IL REINSERIMENTO "La Personale Condotta di Detenzione Inversa" di C. V.
Primo giorno di detenzione, un giorno che nessun detenuto al mondo riuscirà mai a dimenticare, un giorno in grado di cambiare radicalmente, capovolgere drasticamente e totalmente la vita di ognuno vissuta fino a quel momento. Si accumula in pochi attimi quanto vissuto durante l'arresto, si moltiplica in modo esponenziale ogni forma di emozione e sensazione, si viene letteralmente sommersi da mille e più pensieri e preoccupazioni il tutto mentre il proprio cervello inizia a far vedere unicamente il buio e prevale il senso devastante della solitudine. Purtroppo il proprio rammarico arriva quando, nei giorni a seguire, si inizia ad abbandonarsi alla speranza sentendo in se stessi essere il solo modo di trascorrere ogni lunghissima giornata; non considerando il fatto che, sperare e basta, non è sufficiente tanto meno risolutivo se non si focalizza tutto di se stessi nell'ottenere il proprio traguardo ovvero ciò che si è sperato. In genere, essere detenuti, in una casa circondariale ancor più significa condividere ogni istante del giorno e della notte mescolati fra svariate etnie, religioni, caratteri, abitudini, gradi di istruzione, necessità, terapie di ogni genere, vissuti che non si conoscono ne tanto meno si possono scegliere. Ci si ritrova in sezione con altre decine di detenuti e si arriva ad un bivio, essendo consapevoli che quella parte del carcere diviene il luogo dove si dovrà trascorrere ogni giorno o meglio vivere. Quel bivio è da una parte scegliere di adeguarsi apaticamente alle abitudini già presenti dall'altra trovare rimedio, creare e dar vita ad un alternativa che vada bene e faccia del bene al proprio percorso carcerario e a quello di ogni detenuto. Percorrere questa strada è decisamente una scelta non facile considerando come già detto prima la moltitudine tipologia di persone tutte diverse fra loro che però hanno un comun denominatore, il desiderio della libertà e della scarcerazione.
Ogni giorno, ormai da parecchi giorni ho iniziato, chiariti gli obiettivi e fatte chiare le aspettative, dalle piccole cose, da un buongiorno, da un sorriso, da una stretta di mano a fare un primo passo, il primo passo verso chi non se lo aspetta ma allo stesso tempo non disdegna poichè qualsivoglia detenuto, chiunque esso sia teme o addirittura già vive il senso dell'abbandono, della discriminazione, dei continui processi alle intenzioni e iniziare a valorizzare questi aspetti alla base morali e non materiali significa far cadere una dopo l'altra quelle vere e proprie corazze che la vita, il passate infine il carcere stesso ha creato e cucito a misura per ogni individuo facendo uscire pian piano la parte buona e sensibile custodita e protetta a caro prezzo giorno dopo giorno. Penso, ad oggi fermamente, essendo non più uno spettatore esterno ma un player di questo mondo che il segreto sia cercare in tutti i modi partendo dai più semplici di restituire valore, importanza, attenzione ad ogni detenuto seminando ed accrescendo l'autostima ed il desiderio di tornare a sperare, sognare ed ambire ad una nuova vita, non potendo più ammettere in primis a se stessi la frasi ricorrente "una volta fuori cosa vuoi che torno a fare" ma contrariamente "non vedo l'ora di uscire per iniziare a prendere la mia vita in mano e trasformare i miei sogni in realtà". Reinserire fisicamente un soggetto unicamente con qualsiasi lavoro senza prima averlo fatto moralmente e psicologicamente risulterà sempre e solo una possibilità e non un risultato ottenuto. Credo e concludo, che chiunque di noi per un motivo o un altro, per professione o personalmente dovrebbe soffermarsi su una delle più famose leggi della fisica o meglio che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale o contraria. Proprio da quest'ultima nasce il mio concetto di detenzione inversa, una condotta quotidiana che mira alla positività, al bicchiere mezzo pieno e mai mezzo vuoto, al cogliere in ogni difficoltà una nuova opportunità poiché in comunità e non in solitudine si ha la conferma di non essere ne i migliori ne i peggiori, insieme e non da soli nascono confronti e non pregiudizi, insieme sempre e solo insieme dai più "vecchi" ai nuovi entrati va tesa una mano e va fatto capire molto trasparentemente senza scuse che uscire migliori e non rientrare mai più si può e soprattutto non ha prezzo.
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