Numero 5/25 2 febbraio 2025 Presentazione del Signore -Settimanale di varia umanità carceraria C.C. di Monza
Ogni settimana riceviamo dal cappellano del carcere di Monza Don Tiziano Vimercati contributi "del tempo ordinario, settimanali di varia umanità" che vengono letti ai detenuti durante la messa della domenica. Abbiamo deciso di pubblicarli sul nostro blog perché riteniamo siano ulteriori testimonianze della vita carceraria.
Lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace. Maria e Giuseppe, da bravi ebrei credenti e osservanti, finiti i giorni della loro purificazione rituale, portarono Gesù al tempio per presentarlo al Signore. La legge di Mosè chiedeva che ogni bambino primogenito fosse consacrato a Dio. Questo perché un figlio era considerato il dono più prezioso che Dio potesse fare a una coppia di sposi e dunque, presentandolo al Signore, si riconosceva che solo Dio è autore e fonte della vita, e che ogni bambino che nasce appartiene pur sempre a Dio. Un rito molto semplice ma che esprimeva questa grande realtà. Qualcosa di insolito avviene durante il rito della presentazione di Gesù: un uomo giusto e timorato di Dio, un certo Simeone, e un’anziana profetessa, Anna, riconoscono in quel bambino il messia, l’atteso, il salvatore dell’umanità. Non solo, mossi dallo Spirito santo, ne tratteggiano la fisionomia e la missione che svolgerà tra gli uomini. Dice Simeone: Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, e riferendosi a Gesù, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele. Ora Simeone può andare in pace: ha visto chi desiderava vedere, ha incontrato chi ha aspettato per tutta la vita, ha preso tra le braccia chi ha sostenuto e resa bella la sua vita. Ora Simeone può andare in pace: un’esistenza in ricerca, gratitudine per la benevolenza ricevuta, pienezza di vita, serenità per non aver vissuto invano. Non ha rimpianti Simeone, il suo cuore è colmo di gratitudine, ora davvero può andare in pace. Ha saputo vedere in Gesù l’amore di Dio che si è fatto carne, entrato nella storia degli uomini. Chi è il cristiano se non chi cerca Gesù, lo attende con sincero desiderio, e nello stesso tempo sa fissare il proprio sguardo sul volto di Gesù, ascoltare le sue parole così come le conosciamo e che lo Spirito fa risuonare in noi, e guardare i suo occhi e lasciare che Lui guardi nei nostri? In questa contemplazione si comprende che Lui è la nostra salvezza, il senso della vita, la fonte della gioia. Anche quando ci sembra che la sua parola sia “troppo” e che Gesù ci stia chiedendo di andare decisamente contro corrente. Può certamente essere vero. Ma è un andare controcorrente che ci fa bene e ci rende migliori. dtiziano
La Giornata della Memoria nella biblioteca del carcere di Monza. Il 27 gennaio 1945 le truppe dell'Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. Il 1º novembre 2005 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite scelse quel giorno per istituire il Giorno della Memoria per commemorare le vittime dell'Olocausto. In questo 2025, in cui imperversano ancora guerre, persino nel cuore dell'Europa, e siamo immersi in un mondo che sembra smarrire il senso della storia, non è inutile sottolineare proprio questo: l'importanza del coltivare la memoria storica, di preservare il ricordo di ciò che nel passato più o meno recente ci ha condotto a immani tragedie e a milioni di morti. Perché, a distanza di 80 anni dalla fine della Seconda Guerra mondiale, è chiaro che vengono meno anche le preziose testimonianze dirette di quegli sconvolgimenti, gli ultimi sopravvissuti ai campi di concentramento e di sterminio nazisti sono ultraottuagenari, inesorabilmente non ci sarà presto più alcuna voce direttamente testimone di quegli anni. Quindi è importante documentarsi, leggere, conoscere: la conoscenza, il farsi un'idea e l'approfondimento storico sono gli antidoti per saper riconoscere, se non prevenire o evitare, i segnali di ritorno al passato. La biblioteca del carcere di Monza è ben fornita di testi di storia contemporanea e ci sono testi che trattano anche questo tema. E si possono anche ordinare libri tramite il sistema interbibliotecario. Due suggerimenti di lettura. "Varsavia 1944. Storia della distruzione di una città", titolo del primo capitolo di "History Telling" di Paolo Colombo, storico dell’Università Cattolica che racconta, con la tecnica della “storia narrata”, la distruzione nazista della città polacca, dalla creazione del ghetto ebraico, alla rivolta, al male assoluto che ha come fine solo l'annientamento: una storia piena di storie, personaggi, immagini, numeri, «perché c’è dentro tutto, un progetto di grandezza, l’opposizione di Davide a Golia, l’Oriente e l’Occidente, l’orgoglio e la volontà di distruzione, fin di autodistruzione, da una parte e dall’altra…». Un altro testo è "Israele e Gaza oltre la guerra. Alle donne chiedo: uniamoci", l'intervista a Yael Deckelbaum, israeliana, cantautrice e attivista (a cura di Barbara Uglietti) capitolo tratto dal libro "Donne per la pace" a cura delle giornaliste di Avvenire Lucia Capuzzi, Viviana Daloiso e Antonella Mariani. Entrambi editi da Vita e Pensiero, Milano. en.
Speranza contro pessimismo.
È dura, ma avere una speranza, un sogno è la via d’uscita al pessimismo imperante. Spera è il nuovo libro di papa Francesco. Non è della mia parrocchia, ma un titolo così: ottimista, positivo, controcorrente, mi piace, mi carica, mi dà fiducia. C’è qualcuno, e che personaggio, che la pensa come me. Lo associo alla parola sogno, che preferisco. Il sogno degli anni ’70, il sogno di un cambiamento reale, il sogno di giustizia. Tutti temi che nei decenni sono andati scemando. C’è aria mefitica in giro.
Adesso regnano sconforto, disillusione, sfiducia. Parole negative, cattive, violente. Cosa è successo? Problemi economici, sì certo. Drammi famigliari, d’accordo. Amici perduti, ok. C’è di più. È dentro di noi il problema. Forse eravamo degli illusi, degli ingenui. Giovani di certo. Ma eravamo carichi di voglia di fare. Di cambiare quello che non andava bene. Illusi? Con gli occhi di adesso sì. Ma non era così. Le cose sono cambiate e tanto. Adesso sembra che siamo tornati indietro. C’è una sorta di restaurazione. Si sentono frasi e parole antiche, prima scomparse. Ma la storia, la nostra storia, resta. È un patrimonio che non si cancella. C’è chi parla di rivincita. Ma la vita, il mondo, non sono una partita di pallone. Allora, riprendiamoci la speranza.
Siamo ottimisti. Non scoraggiamoci. Possiamo fare tante cose belle. Cominciamo dal piccolo. Da cose semplici. gd.
Giornata Nazionale per la Vita
Ri(flessioni).
1. Suicidi in carcere In carcere per una rapina da 55 euro (comunque restituiti) un uomo di 55 anni si è tolto la vita nel carcere di Vigevano, impiccandosi. Considerato un soggetto fragile, bisognoso di ben altre attenzioni. Dall’inizio dell’anno questo è il nono suicidio nelle carceri italiane.
Anno nuovo, ma finora continua tutto come prima, sembra addirittura peggio, purtroppo. Le tante parole spese, i vari decreti promulgati, le promesse sbandierate, sembra proprio non producano alcun effetto positivo. Occorre maggior impegno, disponibilità a dialogare e un metterci veramente la testa senza lasciarsi paralizzare da convinzioni ideologiche.
2. Migranti in Albania (anche no) Anche questa volta tutti i migranti che il Governo italiano ha portato nei centri di detenzione in Albania, sono stati riportati in Italia. I magistrati, questa volta della Corte di appello di Roma, non hanno convalidati il fermo (decisione comunicata venerdì sera, dopo aver ascoltato, da remoto, i migranti ristretti). Come già è avvenuto nelle due precedenti volte. Il motivo: aspettare la decisione della Corte di Giustizia europea. Perché tanto accanimento? Il buon senso suggerirebbe di aspettare almeno la decisione della Corte europea.
3. Dramma della solitudine Aspettava un figlio, all’insaputa di tutti, sembra, una ragazza di sedici anni. Partorisce in casa, con la sola presenza della madre. I vicini che hanno sentito le urla della ragazza, allertano i soccorsi. Il figlio, ormai partorito, si trovava sul balcone di casa, adagiato in un secchio, morto. Una triste storia, come tante purtroppo, che avvengono nel silenzio, nella paura e nella vergogna. Donne che diventano vittime di disattenzione, superficialità, pregiudizi, spesso lasciate sole da uomini irresponsabili. Una triste storia, anche oggi, Giornata in difesa della vita. Vita nascente, futuro di speranza .
4. Noa e Mira Awad: inno alla pace La star israeliana Noa e la cantante palestinese Mira Awad, amiche da tanto tempo, daranno inizio alla prima serata del Festival di Sanremo, l'11 febbraio, con un inno alla pace. Canteranno "Imagine" di John Lennon in inglese, ebraico e arabo. Una notizia che allarga il cuore. Ma che dovrebbe far cambiare il cuore soprattutto a tanti altri che, nonostante la sofferenza della povera gente, insistono per la guerra. dt
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