Una settimana prima del tragico momento, sospettavo già di
essere indagato, e attendevo questo momento anche se mi illudevo non sarebbe mai
arrivato. Sabato 20 luglio del 2024, intorno alle 10:30, ho fatto una video
chiamata con mio figlio Mirko; in quel momento si trovava in spiaggia e ricordo
che mi disse di ricontattarlo intorno alle 13:00. Mangiai in meno di un minuto
e iniziai a dire ai miei anziani genitori che a minuti mi sarebbero venuti ad
arrestare. Andai sul balcone a fumare una sigaretta e mi affacciai in strada, vidi tre auto dei carabinieri parcheggiate proprio sotto casa. Scesero sei carabinieri,
allarmato dissi a mia madre di prendere la valigia e di aprire il portoncino, nel mentre, si affacciò anche lei e subito dopo iniziò il panico. Citofonarono
e in pochi secondi li trovai tutti e sei
in casa. Il tenente mi disse che ero sottoposto al fermo: dovevamo andare alla caserma di Desio per potermi schedare e poi in carcere a
Monza. Avevo una mano ingessata, ero a dorso nudo, mi vestii e preparai il
tutto. Essendo il secondo arresto, dissi che questa volta sarei dovuto entrare con la valigia e non con i classici sacchetti e buste. Ricordo che la videochiamata delle 13:00 non avvenne più e il mio pensiero rimase per lunghi giorni (per l’ ennesima volta sono sparito
senza nemmeno giustificarmi e avvisare mio figlio). Entrai in caserma e appresi che ero imputato con tredici capi di
accusa. Mi venne da svenire. Non volevo crederci, a differenza
degli scorsi arresti in carcere e domiciliari, questa volta sarebbe stata di
lunghissima durata. Entrato in osservazione mi assegnarono la cella numero
12 in condivisione con due stranieri, un russo e uno dello Sri Lanka. Non parlavano nessuno dei due l’
italiano e non fu affatto facile. Oggi sono passati sei mesi circa e ogni giorno
penso che arriverà il giorno atteso della mia scarcerazione e come tutti spero
al più presto possibile.
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