Settimanale di varia umanità carceraria C.C. di Monza Numero 26/25 29 giugno 2025 Festa dei Santi Pietro e Paolo




Uniti nel suo nome 

I santi Pietro e Paolo sono le colonne della chiesa nascente. Il 29 giugno era considerato come giorno festivo anche per la società civile. Guardiamo alla vita di questi due santi e cerchiamo di capire se ci possono aiutare nello stile di vita e nelle scelte che ancora oggi dovrebbe caratterizzare un cristiano. Pietro e Paolo non si assomigliavano. Il primo, scelto da Gesù, rappresentava il punto di riferimento autorevole per gli altri apostoli e per la chiesa nascente. Il secondo era un appassionato e intelligente evangelizzatore del mondo pagano, capace di andare oltre i pregiudizi che rinchiudevano la novità del vangelo in spazi angusti. Tra loro ci sono stati momenti di forte tensione, di discussioni vivaci, diversità di vedute. Ma qualcosa di più forte li univa. Erano innamorati di Cristo e, come ci ricorda il vangelo di oggi, hanno riconosciuto Gesù come il “Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Due uomini sinceramente alla ricerca della verità, rispettosi l’uno dell’altro, senza interessi personali da difendere, cercavano solo il modo migliore per annunciare con fedeltà e testimoniare con la propria vita la bellezza del vangelo ricevuto. Paolo ha sempre riconosciuto l’autorità di Pietro e Pietro la passione, la sapienza e l’instancabile opera compiuta da Paolo per la diffusione del vangelo. Non due condottieri soli, per quanto eroici, ma uniti tra loro e in dialogo con gli altri apostoli e con la comunità cristiana. Non sono caduti nelle insidie del potere e nel ritenersi importanti. Sapevano che la chiesa, per la quale soffrivano e avrebbero dato la vita, non era una loro proprietà, ma di questa chiesa erano chiamati solo a servirla secondo il pensiero di Gesù, lasciando perdere le preferenze e i desideri personali, anche buoni. Questa credo sia stata la loro forza. Ci insegnano dunque atteggiamenti sempre validi, sempre necessari, non solo per i cristiani, ma per ogni uomo che desidera creare relazioni, creare pace, e diventare benedizione per tutti. Chi è cristiano non deve dimenticare che c’è una scelta che tutti ci unisce: il nostro maestro è solo Gesù e niente nel suo nome ci deve dividere. Può solo unire ed è allontanandoci da Lui che ci allontaniamo anche dai fratelli. Ci sono motivi che ci tengono lontani, ma neanche tutti insieme dovrebbero pesare di più del desiderio di Gesù, per il quale ha dato la vita, di vederci uniti in un cuor solo e un’anima sola. Per tutti: nessuno possiede la verità, ma insieme la dobbiamo cercare attraverso il dialogo, accettando il confronto, la critica, riconoscendo che l’altro può essere migliore di me, che tutti siamo soggetti all’errore, che detenere il potere non dà il diritto di imporre il proprio volere e che ciò che deve governare il mondo intero non è la legge del più forte ma il bene di tutti. Anche ai nostri giorni. dtiziano

Contro le droghe e per la dignità di tutti 

Papa Leone in occasione della Giornata internazionale contro la droga ha incontrato giovani e adulti che hanno conosciuto personalmente e stanno combattendo contro la piaga della droga. Alcuni suoi pensieri che andrebbero presi sul serio. Esistono enormi concentrazioni di interesse e ramificate organizzazioni criminali che gli Stati hanno il dovere di smantellare. È più facile combattere le loro vittime. Troppo spesso, in nome della sicurezza, si è fatta e si fa la guerra ai poveri, riempiendo le carceri di coloro che sono soltanto l’ultimo anello di una catena di morte. Chi tiene la catena nelle sue mani, invece, riesce ad avere influenza e impunità. Le nostre città non devono essere liberate dagli emarginati, ma dall’emarginazione; non devono essere ripulite dai disperati, ma dalla disperazione. Indica anche l’orizzonte a cui ispirarsi nella lotta contro le droghe e ogni tipo di emarginazione, mettendo al centro sempre la dignità di ogni essere umano. Il Giubileo ci indica la cultura dell’incontro come via alla sicurezza, ci chiede la restituzione e la redistribuzione delle ricchezze ingiustamente accumulate, come via alla riconciliazione personale e civile. 

Il Premio “Corona Ferrea 2025” all’Associazione Carcere Aperto 

Lo ha conferito il Comune di Monza all’associazione Carcere Aperto. La motivazione: Per oltre trent’anni di impegno silenzioso e costante a favore delle persone detenute nella Casa Circondariale di Monza e delle loro famiglie. L’Associazione ha saputo incarnare i valori della solidarietà, della dignità e del reinserimento sociale, offrendo ascolto, sostegno materiale, orientamento giuridico e occasioni di crescita personale a chi vive la difficile realtà del carcere. Attraverso la presenza settimanale dei volontari, la distribuzione di beni di prima necessità, l’assistenza economica ai più indigenti, l’animazione culturale e le attività di sensibilizzazione, ha costruito un ponte tra il “dentro” e il “fuori”, contribuendo a rendere la nostra comunità più consapevole, inclusiva e giusta. Il Premio Corona Ferrea 2025 è un riconoscimento al valore civile e sociale di questa realtà monzese, che opera con discrezione per restituire speranza e dignità a chi ne ha più bisogno.

S. Basilide, patrono del Corpo di Polizia Penitenziaria - messa nel Duomo di Monza

Il 30 Giugno la chiesa ricorda san Basilide. Era uno dei soldati addetti a scortare al luogo del supplizio i condannati. Si prodigò per difendere dagli insulti del popolo una giovane cristiana durante il tragitto verso il patibolo. Durante un processo si dichiarò cristiano, fra lo stupore e l’incredulità di tutti, e fu gettato in prigione. Fu battezzato nella stessa prigione e, il giorno successivo, decapitato. Il 2 settembre 1948 fu proclamato Patrono del Corpo di Polizia Penitenziaria. Lunedì 30 c.m. nel Duomo di Monza, alle ore 11.00, sarà celebrata una messa in onore di San Basilide alla presenza del Corpo di Polizia penitenziaria e delle Autorità. Tutti si considerino invitati.

Benedetti ventilatori! 

Il sovraffollamento carcerario in Italia è un problema cronico che si aggrava con le ondate di caldo africano, trasformando le celle in luoghi insostenibili. Le temperature torride, aggravate dalla mancanza di adeguati sistemi di ventilazione e condizionamento, mettono a rischio la salute dei detenuti, causando disidratazione, colpi di calore e l'aggravamento di patologie. L'anno scorso, grazie all'idea di alcuni volontari e alla sinergia di due associazioni che hanno raccolto i fondi, al carcere di Monza erano stati donati molti ventilatori, utili per coloro che non hanno disponibilità per poterli acquistare da soli. Purtroppo, iniziative come queste sono solo un palliativo di fronte a un problema ben più ampio. Il caldo infatti aumenta la tensione nelle carceri, potendo sfociare in aggressività e proteste. Le soluzioni a breve termine includono l'accesso costante alle docce e, nei casi più seri, l'assistenza medica immediata. A lungo termine è fondamentale affrontare la radice del problema: il sovraffollamento. Servono politiche che promuovano misure alternative alla detenzione, accelerino i processi giudiziari e investano nell'ammodernamento delle strutture. Come si immagina facilmente, però, queste azioni si possono implementare nell'arco di tempi assai lunghi. Mentre nell'immediato, la disponibilità di ventilatori donati può ovviare almeno in piccola parte al disagio dentro le celle, che spesso si trasforma in vero e proprio dramma. Ignorare questa situazione significa violare i diritti umani e mettere a rischio la dignità e la salute di migliaia di persone. en.

Papa Leone: parole forti contro le guerre 

Giovedì scorso Papa Leone, nell’incontro con i rappresentanti delle Chiese orientali, ha pronunciato parole molto forti contro la guerra e le logiche, spesso perverse, di chi le sostiene e per lo svilimento in atto del diritto internazionale. La gente non può morire a causa di fake news. È veramente triste assistere oggi in tanti contesti all’imporsi della legge del più forte, in base alla quale si legittimano i propri interessi. È desolante vedere che la forza del diritto internazionale e del diritto umanitario non sembra più obbligare, sostituita dal presunto diritto di obbligare gli altri con la forza. Questo è indegno dell’uomo, è vergognoso per l’umanità e per i responsabili delle nazioni. Come si può credere, dopo secoli di storia, che le azioni belliche portino la pace e non si ritorcano contro chi le ha condotte? Come si può pensare di porre le basi del domani senza coesione, senza una visione d’insieme animata dal bene comune? Come si può continuare a tradire i desideri di pace dei popoli con le false propagande del riarmo, nella vana illusione che la supremazia risolva i problemi anziché alimentare odio e vendetta? La gente è sempre meno ignara della quantità di soldi che vanno nelle tasche dei mercanti di morte e con le quali si potrebbero costruire ospedali e scuole; e invece si distruggono quelli già costruiti!


Ri(flessioni). 

1. Suicidio in carcere Aveva solo ventidue anni Said, il giovane marocchino che lunedì mattina, nel carcere di San Vittore, si è tolto la vita impiccandosi in cella. Da pochi mesi in carcere per reati contro il patrimonio. Sembra fosse anche malato. Dichiarazione di Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria. Reclusi e operatori accomunati dal perdurante calpestio dello stato di diritto che infligge ai primi modalità di detenzione diffusamente illegali e spesso inumane e ai secondi condizioni di lavoro indegne di una repubblica che fonda proprio sul lavoro la sua democrazia. Sicuramente una migliore attenzione al singolo carcerato avrebbe potuto fare la differenza.

2. Anche tra gli agenti Suicida anche un sovrintendente della penitenziaria. E’ successo nel cortile del carcere di Napoli Secondigliano: un sovrintendente di 58 anni si è tolto la vita con un colpo di pistola. Quest’anno è il terzo suicidio tra gli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria.

3. Gesto di umanità Un gesto di umanità (abbraccio e due baci sulle guance) verso una persona ristretta può avere, secondo il direttore del carcere di Sassari, un “significato intrinseco” così grave da chiedere all’Ordine degli avvocati “se il comportamento dell’avvocato sia deontologicamente corretto”. Il grave atto lo ha commesso Flavio Rossi Albertini, legale di Alfredo Cospito, l’anarchico al 41bis famoso per un lungo sciopero della fame. Quanta disumanità. gda. 

4. Usa: Suore accanto alle condannate a morte Un gruppo di suore americane di Austin (USA) da qualche anno incontrano regolarmente le detenute condannate a morte nel carcere della città. Il primo incontro, dopo momenti di imbarazzato silenzio, si è svolto con un grande abbraccio. L’inizio di buone relazioni che avrebbero aiutato entrambe. Due mondi diversi, ma capaci di dialogare. Così ha detto il cappellano: Lavorano a maglia, all’uncinetto, ricamano. Mangiano spesso da sole in cella, ma si riuniscono per i compleanni. Vivono in celle. Proprio come loro, le suore. Anche le piccole cose, quel poco che possiamo fare, ha un grande valore. Ma davvero sono piccole cose?

5. Sempre più strage, a Gaza. Ciò che avviene a Gaza sono, come minimo, crimini contro l’umanità. I bombardamenti continuano, la distruzione di case, scuole e ospedali procede velocemente e il numero delle vittime è sempre più alto. Fino a quando continuerà questa strage di cui un giorno ci dovremo vergognare per la sostanziale indifferenza di fatto dimostrata? Perfino la distribuzione dei viveri, indispensabili per la sopravvivenza, è bagnata dal sangue. Non passa giorno che i soldati israeliani non sparino sulla folla affamata. Renderanno mai conto di questi crimini? O si sentono al riparo da tutto perché obbediscono agli ordini? Anche alla loro coscienza? L‘obbedienza non è più una virtù, diceva don Lorenzo Milani. dt

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