Settimanale di varia umanità carceraria C.C. di Monza - Numero 48/25 30 novembre 2025 - don Tiziano Vimercati cappellano del carcere di Monza



Prima domenica di Avvento Avvento, e allora? 

Ho sentito tante volte affermare, quasi fino alla noia, che del Natale se ne approfittano in molti. Ci vuole poco per capire il perché. La cosiddetta magica atmosfera natalizia ci avvolge e ci accompagna per diverse settimane. Il cristiano, anche lui inevitabilmente inserito in questa atmosfera, cerchi almeno di non perdere di vista l’essenziale. Oggi, però, iniziamo l’Avvento. Potremmo pensare che almeno l’Avvento sia ancora un tempo tutto sommato libero da interessi che non siano spirituali e dai tentativi di appropriarsene in qualche modo. Un tempo che ha conservato una specificità sempre attuale. Per il cristiano, in questo caso, è più facile non perdere di vista l’essenziale. Non credo però che sia proprio così. Almeno per due motivi. Allegato a un settimanale c’era un inserto con questo titolo: Calendario dell’Avvento 2025. Tipica iniziativa delle parrocchie rivolta ai bambini per risvegliare in loro il senso dell’attesa, il desiderio dell’incontro con Gesù, e impegnarli in un cammino di preghiera e opere buone. Ma non si trattava di questo. Certo, c’è una casella da aprire ogni giorno ma per scoprire cosa, in quel giorno, un tal negozio offriva in sconto. Niente di male chiaramente, normali tecniche di pubblicità (marketing) per vendere sempre di più. Pure l’avvento va bene, anche se non come il Natale. Il secondo motivo, ben più importante, è che mi sembra che i cristiani, in buona parte, abbiano perso di vista l’essenziale. Mi vien quasi da pensare che per molti se dovessero sentire che è iniziato l’Avvento penserebbero: e allora? Questo è ciò che ci dovrebbe preoccupare di più e non se altri si impossessano dell’Avvento e del Natale. Non perdiamo allora questa occasione, in realtà una grazia, che anche quest’anno ci è offerta. Una fede, la nostra, che sempre deve essere nutrita, una fede capace di scoprire la gioia che Gesù, con la sua presenza tra noi, ci dona. Vivere il Vangelo è lasciare che le parole lette nella liturgia di questa prima domenica d’avvento siano accolte e diventino la nostra vita. Vegliate dunque, tenetevi pronti, gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce, comportiamoci onestamente, come in pieno giorno, non imparare più l’arte della guerra, rivestitevi del Signore Gesù Cristo. dtiziano




Quasi 6000 sentenze contro il sovraffollamento nel 2024 

Oltre 63.000 persone detenute per meno di 47.000 posti disponibili. Celle sovraffollate, mancanza di acqua calda, spazi vitali sotto i 3 metri quadrati, isolamento, suicidi. Nel 2024, secondo dati resi pubblici dall’associazione Antigone, i Tribunali italiani hanno pronunciato 5.837 condanne contro lo Stato per trattamenti inumani o degradanti. Più dei casi che furono alla base della condanna europea Torreggiani, che nel 2013 scosse l’opinione pubblica e portò a una stagione di riforme. Allora la Corte di Strasburgo aveva ricevuto circa 4.000 ricorsi, tutti simili tra loro, che denunciavano le condizioni di vita inumane e degradanti all’interno delle carceri. In particolare, il ricorso del signor Torreggiani si trasformò in una sentenza pilota, che lasciò all’Italia un anno di tempo per varare importanti e urgenti riforme. Tra queste, anche l'introduzione di un rimedio compensativo per la persona detenuta che fosse stata costretta a vivere in condizioni inumane e degradanti. L'Italia doveva essere in grado di accertare autonomamente le violazioni della dignità umana nelle sue carceri. Oggi, invece, il silenzio. Gli accoglimenti di reclami contro il sovraffollamento sono stati 3.115 nel 2018, 4.347 nel 2019, 3.382 nel 2020, 4.212 nel 2021, 4.514 nel 2022, 4.731 nel 2023 e, come già detto, quasi 6.000 nel 2024. Eppure ogni condanna è un richiamo a ciò che la Costituzione garantisce: la dignità della persona, anche dietro le sbarre. en. 

Sovraffollamento 

Valentina Farina, garante per le presone private della libertà riflette sul suicidio di un detenuto nel carcere di Brindisi. Ancora vite spezzate. Ieri mattina un detenuto della Casa Circondariale di Brindisi si è tolto la vita. Dietro questo tragico gesto ci sono un volto, una storia, una sofferenza umana, da Potenza a Brindisi, lontano dagli affetti. Questo evento è il simbolo di un sistema al collasso. Le tragedie come questa sono il grido di allarme di strutture sovraffollate e sotto organico.

Ingiuste detenzioni

Nel 2024 per ingiuste detenzioni lo stato ha sborsato 26,9 milioni di euro. Nel 2025, dato aggiornato alla fine di ottobre, altri 23.850,925 euro. Un dato molto rilevante al quale pare che non si riesca, o voglia, mettere rimedio. Deriva dal fatto che in Italia il 26,5% dei detenuti è in carcere in attesa di giudizio. Cosa che non dovrebbe essere. gda.

Norvegia, il carcere di Halden 

Il carcere di Halden, in Norvegia, definito il “carcere più umano del mondo”, è lontano anni luce dalle carceri italiane. Non solo per la qualità dell’edificio, curato anche nei particolari e attenti a rispettare la dignità delle persone recluse, ma soprattutto per il pensiero che ha accompagnato la costruzione e su cui si basa la gestione ordinaria. Un carcere pensato per recuperare alla società civile chi ha sbagliato. Tutto è pensato per favorire un percorso di rieducazione e reinserimento nella società. I numeri danno ragione a questa scelta: la recidiva è molto bassa. Da un’intervista al direttore del carcere: la reclusione deve assomigliare quanto più possibile alla libertà; se sono occupati in qualche attività, diventano più felici e meno aggressivi; se ti rinchiudono in una scatola per diversi anni, quando ne uscirai non sarai di certo una brava persona; noi non pensiamo che trattare male i detenuti li renda delle persone migliori, anzi. In un articolo il New York Times sostenne che quel modello norvegese, accusato di essere fin troppo indulgente, non fa bene solo ai detenuti: fa bene a tutta la Norvegia. Ciò che viene attuato nel carcere di Halden mi sembra molto vicino a quanto troviamo nella nostra Costituzione. Ma che per noi rimane un sogno. Semplicemente perché il pensiero che oggi si afferma sempre più è quello repressivo. Nonostante la buona volontà di molti e il pensiero di chi conosce bene la realtà. dt.

Papa Leone in Turchia e in Libano 

Papa Leone XIV sta compiendo un viaggio apostolico in Turchia e in Libano. Significativa la visita a İznik l’antica Nicea, per la prima tappa del suo viaggio apostolico dove si svolse il Concilio del 325. Nel 1700.mo anniversario del Concilio di Nicea, venerdì pomeriggio, Papa Leone ha raggiunto Iznik e si è incontrato con il Patriarca ecumenico Bartolomeo I, i Capi delle Chiese e i Rappresentanti delle Comunioni Cristiane Mondiali. Il Papa ha insistito sulla necessità della riconciliazione tra le chiese cristiane come segno di una necessaria riconciliazione tra tutti popoli del mondo. Non è possibile credere in Dio e non riscoprirsi e vivere da fratelli. Riportiamo un brano del discorso del papa pronunciato a IzniK/Nicea. La riconciliazione è oggi un appello che proviene dall’intera umanità afflitta da conflitti e violenze. Nel Credo Niceno professiamo la nostra fede «in un solo Dio Padre»; tuttavia, non sarebbe possibile invocare Dio come Padre se rifiutassimo di riconoscere come fratelli e sorelle gli altri uomini e donne, anch’essi creati a immagine di Dio. C’è una fratellanza e sorellanza universale, indipendentemente dall’etnia, dalla nazionalità, dalla religione o dall’opinione. Le religioni, per loro natura, sono depositarie di questa verità e dovrebbero incoraggiare le persone, i gruppi umani e i popoli a riconoscerla e a praticarla. L’uso della religione per giustificare la guerra e la violenza, come ogni forma di fondamentalismo e di fanatismo, va respinto con forza, mentre le vie da seguire sono quelle dell’incontro fraterno, del dialogo e della collaborazione.

Ri(flessioni) 

1. Suicidio in carcere Anche nella scorsa settimana un detenuto si è tolto la vita impiccandosi. E’ successo nel carcere di Brindisi. Si sa soltanto che si tratta di un italiano, residente in Basilicata. Sembra si faccia di tutto per non divulgare queste notizie. Quando va bene, qualche scarno trafiletto sui giornali locali. 72 sono ormai i suicidi nelle carceri italiane dall’inizio dell’anno. Nel carcere di Brindisi, con una capienza di 119 posti, sono rinchiusi 232 detenuti, e dunque un tasso di sovraffollamento del 195%. Nella media della regione Puglia.

2. Si toglie la vita un educatore Nel carcere di Cremona un educatore si è suicidato nel bagno del suo ufficio all’interno del carcere. E’ successo una settimana fa. E’ il secondo dipendente civile a togliersi la vita in carcere dall’inizio dell’anno.

3. Contro l’indifferenza

Il Presidente Mattarella, intervenuto all’inaugurazione dell’anno accademico della Facoltà Teologica dell'Italia meridionale a Napoli, ha affermato che non possiamo rimanere indifferenti di fronte alle sfide del mondo moderno. Non è ammesso, di fronte all'illegalità, essere neutrali. Non ci è concesso, di fronte all'ingiustizia, alle disuguaglianze, alla povertà, di essere indifferenti. Non ci è permesso, di fronte alla violenza, alla prepotenza, di essere equidistanti. L’indifferenza: un male troppo diffuso tra i giovani, gli adulti e gli anziani, preoccupati solo del proprio benessere e disinteressati invece di perseguire un bene che sia per tutti. L’indifferenza di molti permette a pochi di fare ciò che vogliono, anche danneggiando i molti indifferenti.

4. Giornata mondiale contro l’Aids Si parla poco di Aids. Non incute più paura come nel passato, ma non è ancora scomparsa. E’ una malattia molto seria, anche se può essere curata e tenuta sotto controllo. Lo scorso anno le nuove diagnosi di infezione da Hiv sono state 2.379, quelle di Aids 450. Buona cosa allora ricordarcelo almeno una volta all’anno, e il primo dicembre è la Giornata mondiale di lotta contro l’Aids. Ben consapevoli che non sono le celebrazioni che risolvono i problemi, ma l’impegno costante per combattere la malattia e stare vicino a chi ne è stato colpito. dt. 

5. Paesi a confronto

La Norvegia investe nelle carceri circa due miliardi di euro all’anno per i suoi circa 4.000 detenuti. L’Italia ne spende 3,4 a fronte di 63.000 detenuti. gda.

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