COLLOQUI INTIMI? di Giancarlo D'Adda
Letto matrimoniale, televisore, bagno, doccia, due sedie, un tavolino li ha messi l’amministrazione. Asciugamani, lenzuola e federe li ha portati la compagna. Era approntata così la “stanza dell’amore” del carcere di Terni allestita pochi giorni fa per rendere concreto quello che la Corte costituzionale ha decretato essere un diritto soggettivo riconosciuto alla persona reclusa.
Sono i cosiddetti “colloqui intimi”. Intimi forse è una parola grossa visto che la camera non era e chiusa dall’interno per renderla sempre accessibile al personale di polizia giudiziaria e che è stato approntato un sistema di video sorveglianza delle zone antistanti i locali destinati ai colloqui e anche dei percorsi per raggiungerle. Ma si sa: la sicurezza innanzitutto.
È un inizio e pare che le richieste siano numerose considerando che a fine 2024 erano poco meno di 17 mila i potenziali beneficiari dei colloqui riservati. Così anche in Italia, finalmente, si è aperta la stagione dell’amore all’interno delle carceri allineandosi ai Paesi europei più evoluti. Ma i dubbi sono molti. Innanzitutto su quante saranno e in che tempi saranno allestite le strutture apposite considerando la carenza di spazi all’interno degli istituti. In secondo luogo sarà da considerare la delicatezza dell’argomento facilmente aperto a scherno, illazioni, battute sia da parte del personale di sorveglianza sia da parte dei detenuti spettatori. Sarà da considerare anche la disponibilità di mogli, mariti, compagne e compagni.
L’amore e l’affetto programmati in giorni e ore inevitabilmente prestabiliti saranno emotivamente difficili da affrontare.
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