Settimanale di varia umanità carceraria C.C. di Monza Numero 16/25 20 aprile 2025 Domenica di Pasqua
Ogni settimana riceviamo dal cappellano del carcere di Monza Don Tiziano Vimercati contributi "del tempo ordinario, settimanali di varia umanità" che vengono letti ai detenuti durante la messa della domenica. Abbiamo deciso di pubblicarli sul nostro blog perché riteniamo siano ulteriori testimonianze della vita carceraria
Pasqua... Può succedere che accada qualcosa che ci rimane nella mente, e nel cuore, per sempre. O perché particolarmente bello e ci ha sorpreso; o troppo doloroso segnandoci profondamente. Oppure perché in una situazione tragica una luce si accende, al di là di ogni speranza. O per qualcosa di inedito, all’opposto di ciò che pensa la maggioranza, un gesto che i più definirebbero utopistico. Non so perché ma pensando alla Pasqua mi sono ricordato di un fatto, un po’ lontano nel tempo, 2014, che mi colpì molto e che non ho mai dimenticato. Qualcosa di straordinario è avvenuto quel giorno, il valore della vita più forte del desiderio di vendetta. Siamo in Iran, un giovane di vent’anni sta per essere impiccato. Sette anni prima aveva ucciso un coetaneo durante una rissa di strada. In una piazza gremita si trovava in piedi su una sedia, con il cappio già al collo. Bastava togliere la sedia e il giovane sarebbe morto. La madre del ragazzo ucciso è salita sul patibolo, si è avvicinata al ragazzo, lo ha guardato in faccia, gli ha dato uno schiaffo, e poi, con il marito, gli ha sfilato il cappio dal collo. Hanno perdonato. Questa donna disse: ora mi sento calma, sono una credente e ho sognato mio figlio che mi ha detto che era in pace e di non vendicarmi. Quel giorno era il Venerdì santo: se fosse stato presente un cristiano avrebbe dovuto dire: Oggi è Pasqua! Non è sempre così. Ancora in Iran: un giovane condannato a morte, piangendo,
E. Burnand, Pietro e Giovanni corrono al sepolcro. appoggia la testa sulle spalle del boia, il quale ricambia l’abbraccio (non sappiamo con quanta misericordia e quanto dolore) ma subito dopo lo impicca. Niente Pasqua quel giorno. Ecco cos’è la Pasqua: stupore, bellezza, vita donata. Non sempre compresa, non sempre accettata e neanche vissuta. E per questo ci ritroviamo sempre più immersi in un eterno Venerdì santo, senza troppe speranze, prigionieri di logiche mondane che appaiono sempre più disumane, assassine, lontane ormai dalle parole del vangelo. E, se siamo onesti, non capiamo bene come abbiamo fatto, noi cristiani, ad allontanarci così tanto dall’essenzialità evangelica. La Pasqua è andare oltre, lasciare i nostri schemi, il nostro buon senso, e lasciarsi affascinare dallo sguardo intenso e affettuoso di Gesù, dalla sua inconfondibile voce piena di amore, sentire il suo invito a seguirlo, stare con Lui. A Maria, piangente al sepolcro di Gesù, è bastato risentire la sua voce che pronunciava il suo nome. Pietro pianse amaramente dopo che si rese conto di averlo rinnegato, ma pianse perché incrociò lo sguardo intenso di Gesù che ancora lo amava. E ora, con ansia e intima gioia, insieme a Giovanni corre verso il sepolcro vuoto nella speranza di incontrare Gesù risorto Vivere la Pasqua è certamente impegnativo perché non è solo risurrezione, ma passione e morte. La Pasqua è inscindibile dal venerdì e dal giovedì santo. In realtà viviamo la Pasqua quando a guidarci è la logica dell’offerta di sé, a Dio e ai fratelli. Facciamo in modo di poter dire più volte Oggi è Pasqua, e non Oggi non è Pasqua. Però, nonostante tutto oggi è Pasqua, perché la Pasqua smaschera gli scenari di morte, la disumanità delle guerre, denuncia lo scandalo dell’uomo che uccide l’uomo, mette a nudo l’egoismo e il male che ci dominano. E oggi ci viene detto che è possibile sperare e compiere scelte coraggiose. La donna che ha tolto il cappio dal collo dell’assassino del figlio è andata oltre la prassi comune, nonostante l’immesso dolore che portava nel cuore, e ha trovato la pace. E’ Pasqua quando c’è gente che spende la vita per i poveri, per visitare i malati, i carcerati, e ci sono quelli che sanno, come Gesù, inginocchiarsi e lavare i piedi ai fratelli. dtiziano.
Contro i giovani
Ormai le prove sono tante: questa società ha messo nel mirino i giovani. Alcune evidenze. L’Italia investe nell’istruzione molto meno degli altri Paesi europei. Gli universitari fuori sede fanno una gran fatica a trovare una stanza e quando la trovano i prezzi sono impossibili. Molto poche sono poi le borse di studio. Da aggiungere, per chi lavora, stipendi bassi, precariato, scarse possibilità di crescita professionale. Risultato: quasi 100.000 giovani all’anno se ne vanno all’estero. Ci sono poi le leggi sull’ordine pubblico. Che colpiscono soprattutto i giovani. Il decreto Caivano ha inasprito le pene: fogli di via obbligatori, Daspo urbano, divieto di possedere cellulari e computer, più custodia cautelare. Risultato: le carceri minorili scoppiano e molti giovani sopra i 18 anni, diversamente da prima, vengono trasferiti nelle carceri per adulti. Da ultimo l’istituzione delle zone rosse (piene di divieti) nei quartieri frequentati dai ragazzi. Si pensa così di contrastare baby gang e un diffuso disagio sociale. Amara conclusione: davvero l’Italia non è un Paese per giovani. g.d.
La speranza della croce fa rinascere la pace
La Croce della Misericordia è stata benedetta da Papa Francesco il 14 settembre del 2019 in occasione dell’udienza Nazionale in Piazza San Pietro al Personale dell’Amministrazione Penitenziaria. La croce è stata dipinta da una volontaria e alcuni detenuti della Casa Circondariale di Paliano (FR). Questa croce viene portata nelle carcere italiane, in occasione del Giubileo che stiamo celebrando in questo Anno santo del 2025. Domenica scorsa, 13 aprile, abbiamo potuto contemplarla e pregare intensamente lasciandoci coinvolgere dalla bellezza e dall’amore che la croce ci comunicava. Siamo passati davanti, in silenzio, soffermandoci per qualche istante. Gesù in croce ancora oggi non smette di parlarci, è l’uomo dei dolori, che conosce il nostro soffrire, e noi ci sentiamo da Lui amati e accolti. Abbiamo anticipato la Pasqua: la dolcezza dello sguardo di Gesù ci ha raggiunti, uno sguardo capace di cambiare la nostra vita, di renderci migliori. Così è stato per chi ha alzato la testa, non importa quanto la teneva bassa, per lasciarsi guardare e amare.
Il Papa a Regina Coeli
Papa Francesco non ha rinunciato, nonostante la convalescenza, a incontrare i detenuti del carcere Regina Coeli di Roma nel giorno del Giovedì santo, fermandosi per una mezzoretta. Erano presenti una settantina di detenuti di varie nazionalità. Penso che in cuor suo, con quel gesto, intendesse incontrare i detenuti di tutto il mondo, portare a tutti un po’ di speranza, di amore cristiano, e ricordare a tutti la predilezione di Gesù per l’uomo sofferente. “Quest’anno non posso fare la Lavanda dei piedi, ma voglio essere vicino a voi. Prego per voi e per le vostre famiglie” le parole pronunciate dal Papa. Uscendo dal carcere ai giornalisti ha ripetuto un pensiero: “Ogni volta che io entro in un posto come questo mi domando: perché loro e non io?”
Ri(flessioni).
1. Non voltare le spalle Dieci anni fa, 18 aprile 2015, una delle peggiori tragedie del mare. Centinaia di migranti naufragarono nel Canale di Sicilia, abbandonati alla loro sorte da trafficanti criminali. Il presidente Mattarella li ha ricordati e ha pronunciato parole forti e importanti, che purtroppo penso resteranno inascoltate: È la nostra civiltà a impedirci di voltare le spalle, di restare indifferenti, di smarrire quel sentimento di umanità che è radice dei nostri valori. Ha invocato poi un impegno concreto da parte dell’Unione europea per gestire con umanità i flussi migratori. Ha voluto ringraziare coloro che si prodigano per salvare vite umane: Nel fare memoria rinnoviamo l’apprezzamento per l’opera di soccorso da parte delle navi italiane che sono riuscite, in condizioni estreme, a salvare vite, rispettando quanto impone la legge del mare. Una grande lezione di civiltà e di umanità. Destinata a rimanere voce nel deserto, inascoltata?
2. Basta aprire gli occhi Leonila Vàzquez Alvìzar, messicana, è morta domenica scorsa all’età di 89 anni. Era conosciuta come la Patronas dei migranti. Lei e un gruppo di donne che l’avevano seguita, da ormai trent’anni, lanciava sacchetti di cibo e bottiglie di acqua ai migranti aggrappati ai treni merci diretti negli Stati Uniti e che passavano dalla sua città. I suoi occhi vedevano la grande sofferenza di quelle persone. Le bastava. Donna da ammirare.
3. Educare Accoltellato e lasciato solo, nella notte, agonizzante, nel portico delle case popolari ad Abbiategrasso. Aveva solo ventuno anni. Un’altra vita stroncata con troppa facilità, una considerazione sul valore della vita che va sempre più diminuendo. Intensificare l’impegno per interpretare ciò di cui vivono i ragazzi oggi e formare alleanze educative che sappiano dialogare tra di loro e con i ragazzi.
5. Sport? Conosciamo Francesco Totti, calciatore italiano della Roma e della Nazionale. Molto contestato per il suo viaggio a Mosca come testimonial sportivo. Le polemiche riguardano l’opportunità di recarsi in un Paese in guerra, un Paese che ne ha aggredito un altro. C’è un aspetto che mi inquieta. Totti ha dichiarato: Non sono un politico né un diplomatico, sono un uomo di sport che ne promuove i valori in giro per il mondo. Bene: ma si promuovono i valori dello sport accettando l’invito per un evento legato sì allo sport ma anche al mondo delle scommesse?
6. Antoni Gaudì venerabile L’architetto catalano Antoni Gaudì, conosciuto soprattutto come progettista della Sagrada Familia in Barcellona, è stato dichiarato venerabile per le sue virtù eroiche. Attraverso la bellezza artistica intendeva glorificare Dio insieme a tutto il popolo. dt
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