Settimanale di varia umanità carceraria C.C. Numero 40/25 5 ottobre 2025 XXVII domenica Tempo Ordinario di Monza di Don Tiziano



E’ appeso lì, a quella forca 

Già il profeta Abacuc, nel brano della prima lettura di questa domenica, esprime il disappunto dell’uomo di fronte al silenzio di Dio, alla sua indifferenza e distrazione. Dio visto come sostegno, àncora di salvezza a cui aggrapparsi quando ci sembra di affogare; ma l’aiuto non arriva, un Dio che mostra il volto di uno spettatore di cui si può fare a meno, e questo in realtà accade molto spesso. Così inizia il libro di Abacuc: Fino a quando, Signore, implorerò aiuto e non ascolti, a te alzerò il grido: «Violenza!» e non salvi? Perché mi fai vedere l’iniquità e resti spettatore dell’oppressione? Spesso sentiamo parole simili da persone che stanno soffrendo troppo, una disgrazia dopo l’altra, e si sentono abbandonate da Dio. Parole usate anche per esprimere il dolore per le tragedie che affliggono l’umanità. Dov’era Dio ad Auschwitz? Una domanda con il sapore di una netta accusa. Ricordo nel film Run, del regista giapponese Akira Kurosawa, il breve dialogo tra un giullare e il suo padrone che si stava lamentando con gli dei per le carneficine che avevano annientato la sua potente casata: Dove siete? Se esistete, ascoltateci almeno una volta! Vi annoiate talmente in cielo da divertirvi a guardare gli uomini morire come dei vermi? Mio Dio, è così divertente assistere alle tragedie degli esseri umani? Dio può apparire lontano e assente, se non addirittura morto, quando non risponde alle invocazioni, quando schiacciati dalle tragedie e dalla morte incombente sperimentiamo la solitudine, e di quel Dio in cui confidavamo non c’è traccia. Il dolore allontana da Dio anche coloro che si pensavano vicini e allontana ancor di più quelli che già erano lontani. Ma può anche avvicinare coloro che si pensavano lontani e avvicinare ancor di più quelli che già erano vicini. Forse è per questo che gli apostoli dissero a Gesù: Accresci in noi la fede. Consapevoli del dono ricevuto di aver incontrato Gesù. Desiderio di stare per sempre con Lui e di capirlo sempre di più. Coscienti però di essere uomini fragili, di non potercela fare da soli. Chiedere di crescere nella fede vuol dire vedere il vero volto di Dio a cui poi fidarsi in modo incondizionato. Il giullare così reagì alle parole del padrone: Non bestemmiare contro Buddha e gli dei: sono loro che piangono, idiota! Elie Wiesel sopravvissuto ad Auschwitz, davanti a un bambino tredicenne impiccato: Dov’è dunque Dio? E io sentivo in me una voce: Dov’è? Eccolo: è appeso lì, a quella forca. dtiziano

Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 



“Migranti, missionari di speranza” è il tema scelto da Papa Francesco per la 111ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che celebriamo oggi, 5 ottobre 2025 in concomitanza con il Giubileo dei migranti e del mondo missionario. Ieri il Papa parlando a 250 partecipanti al convegno Refugees and Migrants in our Common Home, dopo aver ricordato che nel mondo ci sono oltre 100 milioni di persone nelle condizioni di migranti e rifugiati, ha indicato una possibile via per affrontare queste sfide che ormai interessano tutto il mondo. Uno degli ostacoli che spesso sorgono quando si affrontano difficoltà di tali dimensioni è l’atteggiamento d’indifferenza da parte sia delle istituzioni sia degli individui. Il mio venerabile predecessore ha parlato di “globalizzazione dell’indifferenza”, laddove ci abituiamo alle sofferenze degli altri e non cerchiamo più di alleviarle. Ciò può portare a quella che in precedenza ho definito “globalizzazione dell’impotenza”, quando rischiamo di diventare immobili, silenziosi e forse tristi, pensando che non si possa fare nulla quando ci troviamo dinanzi alla sofferenza di innocenti. Nel formulare i vostri piani d’azione è importante anche ricordare che migranti e rifugiati possono essere testimoni privilegiati di speranza attraverso la loro resilienza e la loro fiducia in Dio. Spesso conservano la loro forza mentre cercano un futuro migliore, nonostante gli ostacoli che incontrano.

Detenuti in sciopero per la Palestina 

Per noi reclusi andare a lavorare è un momento di libertà dal contesto carcerario in cui viviamo - scrivono i detenuti che lavorano per la Fid, un’azienda meccanica che coinvolge le persone in carcere -. Nonostante ciò rinunciamo a un giorno di libertà e al nostro stipendio. Questa decisione, aggiungono i detenuti, è stata presa per manifestare tutta la nostra indignazione per il genocidio tuttora in atto e per supportare le persone della Flotilla arrestate con l’unica colpa di essere ambasciatori di umanità. Questo è il minimo che possiamo per poter ringraziare tutti quei cittadini che ogni giorno si battono per i diritti dei detenuti, concludono i carcerati. 

Senza casa 

Il ministero della Giustizia ha istituito per la prima volta un elenco e ha messo dei soldi (7 milioni di euro) per i detenuti senza casa che hanno i requisiti per scontare la pena fuori dal carcere. Le misure alternative al carcere - come la detenzione domiciliare - sono considerate fondamentali e molto efficaci nel percorso di reinserimento delle persone detenute, ma per chi non ha un domicilio di riferimento in cui scontarle accedervi è quasi impossibile. Spesso i detenuti senza dimora vengono condannati per reati minori, anche legati alle condizioni di povertà in cui si trovano: così finiscono per scontare in carcere pene lievi, che in condizioni sociali ed economiche migliori sconterebbero all’esterno. gda Camminata luminosa verso il carcere di Monza Giovedì 23 ottobre le parrocchie di Monza, Brugherio e Villasanta, in collaborazione con il carcere, hanno organizzato una fiaccolata che partirà dalla parrocchia di San Rocco e terminerà alle porte del carcere. E’ una iniziativa che si inserisce nelle celebrazioni del Giubileo. Un cammino di preghiera e di speranza verso il luogo dove i nostri fratelli e sorelle vivono l’esperienza del carcere. Invitiamo il più possibile a partecipare, anche per esprimere vicinanza e sostenere chi è recluso. E’ un gesto che può fare miracoli. La partenza è alle ore 20,45 dalla parrocchia di San Rocco.

Ri(flessioni) 

1. Suicidi in carcere Nel carcere di Pavia si è tolto la vita un giovane nordafricano, fragile e con problemi psicologici, arrestato da pochi giorni. A Belluno, un uomo italiano di 35 anni è stato trovato morto nel bagno della cella. Si trovava nella sezione protetti. Dall’inizio dell’anno ci sono stati 65 suicidi nelle carceri italiane. 

2. Come è fatto il mondo? Ecco la risposta completa data dal giullare al suo padrone nel film Run, di cui abbiamo parlato nella riflessione in prima pagina: Gli dei piangono per i delitti che gli uomini commettono per la loro stupidità, perché credono che la loro sopravvivenza dipenda dall'assassinio degli altri ripetuto all'infinito. Non piangere... il mondo è fatto così. Sarà anche fatto così. Così, però, l’abbiamo fatto noi e continuiamo a farlo. Ma non dovremmo accettarlo. 

3. Soldi per le armi E’ ancora tutto da definire ma nel Documento programmatico di finanza pubblica, presentato in questi giorni, risulta chiaro in quale direzione si spenderanno le risorse dell’Italia nei prossimi tre anni. Recuperare soldi per dirottarle sulle spese militari. Ce ne saranno di meno per imprese e famiglie mentre per le armi saranno sempre di più. Potremmo dover sborsare per le armi 3,5 miliardi di euro in più nel 2026; 7 nel 2027 e 12 nel 2028. Sono davvero le armi da guerra capaci di garantirci la sicurezza? Le armi uccidono ed è quello che stanno facendo. 

4. Madres de Plaza de Mayo E’ morta Vera Vigevani, all’età di 97 anni, cofondatrice delle Madres de Plaza de Mayo, le mamme che si ritrovano per piangere e ricordare i figli fatti sparire dalla dittatura argentina, i cosiddetti “desaparecidos”. 30.000 persone sequestrate, torturate e gettate ancora vive nelle acque del Rio de la Plata. La figlia diciottenne, Franca, era una di loro. Con la famiglia, Vera aveva lasciato Milano all’età di undici anni per sfuggire alle leggi razziali fasciste. Ricordiamoci le sue parole: ciò che è accaduto può accadere di nuovo. Mi sembra che sia accaduto di peggio. 

5. Giappone: prima donna Premier Per la prima volta ci sarà una donna a guidare il Governo in Giappone. Si tratta di Sanae Takaichi, del partito di maggioranza. 

6. Anglicani. Prima donna a capo della Chiesa di Inghilterra Si tratta di Sara Elizabeth Mullally che è stata eletta arcivescovo di Canterbury e di conseguenza capo della chiesa d’Inghilterra. dt.

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