Settimanale di varia umanità carceraria C.C. di Monza Numero 44/25 2 novembre 2025




Commemorazione di tutti i fedeli defunti La sera... come rassomiglia al mattino 

Nessuno si illude di poter vivere per sempre. Sappiamo di dover morire e la morte crea smarrimento, anche quando è prevista non ci sentiamo mai pronti. Alla morte, almeno alla nostra e a quella delle persone che amiamo, non ci potremo mai abituare, è una forza che ci appare come la fine di tutto, l’ultima violenza che subiamo. Il nostro desiderio è la vita e non la morte. Eppure moriremo. Ci si sente impotenti, meglio non pensarci, tanto non c’è via d’uscita. Già Pascal, in un frammento dal titolo “Distrazione”, scriveva: “Gli uomini, non avendo potuto liberarsi dalla morte, hanno deciso, per essere felici, di non pensarci”. Il cristiano non dovrebbe nascondere la morte, e da essa neanche nascondersi. Non perché abbia gusti strani: anche per lui è dolore, rimane pur sempre la Nemica, l’ultima che sarà sottomessa, come ci ricorda san Paolo (1Cor 15,26). Sottomessa da Gesù risorto e questa è la nostra speranza, quella che ci permette di guardare alla nostra morte non come la fine di tutto ma un momento di una vita che continua, come a un nuovo e splendido inizio. Sette anni fa, proprio in questi giorni dell’anno, moriva don Franco, dopo un lungo periodo di malattia, un prete con cui ho collaborato parecchio. Mi colpì una frase scritta nel suo diario, sicuramente pensando all’imminente morte: La sera... come rassomiglia al mattino. Una frase che esprime una fede profonda, che sa vedere anche nell’oscurità del buio serale che si avvicina la splendida luce del mattino. Promesse, speranze, sogni e desideri quando ci si affaccia alla vita. Non è da meno la sera se sappiamo vedere, pur nella paura del buio, le mani di Dio che ci stringono a sé in un abbraccio di salvezza. Nel brano di vangelo di san Giovanni che la liturgia ci propone nella prima messa di oggi, leggiamo queste parole di Gesù: Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. La morte ci chiede di arrivare a ciò che è essenziale per il cristiano: credere nella risurrezione di Gesù, nella sua vittoria sulla morte, e nella vita eterna a noi donata. Così sapremo vedere la morte con occhi diversi, con fiducia e speranza. E magari, con san Francesco, anche noi dire: Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare. dtiziano.

Basta guerre. Bisogna osare la pace E’ il grido risuonato durante l’incontro con i leader religiosi cristiani e delle grandi religioni mondiali avvenuto martedì della scorsa settimana a Roma, nel Colosseo. Si è voluto tener vivo lo spirito dell’incontro di Assisi del 1986 quando si radunarono i capi religiosi di tutto il mondo per invocare insieme il dono della pace e proclamare un netto no a ogni guerra. Ancora una volta parole chiare, parole ispirate solo al vangelo e a un autentico amore per ogni uomo e donna di questo mondo, parole che inchiodano alla loro responsabilità i “potenti” di questo mondo. Parole che però sembrano solo parole alle orecchie dei potenti. Ma che trovano ascolto e danno speranza alle uomini di buon senso che non hanno perso pietà e compassione e desiderano vita, rispetto e libertà per tutti. Ecco qualche passaggio significativo di Papa Leone.

- Il mondo ha sete di pace: ha bisogno di una vera e solida epoca di riconciliazione, che ponga fine alla prevaricazione, all’esibizione della forza e all’indifferenza per il diritto.

- Mai la guerra è santa, solo la pace è santa, perché voluta da Dio!

- Basta guerre, con i loro dolorosi cumuli di morti, di distruzioni, esuli! Noi oggi, insieme, manifestiamo non solo la nostra ferma volontà di pace, ma anche la consapevolezza che la preghiera è una grande forza di riconciliazione. - Basta! È il grido dei poveri e il grido della terra. - Basta! Signore, ascolta il nostro grido! - Mettere fine alla guerra è dovere improrogabile di tutti i responsabili politici di fronte a Dio. La pace è la priorità di ogni politica. Dio chiederà conto a chi non ha cercato la pace o ha fomentato le tensioni e i conflitti, di tutti i giorni, i mesi, gli anni di guerra. - Questo è l’appello che noi leader religiosi rivolgiamo con tutto il cuore ai governanti. Facciamo eco al desiderio di pace dei popoli. Ci facciamo voce di chi non è ascoltato e non ha voce. Bisogna osare la pace!


I velenosi frutti della guerra 1

Tregua fragile, purtroppo, quella raggiunta a Gaza. Per una notte sono ripresi i bombardamenti come risposta, afferma Israele, a una violazione della tregua da parte di Hamas. Quattordici ore di raid su tutta la striscia. Centoquattro palestinesi morti di cui ben quarantasei bambini e venti donne. – L’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara che dall’inizio della guerra ha portato all’estero più di 7600 persone malate. Altre 15.600 sono in attesa. – 256 è il numero di giornalisti uccisi nella striscia di Gaza. 

I velenosi frutti della guerra 2 

Ricercatori dell’università di Yale, Usa, ora lasciati senza fondi dal presidente Trump, hanno rintracciato in territorio russo 210 luoghi (centri per la rieducazione o prigioni?) dove sono rinchiusi bambini e ragazzi rapiti in Ucraina all’inizio dell’invasione. E ora messi a disposizione per essere adottati da famiglie russe. Se questo non è un crimine tra i più odiosi frutti velenosi della guerra! 

Sono a rischio le attività educative in carcere 

Da Avvenire: “D’ora in poi per poter svolgere all’interno del carcere attività educative, culturali e ricreative destinate ai detenuti, le associazioni, le cooperative, gli enti locali e i gruppi di volontariato che le promuovono dovranno presentare la domanda solo alla direzione del Dap di Roma e non più al direttore del singolo istituto penale. Le procedure sono cambiate. Lo stabilisce una circolare del Direttore generale dei detenuti e del trattamento Ernesto Napolillo, datata 21 ottobre e indirizzata ai provveditori regionali dell’amministrazione penitenziaria e agli stessi direttori delle carceri i quali, fino a ieri avevano il compito di trasmettere l’istanza, con allegato parere, al magistrato di sorveglianza. Commenti: - Aggiungere burocrazia a burocrazia vuol dire rendere tutto sempre più difficile, bloccare iniziative buone, scoraggiare anche chi ha buona volontà. - L’opinione di Paolo Romano, presidente dell’Associazione Incontro e Presenza Odv: Si rischia di compiere un grave passo indietro per la giustizia, per chi crede nel valore rieducativo della pena e per la dignità delle persone detenute... E di spegnere il dialogo tra i luoghi di detenzione e la società civile, scoraggiando l’impegno di chi, ogni giorno, costruisce percorsi di inclusione e rinascita dentro le carceri. – L’opinione di Carla Chiappini, giornalista: La prima doccia gelata è stata il blocco di tutte le attività di confronto tra detenuti di Alta Sicurezza e mondo esterno... L’ultima circolare prevede strettoie burocratiche che complicheranno tutto. Qual è il senso di questa sfiducia palese nei confronti della società esterna e del Terzo settore che sostiene le fin troppo scarse attività formative e culturali nelle carceri?

Ri(flessioni) 

1. Suicidio in carcere Questa volta è avvenuto nel carcere di Lecce. Un giovane di venticinque anni, di origini brasiliane, si è tolto la vita impiccandosi. Si trovava nella sezione infermeria, affetto da patologie psichiatriche e con problemi di tossicodipendenza. Di sicuro il carcere non era il posto dove doveva stare. E’ il 68° suicidio dall’inizio dell’anno nelle carceri italiane. In un comunicato stampa dello scorso 16 ottobre si denunciava la situazione drammatica del carcere di Lecce con 1400 presenze e soli 798 posti e un numero insufficiente di agenti di polizia penitenziaria. Tutto diventa più difficile.

2. Interrail Una buona notizia per i giovani nati nel 2007. E’ possibile candidarsi per ottenere un biglietto, a titolo gratuito, per viaggiare in treno, per un mese, attraverso l’Europa. Una buona occasione per conoscere altri paesi, creare relazioni di amicizia, aprire la mente, scoprirsi europei. Purtroppo i biglietti disponibili sono pochi, ma è pur sempre un segnale nella direzione giusta.

3. Professione nobile Stand della Polizia penitenziaria all’Expo Training di Rho fiera (dove i ragazzi vanno per orientarsi nelle scelte da compiere per il proprio futuro): i ragazzi possono imbracciare le armi e anche entrare in una finta cella. Che immagine si vuole trasmettere della polizia penitenziaria? Che istinti si vogliono risvegliare? E poi cosa serve entrare in una cella? Il lavoro degli agenti è molto più importante e nobile di come lo si dipinge.

4. Dottore di ricerca Claudio Conte, detenuto da trent’anni, già premiato per la tesi migliore dell’anno e laureato in giurisprudenza all’università di Catanzaro, ora è dottore di ricerca, con lode, conseguita a Parma. Questo grazie a una borsa di studio riservata ai candidati privati della libertà personale. Corsi di formazione, scuola, lavoro, sport, teatro, biblioteca: è ciò che serve a chi sta in carcere. dt. 

5. Stato condannato Sono quasi 6.000 su 10.000 nel 2024 (il 24,4% in più del ’23) le sentenze dei Tribunali di sorveglianza che accolgono i ricorsi dei detenuti che denunciano le condizioni di vita nelle carceri italiani. E condannano lo Stato italiano a risarcire i ricorrenti con uno sconto di pena o, se in libertà, a un rimborso economico “per le condizioni inumane e degradanti” vissute in detenzione. È scritto in un recente dossier dell’associazione Antigone. 

6. Opera denuncia Mancanza di acqua calda, docce rotte, muffa sulle pareti, infiltrazioni d’acqua dalle finestre, assenza di riscaldamenti, campanelli d’emergenza disattivati. Sono quarantatré le criticità specifiche documentate in una lettera firmata da 135 detenuti del quarto piano del primo blocco della Casa di reclusione di Milano-Opera. La lettera ha provocato un esposto alla Procura della Repubblica di Milano e un’interrogazione in Parlamento. gda.

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