Settimanale di varia umanità carceraria C.C. di Monza Numero 25/25 22 giugno 2025 Solennità Corpus Domini



Logica eucaristica Di fronte a una situazione delicata gli apostoli si comportano in modo prevedibile, direi l’unico con un certo buon senso. Gesù, invece, propone un’altra scelta. Il giorno cominciava a declinare, dice il vangelo di oggi, ma la folla che aveva seguito Gesù non accennava a tornare verso casa. Una soluzione va trovata. Entrano in gioco pensieri che ci spingono da una parte o dall’altra. Sempre quando ci troviamo di fronte a scelte di un certo peso sono tanti le considerazioni che si fanno: che cosa possiamo realmente fare, quanto siamo coinvolti, quanto ci dovremmo impegnare, quanto rischiamo, ci guadagniamo qualcosa, in che misura sappiamo essere generosi. Gli apostoli si sentono inadeguati, non erano particolarmente egoisti, solo convinti di non poter fare nulla, cinquemila uomini da sfamare sono troppi per chiunque. Gli apostoli a Gesù: Congeda la folla perché vada nei villaggi a trovare cibo. Gesù agli apostoli: Voi stessi date loro da mangiare. Ciò che pensavano gli apostoli era certamente di buon senso, preoccupati anche loro del benessere di tutte quelle persone. Gesù, però, ci cambia la prospettiva. Ci dice che c’è un buon senso che va oltre e che mi porta non solo a fare qualcosa di buono per l’altro bensì a farmi carico, a prendermi cura di lui mettendomi al suo fianco e camminando insieme. L’altro non mi è mai indifferente, non lo liquido dandogli buoni consigli e neanche solo aprendo generosamente il portafogli, non è un estraneo, men che meno un nemico, anche se viene da qualche lontana e povera parte del mondo. Siamo responsabili l’uno dell’altro, e quando ci viene chiesto dov’è nostro fratello non dovremmo mai rispondere non sono il custode di mio fratello (Genesi). Questa è la logica eucaristica, il senso dell’offerta che Gesù fa di se stesso. Il significato della festa di oggi, Corpo e Sangue di Gesù, Corpus Domini, è la volontà di Gesù di mettere la sua vita a disposizione di tutti, è la realtà stessa di Dio che prende dimora in noi, che si fa pane e vino e dunque vita per chi lo accoglie. Un modo di vivere che il cristiano deve abbracciare: voi stessi date loro da mangiare. Non solo distribuire il cibo, ma dare la stessa vita in dono. Una logica eucaristica che mi sembra sia stata incarnata in modo esemplare da don Franco Monterubbianesi, morto da poco. Ha condiviso la sua vita al fianco degli ultimi, soprattutto malati e disabili. Di sé ha detto: io sono colpevole di aver amato il prossimo. dtiziano

Io sono colpevole: testamento spirituale di don Franco Monterubbianesi, fondatore della Comunità di Capodarco E’ morto il 27 maggio scorso, all’età di 94 anni, don Franco Monterubbianesi. Nel 1966 iniziò l’avventura di dar vita a una comunità per disabili, a Capodarco, una frazione di Fermo, nelle Marche. Con queste parole lo ricorda don Vinicio Albanese, amico e compagno nelle scelte: Il suo messaggio può essere così riassunto: accogliere le persone con limiti fisici e piscologici, madri e minori bisognosi di aiuto, ragazzi tossicodipendenti, rispettando storie e sogni. Inoltre, alimentare sempre l’attenzione a quanto il territorio richiede. Poi, creare comunità come strumento indispensabile per dare sostegno. Oggi le comunità sono 13 in varie regioni d’Italia e 4 all’estero (Albania, Camerun, Ecuador e Kosovo). Sono 1.226 le persone accolte per 626 addetti e 430 volontari. Oltre 30 mila le prestazioni riabilitative erogate a 1.100 utenti. Qualche passaggio del testamento spirituale, molto stimolante, dettato da don Franco poco prima di morire a Luca, suo stretto collaboratore. Io sono colpevole, colpevole di aver amato il prossimo, colpevole di aver pregato per tutti, colpevole di essere stato progressista o anche di più, sì sono colpevole del bene che ho voluto al mondo e agli ultimi, d’aver aiutato chi era considerato immeritevole o scansafatiche, colpevole di aver preso la parola, di non averla lasciata a quegli uomini che si credevano innocenti in una società in cui gli esclusi erano colpevoli solo di essere nati. Chi si ricorda delle mele marce? Così vi chiamavano, invece voi avete fatto la Storia... Perché Capodarco è la Storia! Ma da colpevoli siete tornati a essere abbandonati, poveri, umili, piccoli innocenti e non siete più solo italiani, perché il Signore ci dice sempre di aprirci al Mondo. Non esistono colpevoli, non esistono innocenti. Ci sono gli Uomini, come genere umano, e hanno bisogno di progetti per essere vivi, hanno bisogno di creare e non di distruggere. I colpevoli sono gli ‘ignavi’, gli indifferenti. Questa non è la prima volta che muoio, siamo morti un po' a ogni fine, ogni volta che un pezzo se ne andava. Quando una mano è tesa, afferratela sempre anche voi che oggi vi sentite ultimi, che vi sentite esclusi, tenete strette le relazioni in famiglia, con i figli, con gli amici, con la Fede e alimentate sempre la Speranza. Pensate a un Noi e sarete più sereni perché costruirete qualcosa di bello. Ho detto abbastanza. Però dovete chiedere ed essere degli "scocciatori" come me, capito? E bisogna partire sempre da voi giovani e raccontare questo fermento. Ciao. Ciao. Ciao.


Errori giudiziari: Enzo Tortora Enzo Tortora veniva arrestato 42 anni fa, nella notte del 17 giugno. Come scrisse Leonardo Sciascia, fu una vittima reale di malagiustizia. Giornalista e conduttore televisivo, entrò nella RAI, all’epoca solo radio, a 23 anni, per poi andare in tv nel 1956. La trasmissione a cui il suo nome è legato fu soprattutto Portobello, una specie di grande mercatino delle cose e delle idee, in onda dal 1977 al 1983, quando improvvisamente Tortora fu arrestato, accusato di traffico di stupefacenti e associazione mafiosa. Erano stati in 19 tra alcuni camorristi, pregiudicati e imputati ad accusarlo. Tortora, messo alla gogna, venne condannato nel 1985 a 10 anni di carcere, per poi essere assolto in appello nel 1986: gli accusatori furono poi sottoposti a un processo per calunnia. Nel 1987, pochi mesi prima dell’assoluzione definitiva in Cassazione, Tortora tornò in tv, ma in quell’autunno dovette abbandonare: la sua salute, già minata in carcere, si era aggravata; morì il 18 maggio 1988 per un tumore. Aveva 59 anni. La storia degli errori giudiziari traccia una spaventosa linea di continuità tra la caccia alle streghe nel tardo Medioevo, la teoria e la pratica dell’Inquisizione cattolica ai danni di “blasfemi”, “eretici” e “apostati” nel XVI e XVII secolo, la vibrante denuncia di Alessandro Manzoni, in Storia della colonna infame, e ne I promessi sposi, del massacro giudiziario e civile subito dai presunti “untori” torturati, uccisi e dannati a Milano durante la pestilenza del 1630. L’errore giudiziario di cui Enzo Tortora fu vittima rientra tra quelli più clamorosi del secolo scorso e ci deve rammentare sempre che prima e dopo il reato, vero o presunto, c’è la persona umana. en. Liceali in contatto con ragazzi ristretti I ragazzi del quinto anno del liceo di scienze umane di Acireale durante l’anno scolastico appena trascorso hanno intrattenuto una fitta corrispondenza con un gruppo di coetanei ristretti nel carcere minorile locale. Due mondi, apparentemente e per molti versi lontani, si sono incontrati, si sono conosciuti e hanno dialogato. Si sono resi conto di avere molte cose in comune, e non poteva che essere così: l’amore, la famiglia, l’amicizia, la musica, e anche le paure e le incertezze per il futuro. L’insegnante di italiano spiega che l’obiettivo del progetto è togliere le barriere sociali, economiche e fisiche e livellare gli svantaggi tra adolescenti di contesti diversi. Sono nate esperienze di spessore, in alcuni casi commuoventi. Così si costruisce un futuro migliore, non seminando odio. Sia benedetta la scuola e quei professori. dt. .

Ri(flessioni). 1. Nessuno resti in silenzio Duro intervento dei vescovi americani contro gli arresti e le deportazioni degli immigrati: Arresti e rimpatri di massa sulla sola base dello status migratorio, spesso in modo arbitrario o senza adeguate garanzie, rappresentano una crisi sociale profonda di fronte alla quale nessuno può restare in silenzio. Esprimono solidarietà e assistenza concreta verso coloro che sono colpiti dalla repressione. Come vostri pastori, il vostro timore risuona nei nostri cuori e facciamo nostro il vostro dolore. Contate sull’impegno di tutti noi a restare al vostro fianco in quest’ora difficile. Mi sembra che si stia giocando sulla vita delle persone, e sono sempre gli ultimi e i poveri a pagare.

2. Nel mondo 122 milioni di sfollati Da un rapporto dell’ONU emerge che nel mondo 122 milioni di persone sono state costrette a lasciare le proprie case e vivono da sfollati o ospiti in qualche parte del mondo, in condizioni più o meno precarie. Ciò che spinge un così alto numero di persone a fuggire dalle proprie case sono i numerosi conflitti in atto ma anche l’incapacità della politica di fermare i conflitti con una vera azione di pace. Il 20 giugno è la Giornata del rifugiato, voluta dall'ONU per ricordare le persone costrette a fuggire da guerre, violenze e persecuzioni. Che non sia però solo una celebrazione o un semplice ricordo. E’ qualcosa, ma non basta.

3. Sciopero della fame Dichiarazione di Rita Bernardini, presidente dell’associazione “Nessuno tocchi Caino”. Dalla mezzanotte di domenica 15 ho ripreso lo sciopero della fame affinché il Parlamento intervenga prima della pausa estiva con una legge che riduca il sovraffollamento nelle carceri che il 30 maggio 2025 ha raggiunto l’indice medio del 134,9% con punte che in alcuni istituti superano il 200%. Il problema si trascina da anni senza che il Parlamento abbia mai posto rimedio.

4. Errore giudiziario Dopo quasi vent’anni è stata riconosciuta dalla Corte d’appello del Kenia l’innocenza di Lulu Ada, condannato per omicidio quando aveva solo 17 anni. Subito liberato, con tante scuse. Bene. Ma chi gli ridarà gli anni della gioventù passati in un carcere? Quanti innocenti ci potrebbero ancora essere nelle carceri di tutto il mondo? Ogni tanto qualche gesto di pietà e clemenza potrebbe essere utile. Potrebbe anche dare qualche frutto in più della detenzione.

5. Gioco d’azzardo In diocesi di Milano, nel 2024, sono stati spesi 2,15 miliardi di euro nell’azzardo. Non so se è un primato,, di sicuro è una brutta notizia. dt



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