Settimanale di varia umanità carceraria C.C. di Monza Numero 22/25 1 giugno 2025 Ascensione del Signore


Nella vita di Dio Non è qualcosa in più in cui credere il mistero dell’Ascensione. Come se non bastassero le domande che la risurrezione di Gesù ci pone. In realtà giunge a compimento l’unico mistero di Cristo: si è fatto uomo, è vissuto tra gli uomini, ha donato la vita facendosi servo e morendo sulla croce, è risorto, è tornato nell’intimità di Dio, e ci accompagnerà ancora nel nostro cammino inviandoci il dono promesso, lo Spirito santo. San Luca, nel vangelo di oggi, non si preoccupa di spiegarci i particolari dell’ascensione. Dice semplicemente: Gesù, mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. I discepoli, oltre che stupiti per quanto stava accadendo, troppo grande per essere compreso subito, avrebbero dovuto essere dispiaciuti e tristi perché Gesù, che avevano seguito e amato, se ne stava andando, non lo avrebbero più visto. Una splendida avventura sembrava chiudersi. A loro quell’avventura aveva cambiato la vita. Il vangelo invece dice che dopo essersi prostrati davanti a lui se ne tornarono a Gerusalemme con grande gioia. Cosa avevano capito, o almeno intuito, di grande e bello da donare loro gioia? Che cosa dava loro speranza? Forse riusciremo anche noi a dare qualche contenuto in più a questa parola, speranza, sempre più indicata come necessaria, ma anche poco capita e fraintesa. - Gesù non li stava abbandonando, sarò sempre con voi, non vi lascerò orfani. Non è stata solo una bella avventura l’amicizia con Gesù. - Con l’aiuto dello Spirito, in modi diversi, la comunione e l’amicizia con Gesù sarebbero diventate ancora più intense e profonde. Lo Spirito avrebbe ricordato chi veramente era Gesù, ogni sua parola, ogni gesto, ogni scelta compiuta. - Restate in città, finché non siate rivestiti dall’alto. I discepoli avevano compreso che Gesù li associava a sé, che anche loro sarebbero entrati nella vita di Dio. Nell’Incarnazione, Gesù che si fa uomo, Dio entra nella storia dell’umanità. Nell’Ascensione, Gesù nella vita di Dio, siamo noi che per grazia entriamo, assieme a Gesù, nella vita di Dio. E’ un intreccio sublime tra la vita di Dio e la nostra. Dio non è altro da noi, non è un’entità astratta e lontana, ma è il Dio vicino, il Dio con noi. Questa è la radice della nostra speranza, ciò che la rende vera, e non una parola che consola e basta, capace di sostenerci anche nelle sfide che sembrano impossibili. dtiziano

I Referendum 

Domenica 8 e lunedì 9 giugno si vota per cinque referendum abrogativi: i cittadini possono chiedere di eliminare totalmente o in parte una norma. Perché siano validi serve che vada a votare almeno la metà degli aventi diritto. Un quesito chiede di modificare le norme sulla cittadinanza e gli altri quattro riguardano il lavoro. Sono stati proposti dalla CGIL e sono sostenuti da PD, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra. Si sono detti contrari, oltre ai partiti della maggioranza di governo, anche Azione e Italia Viva. L’obiettivo del referendum in materia di cittadinanza è di ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza regolare necessari per poter chiedere la cittadinanza italiana. La riforma riguarderebbe almeno 2,3 milioni di persone in Italia. Il quesito non modifica gli altri requisiti per ottenere la cittadinanza italiana, come conoscere l’italiano, avere un reddito stabile e non avere commesso reati. Va detto che anche ora gli anni non sono mai davvero 10: a questi vanno aggiunte lungaggini burocratiche che spesso aumentano il tempo necessario a ottenere la cittadinanza fino a 3 anni. Per questo nelle locandine dei promotori si legge spesso che il referendum servirebbe a passare da 13 a 8 anni di residenza per chiedere la cittadinanza. 

Votare in carcere I seggi elettorali saranno aperti dalle 7 alle 23 di domenica, e dalle 7 alle 15 di lunedì. Potranno votare anche i detenuti cui la sentenza non abbia revocato il diritto. Il voto di questi elettori è raccolto da uno speciale seggio, composto da un presidente e da due scrutatori, durante le normali ore in cui è aperta la votazione (Legge 23/04/1976, n. 136, art. 8 e 9 e Decreto del Presidente della Repubblica 16/05/1960, n. 570, art. 42). Gli interessati devono far pervenire al Comune nelle cui liste elettorali sono iscritti una dichiarazione che attesti la volontà di esprimere il voto nel luogo di cura o di detenzione. La dichiarazione può essere resa direttamente nella struttura di detenzione. 

La tragedia di Heysel 

Quarant'anni fa, il 29 maggio 1985, avveniva la tragedia dell’Heysel, durante la finale di Coppa dei Campioni tra Liverpool e Juventus. La strage, con 39 morti e oltre 600 feriti tra i tifosi della Juventus, segna la profanazione definitiva del calcio come rito collettivo. Il fatto in sé fu di una banalità sconcertante (come banale è spesso il male): hooligans inglesi, ubriachi e violenti, attaccarono tifosi italiani in un settore mal gestito e privo di sicurezza. Nonostante il massacro, la partita fu giocata e la vittoria della Juventus fu celebrata come se nulla fosse, rivelando l’ipocrisia del sistema calcistico e la sua subordinazione allo spettacolo e al profitto. Michel Platini, autore del gol decisivo, anni dopo si interrogò con amarezza sul senso di quella sera: un funerale laico al calcio come sport e sogno estetico. La strage dell’Heysel è ancora oggi il simbolo della morte del calcio autentico, travolto dalla logica del consumo. In questo anniversario scegliamo il silenzio e la memoria contro l’oblio collettivo e la spettacolarizzazione della tragedia. Il calcio, ridotto a parodia, ha perso la sua sacralità, e con essa la sua umanità. e.n.


La nave dei bambini E’ stata definita la Nave dei Bambini la Solidaire che ha soccorso 252 naufraghi. Tra loro c’erano 98 minori, di cui 92 non accompagnati, e tre donne incinte. E’ la prima volta che da una nave di soccorso sbarchino così tanti minorenni. Scappano da guerre e miseria, molti hanno subìto maltrattamenti, alcuni con problemi psicologici. Arrivano quasi tutti da diversi Paesi africani. Nonostante ci fossero così tanti minori a bordo, alla nave è stato assegnato Salerno come porto di sbarco (poteva andare peggio). Costringere a raggiungere porti lontani anche migliaia di chilometri significa prolungare, anche pericolosamente, la sofferenza dei migranti, alcuni bisognosi di assistenza sanitaria. Inoltre si rende difficile e frustrante anche l’impegno degli operatori. Riflettiamo: tanti minori non accompagnati su quella nave. Che cosa ha spinto i genitori a separarsi dai figli? Quanto dolore hanno provato? E questi minori quanta paura, quanto smarrimento in un Paese di cui non conoscono la lingua, senza o con scarsi legami affettivi? Spero che ciascuno di loro possa trovare ciò che cerca, una vita migliore, dignitosa, umana. Che possano aiutare chi è rimasto nei paesi d’origine e conta su di loro. Questo non avverrà con un miracolo. Occorre che ci sia volontà di accoglienza, percorsi di integrazione, investire sul loro futuro. Altrimenti molti si perderanno, diventeranno un problema, commetteranno reati. E noi saremo pronti a condannarli e a punirli mandandoli in prigione, senza alcuna pietà, dimenticando però le nostre responsabilità. Le risorse sono spese meglio investendo sull’educazione e non sulla repressione. Anche lei una minorenne Dopo un anno e mezzo trascorso in Libia, in situazione di quasi schiavitù, una ragazza di sedici anni caricata su un barcone è partita per Lampedusa. Durante la traversata, a causa di una esplosione, si è ustionata gravemente e altre quattro ragazze hanno perso la vita. Dopo tre mesi in ospedale è morta per le gravi ustioni, nonostante i medici abbiamo fatto tutto il possibile per salvarla. Unica consolazione: la madre, rintracciata con fatica, è riuscita ad abbracciarla almeno negli ultimi giorni. Ha potuto guardarla, parlarle, farla sorridere, tra le pieghe delle sue bende. L’abbraccio tra loro è stato pieno di vita, di dolore, ma anche di senso, così hanno detto i medici che chiamavano questa ragazza la loro piccola e dolce paziente. Parole che commuovono, parole piene di umanità e amore. dt.

Ri(flessioni). 

1. Suicidio in carcere. Dopo qualche settimana in cui non ci arrivavano notizie di suicidi avvenuti nelle carceri, ecco che un uomo, palermitano di 43 anni, si è tolto la vita, impiccandosi, nel carcere Pagliarelli di Palermo. Dall’inizio dell’anno i suicidi nelle carceri italiane sono stati 33. Una situazione da affrontare con maggior determinazione. 

2. Gaza: un po’ di umanità Adam è il nome dell’unico sopravvissuto di dieci fratelli, vittime dei raid israeliani nella striscia di Gaza. E’ in gravissime condizioni in ospedale, dove però non sono in grado di garantire tutte le cure necessarie. Anche il padre è stato gravemente ferito. La madre, pediatra, si è salvata perché in quel momento prestava servizio in ospedale. La scorsa settimana abbiamo scritto che questo è il vero volto della guerra. L’Italia si è resa disponibile ad accogliere immediatamente Adam in un ospedale specializzato. Una disponibilità che allarga il cuore. Gesti così, anche se sembrano poca cosa, ci aiutano a continuare a sperare. Da Gaza sono già arrivati 130 bambini e 40 adulti. Bene. 

3. Gaza: quelli che si mettono in gioco Hanno digiunato per un giorno; alcuni hanno poi proseguito per una settimana. Tra loro la Presidente della Regione Umbria. Chiedono che gli aiuti umanitari a Gaza siano garantiti e si rivolgono al Governo italiano invitandolo a fare di tutto per la fine di questa tragedia. E per smuovere la coscienza di tutti noi. Qualcosa si può sempre fare, da parte di tutti. 

4. Gaza: porre fine all’orrore È sempre più preoccupante e dolorosa la situazione nella Striscia di Gaza... il cui prezzo straziante è pagato dai bambini, dagli anziani, dalle persone malate. Queste le parole di papa Leone in un accorato appello per la straziante situazione della popolazione di Gaza. Aumentano le espressioni di condanna per quanto sta avvenendo (da alcuni definito genocidio). Purtroppo però continua.

5. Emergenza droga e violenza Dopo due settimane in terapia intensiva è morto Hazem Ahmed di soli tredici anni. E’ stato accoltellato da uno spacciatore dopo un diverbio. Anche il cane che aveva cercato di difenderlo è stato ucciso. Ci sentiamo impotenti di fronte alla droga che in mille modi uccide e distrugge i ragazzi che dovrebbero costruire il futuro. Ma anche per l’incapacità degli adulti di saper educare in modo efficace, e con forza combattere questa piaga. dt. 6. Diritto allo studio? Chiude il liceo artistico del carcere Lorusso e Cotugno di Torino. Lo ha deciso il ministero dell’Istruzione a seguito dei tagli al bilancio previsti per il 2026. Muore così, dopo 12 anni, un importante presidio scolastico innovativo. Venerdì scorso professori e studenti hanno protestato fuori e dentro il carcere. “Studiare in carcere – dicono gli insegnanti - è spesso l’unico strumento reale per ricostruire un futuro diverso, per non tornare a delinquere, per reintegrarsi nella società”. Lo dice la Costituzione. gd

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