La detenzione di F.C

 


Ho promesso a me stesso di superare ogni giorno da detenuto, con lucidità, senza ricadere nella tentazione di abusare con gli psicofarmaci. Purtroppo ho sempre abusato delle dipendenze e anche i farmaci mi stavano uccidendo. Non scrivo numeri e modalità per il solo rispetto di molte persone che necessitano giornalmente una terapia farmacologica e che, a differenza mia, vengono monitorati da psichiatri competenti. Quest’anno a marzo ho deciso di smettere ma non ho smesso da solo, ho fatto monitorare tutto da un medico. Affrontare il carcere lucido mi ha portato innanzitutto a prendere coscienza disintossicandomi gradualmente, giorno dopo giorno con fatica e insonnia.

Dalle visite psicologiche e psichiatriche effettuate, se non ricordo male 3 nell’arco di 4 mesi, insieme ai medici abbiamo deciso che dovevo restare astinente. Oggi posso dire che ce la sto facendo in quanto sono passati ormai 6 mesi e sono fiero di me stesso. Mi reputo un detenuto diverso in quanto nella mia sezione ho sempre sentito detenuti concentrarsi e occupare le giornate a capire come poter fare per uscire dal carcere. Io ogni giorno sto lottando solo con me stesso per restare lucido e vivere già in carcere e dietro le sbarre come non ho mai vissuto in vita mia. Il tempo mi passa in fretta in quanto cerco di tenermi impegnato e non passare l’intero giorno in branda. Tendenzialmente mi sveglio presto, intorno alle 6/6:30, faccio colazione con calma, a giorni alterni mi faccio la barba, mi lavo i denti, sistemo la cella, mi vesto, preparo le sigarette e guardo il telegiornale.

Alle 9:00 prendo un’ora d’aria. Alle 10:00 rientro in cella, caffè, TV, e attendo le 11:15 per il pranzo. Sistemo la cella e vado in doccia dove tendenzialmente lavo anche i vestiti. Attendo di poter svolgere corsi o accedere in biblioteca, altrimenti prendo ancora un’ora d’aria. Rientrato aspetto le 15:30 e in queste 2 ore leggo o scrivo. Alle 16:30 vado in saletta a giocare a carte per 1 ora e 15 minuti. Ceno e sistemo di nuovo la cella, guardo un film e chiacchiero con il mio cancellino. In media le mie giornate le passo così.

Purtroppo i pensieri ti ammalano e peggiorano il mio stato psicologico in questo posto (che non auguro a nessuno di starci) ma devo farmene una ragione e ogni giorno so che non sarà l’ultimo. Quando mi è possibile lavoro ma non posso pretendere di occupare 8 ore al giorno di lavoro in quanto la priorità spetta a chi è da più tempo in carcere. Io sono ancora imputato, non ho ancora l’educatrice e pertanto non posso seguire i corsi. Allora aiuto la sezione con il compilare documenti, soprattutto agli stranieri. Mi sono offerto anche come scrivano volontario e mi sto impegnando a prendermi cura della mia salute. Non posso lamentarmi perché sto facendo molte cose.

Non escludo che per arrivare a questo, ci è voluto tempo e da molto scrivo che volevo tutto e subito. Oggi so bene che è così. Ho imparato anche a selezionare le persone in questo contesto perché stando troppo tempo con persone negative, comprometterei ancora di più questo mio duro percorso in carcere. Non sono un santo e per trovarmi qui ho commesso molto sbagli. Un’altra questione riguarda la condotta. Cerco d’impegnarmi ogni giorno cercando di non compromettere la carcerazione evitando litigi e restare educato e rispettoso con gli appuntati e i detenuti, ma chiaramente non è facile anche perché ognuno di noi ha il proprio carattere e condividere il carcere 24 ore su 24 non è facile. Forse mi sento avvantaggiato per aver vissuto due anni in comunità dove, a differenza del carcere, ci molte regole ferree che in galera non ci sono e ho imparato a gestire la rabbia e ad attendere perché in galera tutto è basato sulle attese.

La notte penso sia il momento più complesso perché, prima di prendere sonno, penso molto al mondo esterno, alla famiglia e a me sull’io di ieri, di oggi e di domani e questo la reputo la parte più difficile affrontare. Devo fare i conti con me stesso ma senza piangermi addosso e devo per forza studiare cosa dovrò affrontare. Soprattutto penso a una vita migliore che mi permetta di escludere per sempre questo terribile posto dalla mia vita. E una volta uscito dal carcere non dover più rientrare. Per sempre.

 

 - da Oltre i Confini Beyond Borders inserto allegato a Il Cittadino di Monza e Brianza diretto da Antonetta Carrabs

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