spendo 30 mila euro al giorno”, così ha dichiarato in una intervista un imprenditore italiano. Con fierezza e orgoglio, molto soddisfatto della vita. Circa 11 milio...

La detenzione di F.C

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  Ho promesso a me stesso di superare ogni giorno da detenuto, con lucidità, senza ricadere nella tentazione di abusare con gli psicofarmaci. Purtroppo ho sempre abusato delle dipendenze e anche i farmaci mi stavano uccidendo. Non scrivo numeri e modalità per il solo rispetto di molte persone che necessitano giornalmente una terapia farmacologica e che, a differenza mia, vengono monitorati da psichiatri competenti.  Quest’anno a marzo ho deciso di smettere ma non ho smesso da solo, ho fatto monitorare tutto da un medico.  Affrontare il carcere lucido mi ha portato innanzitutto a prendere coscienza disintossicandomi gradualmente, giorno dopo giorno con fatica e insonnia. Dalle visite psicologiche e psichiatriche effettuate, se non ricordo male 3 nell’arco di 4 mesi, insieme ai medici abbiamo deciso che dovevo restare astinente. Oggi posso dire che ce la sto facendo in quanto sono passati ormai 6 mesi e sono fiero di me stesso. Mi reputo un detenuto diverso in quanto...

Settimanale di varia umanità carceraria C.C. di Monza Numero 38/25 21 settembre 2025 XXV domenica Tempo Ordinario

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Non potete servire Dio e la ricchezza   Il monaco Evagrio Pontico, IV secolo, che di povertà probabilmente se ne intendeva, scrisse: Il mare non si riempie mai, pur ricevendo un gran numero di fiumi; allo stesso modo, la brama dell'avaro non si sazia di ricchezze: sono duplicate, ed ecco che desidera che ancora raddoppino, e non smette mai di raddoppiarle, finché la morte non lo sottrae a questa interminabile preoccupazione. E’ una di quelle saggezze, direi popolari, che più o meno tutti conosciamo. La bramosia di possedere prende un po’ tutti, in un modo o nell’altro. Occorre molta libertà interiore per non diventare schiavi della ricchezza, per non passare dal giusto desiderio di avere il necessario per vivere dignitosamente all’insano desiderio di possedere sempre di più. Fa una certa impressione leggere le parole del profeta Amos nella prima lettura di questa domenica, rivolte ai già ricchi commercianti: Voi che dite: Quando sarà passato il novilunio e si potrà vendere il grano...

Numero 37/25 14 settembre 2025 Settimanale di varia umanità carceraria C.C. di Monza Numero 37/25 14 settembre 202

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Esaltazione della Santa Croce La forza della croce  Una delle richieste più frequenti da parte dei carcerati, dopo quella del tabacco, è poter ricevere una croce o un rosario da mettere al collo. Capita anche che qualcuno non cristiano lo chieda. Si può pensare che non siano vere richieste che nascono da una vita di fede, da un desiderio di conoscenza di Gesù e da un amore per lui. Può essere ma non ne sarei così sicuro. Del resto cosa esprimono le croci, anche in oro, che molti portano al collo e che si regalano in occasione di prime comunioni o cresime? O il segno della croce che ancora oggi tanti atleti fanno prima di una gara? Il rosario messo tra le mani dei defunti? E le croci che i vescovi e le religiose portano sul petto e i preti appese alla giacca o al maglione? Le fatiche costate per erigere una croce in cima alle montagne? Sono tutte espressione di una grande fede? Lasciamo al Signore il giudizio, ammesso che sia interessato a farlo. Non spetta a noi giudicare. Mi colpi...

Settimanale di varia umanità carceraria C.C. di Monza Numero 36/25 7 settembre 2025 XXIII domenica Tempo Ordinario

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Senza trattenere  Un brano tratto dai Detti dei Padri del deserto. A un fratello che desiderava fare il monaco, ma che aveva trattenuto qualcosa per sé, Abba Antonio disse: Se vuoi diventare monaco, va’ al villaggio, compra della carne, legatela attorno al corpo nudo e poi vieni qui. Così fece. Ma i cani e gli avvoltoi gli si precipitarono addosso. Tornò da Antonio tutto dilaniato. Questi lo guardò e gli disse: chi rinuncia al mondo, e tuttavia vuol conservare ricchezze, così viene dilaniato dai demoni che gli fanno guerra. Quando fai una scelta, soprattutto se radicale, occorre la forza e il coraggio di andare fino in fondo. Altrimenti non si è più credibili e, se non si è troppo faciloni, si perde anche la fiducia in se stessi. L’aspirante monaco voleva rinunciare al mondo, ma forse ciò che del mondo poco gli interessava. Voleva donarsi interamente a Cristo ma pensava ancora troppo a sé. Era una brava persona ma aveva ancora tanta strada da fare. Il vangelo di oggi, con una certa...

Numero 35/25 31 agosto 2025 XXII domenica Tempo Ordinario - Settimanale di varia umanità carceraria C.C. di Monza

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All’ultimo posto Quando sei invitato a nozze da qualcuno non metterti al primo posto... Così dice Gesù nel vangelo perché si rischia di fare brutta figura. Ai pranzi di matrimonio, così come sono organizzati oggi, è difficile che ciò avvenga. Sono gli sposi che assegnano i posti agli invitati, attenti a non creare alcun tipo di imbarazzo e seguendo criteri di buon senso ma anche di opportunità. La corsa ai primi posti però sappiamo bene cosa sia. Desiderio di farsi notare, di ricordare a chi è potente che ci siamo anche noi, con tutta la nostra bravura finora non valorizzata come si dovrebbe, speranza di ottenere una promozione, o almeno un aumento di stipendio. Sono quelle persone che, anche quando fanno cose buone, danno l’impressione di lavorare per se stessi, per compiacersi e ricevere qualche ingannevole applauso. Li troviamo sempre quando c’è da mettersi in mostra, pronti a inchinarsi e a regalare generosamente sorrisi. Corrono il rischio che Gesù ricorda nel vangelo di oggi per ...