Settimanale di varia umanità carceraria C.C. di Monza Numero 38/25 21 settembre 2025 XXV domenica Tempo Ordinario


Non potete servire Dio e la ricchezza 

Il monaco Evagrio Pontico, IV secolo, che di povertà probabilmente se ne intendeva, scrisse: Il mare non si riempie mai, pur ricevendo un gran numero di fiumi; allo stesso modo, la brama dell'avaro non si sazia di ricchezze: sono duplicate, ed ecco che desidera che ancora raddoppino, e non smette mai di raddoppiarle, finché la morte non lo sottrae a questa interminabile preoccupazione. E’ una di quelle saggezze, direi popolari, che più o meno tutti conosciamo. La bramosia di possedere prende un po’ tutti, in un modo o nell’altro. Occorre molta libertà interiore per non diventare schiavi della ricchezza, per non passare dal giusto desiderio di avere il necessario per vivere dignitosamente all’insano desiderio di possedere sempre di più. Fa una certa impressione leggere le parole del profeta Amos nella prima lettura di questa domenica, rivolte ai già ricchi commercianti: Voi che dite: Quando sarà passato il novilunio e si potrà vendere il grano? E il sabato, perché si possa smerciare il frumento, diminuendo l’efa e aumentando il siclo e usando bilance false, per comprare con denaro gli indigenti e il povero per un paio di sandali? Venderemo anche lo scarto del grano. Tradotto: quando potremo riprendere i nostri affari, in modo del tutto disonesto, per arricchirci sempre di più? Anche a spese dei più poveri. La ricchezza promette molto, una vita appagata e felice; ma spesso indurisce i cuori e diventa una schiavitù. Si vive per i soldi e neanche per se stessi e tanto meno per Dio. In molti la desiderano lo stesso. Non potete servire Dio e la ricchezza, ci ricorda però il vangelo di oggi. Servire la ricchezza vuol dire appartenere alla ricchezza, è mettersi nelle mani di un cattivo padrone che promette molto e mantiene poco, e ciò che offre, comunque, è qualcosa di effimero e di poco valore. Servire Dio vuol dire appartenere a Lui che è la fonte dell’amore e che ci rende liberi. Non siamo schiavi di nessuno e di niente, ma figli sempre amati. Sappiamo che è Lui che in Gesù si fa nostro servo, il pastore che dà la vita per le pecore. Liberiamoci dunque dalle cose che ci allontanano da Lui. Usiamo di ciò che è necessario per vivere senza però attaccarci il cuore, e così saremo liberi. Un padre del deserto disse: Se possiedi un arnese, un coltello, una zappetta o qualche altra cosa e vedi che il tuo pensiero vi si attacca, gettala via lontano da te per insegnare al tuo pensiero a non attaccarsi a nient'altro se non al Cristo solo. dtiziano.

Non dimentichiamo Willy Monteiro Duarte 

Non è stato dimenticato Willy Monteiro Duarte, ragazzo ventunenne, di origini capoverdiane, ucciso brutalmente cinque anni fa da un gruppo di giovani, solo per aver cercato di difendere un amico. Non averlo dimenticato, e lasciato solo al dolore di chi lo amava, è una cosa buona. Perché Willy merita di essere conosciuto e può aiutarci ad essere migliori, giovani e adulti. Dimentichiamo troppo presto ciò che accade attorno a noi. Le cose brutte ma anche quelle belle. Ancora più spesso corriamo il rischio di rimanere indifferenti. Solo ciò che ci tocca da vicino ci scuote. Tutto, invece, dovrebbe aiutarci a capire che cosa è bene e cosa invece non lo è. Il Presidente Mattarella, che già cinque anni fa, poco dopo la morte, lo aveva insignito della medaglia d’oro al valor civile definendolo “luminoso esempio”, ha partecipato alla cerimonia in occasione del quinto anniversario dell’assassinio di Willy. Credo che “luminoso esempio” Willy lo sia davvero. Mi ha sempre colpito il suo volto: bello, gioioso, felice di vivere, un volto che emana pulizia, entusiasmo, promessa di un futuro migliore. La sua vita era così. Le parole di Matterella hanno saputo esprimere l’ammirazione e il rispetto per Willy, chiamato italiano esemplare, il dolore di una comunità, la netta condanna per quanto avvenuto, la vicinanza alla famiglia, la ferma condanna per ogni manifestazione di odio: - Non dimenticare vuol dire non essere indifferenti. L’indifferenza è negativa e spregevole come la violenza. - L'odio porta molto odio e la violenza molta violenza. Siamo qui perché non vogliamo dimenticare, perché non vogliamo essere indifferenti a tanto orrore. - Si rischia che la violenza diventi ordinaria e banale e c’è chi ne arriva a fare una ragione di vanto. Parole che spero siano condivise il più possibile. Di sicuro aiuteranno quei tremila giovani, ragazzi, bambini e adulti presenti alla cerimonia e che hanno ascoltato le parole del Presidente. Perché sono molte di più le parole di odio che ascoltiamo, perché vediamo troppe prepotenze di chi è forte e detiene il potere, perché il linguaggio violento si sta ormai imponendo sui social. Questo non fa che spingere a un clima di violenza che non può generare niente di buono, ma solo mostri che spaventano e uccidono. dt.

Quale bellezza salverà il mondo? 

Sento che ancora oggi la domanda su questa bellezza ci stimola fortemente: “Quale bellezza salverà il mondo?” Non basta deplorare e denunciare le brutture del nostro mondo. Non basta neppure, per la nostra epoca disincantata, parlare di giustizia, di doveri, di bene comune, di programmi pastorali, di esigenze evangeliche. Bisogna parlarne con un cuore carico di amore compassionevole, facendo esperienza di quella carità che dona con gioia e suscita entusiasmo: bisogna irradiare la bellezza di ciò che è vero e giusto nella vita, perché solo questa bellezza rapisce veramente i cuori e li rivolge a Dio. Occorre insomma far comprendere ciò che Pietro aveva capito di fronte a Gesù trasfigurato (Signore, è bello per noi restare qui!) e che Paolo, citando Isaia (52,7), sentiva di fronte al compito di annunciare il vangelo (Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene!). Così scriveva il card. Martini nella Lettera Pastorale del 1999, “Quale bellezza salverà il mondo”: parole sempre attuali.


Studenti senza cittadinanza italiana 

Nelle scuole italiane sono oltre 930mila gli studenti con cittadinanza non italiana. Tra l’8 e il 16 settembre, circa 7 milioni di studenti tornano a scuola. Secondo una stima di Fondazione ISMU su dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM), sono oltre 930mila quelli con cittadinanza non italiana (CNI), nati all’estero e nati in Italia, corrispondenti all’11,6% sul totale degli iscritti. Milano è la provincia con il maggior numero di alunni con cittadinanza non italiana (83.230), seguita da Roma (68.079), Torino (41.461) e Brescia (33.558). Sebbene le scelte scolastiche degli studenti con background migratorio si stiano avvicinando a quelle dei coetanei italiani, permangono distanze significative. I dati mostrano come gli studenti di origine immigrata siano rimasti una componente stabile degli istituti tecnici, mentre contemporaneamente si è ridotta la quota negli istituti professionali ed è cresciuta la presenza nei licei. e.n.

L’amore in gabbia 

Così si intitola il libro di Donatella Stasio che racconta la storia di Gianluca, 11 anni in galera. Per l’autrice la negazione del diritto all’affettività provoca disastri dentro il carcere ma anche fuori. Il carcere toglie il linguaggio degli affetti. E il fatto che la decisione della Consulta che ha dichiarato incostituzionale il divieto all’affettività delle persone recluse sia rimasta sulla carta, lo dimostra una volta di più. Il deserto affettivo in cui tutti viviamo porta a comportamenti aggressivi, odio, volontà di possesso. Dentro e fuori tutti viviamo in una grande gabbia. g.d.a.

Ri(flessioni) 

1. Ancora tragedia in mare. Incendio su un gommone carico di migranti partito dalla Libia. Solo in ventiquattro si sono salvati mentre in cinquanta sono morti. Una tragedia di grandi dimensioni, di cui però poco si è parlato. Il cuore diventa duro e ci si abitua a tutto. Mentre invece occorrerebbero interventi urgenti per limitare al massimo queste tragedie, e non considerarle un prezzo previsto e dunque accettabile. Accettabile per chi? 

2. Tragedie quotidiane Dall’inizio dell’anno ben 456 vittime e 420 dispersi mentre cercavano di compiere la traversata verso l’Italia. Un triste epilogo per loro. Non meno triste ciò che attende i 17402 intercettati dalla guardia costiera e riportati in Libia. 

3. In difesa degli ultimi Papa Leone ha espresso preoccupazione per le politiche migratorie degli Stati Uniti e per la conseguente disumanità per gli irregolari (spesso lavoratori ormai indispensabili). Papa Francesco aveva scritto una lettera molto dura circa il trattamento riservato ai migranti. Ha affermato papa Leone: Mi ha fatto molto piacere vedere come i vescovi statunitensi hanno accolto la lettera sul trattamento dei migranti scritta loro da papa Francesco. Ma le parole dei papi non sono ascoltate dai potenti quando toccano egoismi nazionali e difesa della dignità di ogni uomo, in particolare degli ultimi. 

4. Benvenuto Da pochi giorni in Italia, il piccolo Dawit, etiope, adottato da una famiglia, sembra agitarsi quando vede che la mamma ha lasciato aperto il rubinetto dell’acqua più del dovuto. Non era abituato a vedere l’acqua sprecata, un bene preziosissimo in tante parti del mondo. Grazie, piccolo Dawit. Abbiamo bisogno di questa lezione. Sei appena arrivato e già ci doni molto. Benvenuto! 

5. Parole importanti Filippo Turetta, condannato all’ergastolo per l’uccisione dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin ha subìto un’aggressione da parte di un altro detenuto. Niente di nuovo, direbbero in tanti. Cose di tutti i giorni. Vorrei però riportare le parole del padre di Giulia, un uomo di elevata statura morale che non ha mai pronunciato parole di odio. Non penso che la violenza sia la risposta ed è il messaggio che vorrei dare: non mi fa sentire felice il fatto che Turetta sia stato aggredito. Parole che fanno crescere e non ci fanno sprofondare nella spirale dell’odio. Dette da Lui hanno ancora più valore. 

6. San Francesco Mi sto chiedendo perché alcune forze politiche propongano di ripristinare il 4 ottobre, san Francesco, come giorno festivo nazionale. Desiderio di seguirne l’esempio? dt.

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