STORIE - Pietro da Petrostal - La “fuga” dall’Ucraina, l’arrivo in Italia. La scelta sbagliata.


Pietro è un nome molto comune dalle parti di Odessa, in Ucraina. Vi è l'usanza di dare questo nome ai bambini nella speranza che crescano più forti: il nome Pietro ha il significato di "pietra, durezza e forza". A 18 anni si trasferisce a Kirovograd, per fare il servizio militare, che da quelle parti dura circa un anno e mezzo, poi ritorna nella sua città natale a Petrostal, dove conosce una ragazza che poi diventerà sua moglie. Si innamorano e si sposano a Kishineu, capitale della Moldavia, paese di origine della moglie, dove nascerà il loro primogenito. Per anni hanno avuto una vita serena, Pietro si trova bene, vivono in un ambiente dove predomina la loro stessa cultura. Col tempo nasce in lui l'idea di poter fare di più per la sua famiglia, trovare un nuovo lavoro, realizzare qualcosa di più importante per il loro benessere. Nel 2006 prende la decisione di partire per l'Italia, dove già si trovava la madre di sua moglie ed altri suoi parenti. Ricorda quel lontano 2006, la sua prima volta in Italia, da clandestino. 

Partì dall'Ucraina su un pulmino, in tutto sei persone, come lui, in cerca di un lavoro e di una vita migliore. "Eravamo diretti verso l'Ungheria, e nessuno di noi aveva una richiesta di lavoro, quindi senza un nulla osta per entrare in Italia, eravamo tutti consapevoli di entrare come clandestini. Arrivammo a Niringasa, l'autista del pulmino, intascata la sua ricompensa ci presentò un altro autista, questa volta di un Tir, carico di legna per camini, diretto verso l'Italia attraversndo la Slovenia. Tutti e sei nascosti in mezzo a delle casse di legna, in uno spazio  fatto appositamente, dove rimasi in piedi per ben 24 ore, giorno e notte senza sosta." Nel raccontare questo episodio la tonalità della voce di Pietro cambia, i suoi occhi si riempiono di luce con lo sguardo fisso nel vuoto, come se io,  che gli stavo seduto di fronte,  non esistessi nemmeno. Iniziò a proiettare sul mio volto gli istanti di quella drammatica pellicola che era il suo film. Deglutì come se avesse la bocca impastata, e, dopo attimi di esitazione, bisbigliò a malapena con un lieve tremolio: "In quegli attimi pensavo di morire, facevo fatica a respirare, non potevo muovermi, pensavo continuamente di non farcela,  solo l'amore per la mia famiglia e la volontà di dar loro una vita migliore,  con un lavoro in un paese straniero, mi diede la forza ed il coraggio di superare a stento  tanta sofferenza ed agonia.Finalmente arrivammo a  Trieste, sentimmo la voce del camionista che ci informava che eravamo arrivati, rimasi con lo stupore e la gioia nel cuore di avercela fatta." 

Ma la sua disavventura non era ancora finita, lo aspettava un altro pulmino con l'ennesimo autista, per dirigersi verso Venezia,  dove uno di loro sarebbe sceso. Dopodichè l'ultima  direzione fu per Milano, dove la sua intenzione era di prendere il treno per raggungere Torino, lì avrebbe trovato ad attenderlo i parenti della  moglie. "Dopo aver fatto acquistare il biglietto all'autista, perché non parlavo l'Italiano, salii sul treno, mi accomodai e sfinito mi addormentai accompagnato dai miei sogni e speranze in direzione di Torino." Arrivato a destinazione si sistemò subito, cominciando a lavorare. Dopo un anno Pietro ottenne il permesso di soggiorno, e con gioia  viene raggiunto dalla  moglie e dal figlio, trascorrendo una parte della sua vita con serenità, vivendo modestamente,  pur con alcune piccole difficoltà iniziali per la comprensione della lingua, trovò degli italiani molto ospitali che lo aiutarono. Ogni anno ritorna in patria a trovare genitori e parenti, è molto legato al suo paese e alle sue tradizioni, in specialmodo per la sua cucina, dove ama gustare il suo piatto preferito, il "Borsh",  un  minestrone-zuppa con barbabietole e carne. "Decisi di  trasferirmi a Milano, sempre per lavoro, la mia volontà e la caparbietà mi stavano aiutando a realizzare ciò che mi ero promesso arivando in Italia, ero felice ed intorno a me regnava quella pacifica armonia che portò alla nascita del mio secondogenito." Purtroppo col tempo le cose invece di migliorare peggiorarono. Pietro e la sua famiglia vennero travolti da quella tremenda crisi economica che attanaglia tutt'ora l'Italia e gli italiani,  figuriamoci uno straniero. 

Continua Pietro, "Era come se di colpo mi mancasse il terreno sotto i piedi. il lavoro veniva  a mancare, gli stenti aumentavano, mia moglie, i miei due figli, i miei sogni sbiadirono. Mi sentivo stringere in una morsa infernale, non volevo mollare, dopo tutto mi ripetevo che ero uscito indenne da quel viaggio dantesco, trovandomi ora dove volevo con mia moglie e con la felicità di avere due figli, perché avrei dovuto arrendermi  proprio adesso?" Ma la realtà a volte è cruda, spietata, va al di là delle tue forze e della tua volontà. "Nella disperazione scelsi (sbagliando), la via più breve, credendo di risolvere tutti i miei problemi, ed ecco che oggi sono qui a raccontare la mia odissea da un posto dove non mi sarei mai immaginato, e ripenso a quando quel lontano giorno, a Petrostal, decisi di partire per l'Italia."

Continua il racconto spiegandoci che deve tanto all'Italia e agli italiani, qui ho tanti amici diventati anche fraterni. Lo aspettano, quando uscirà, i figli ed i suoi cari. "Vorrei uscire e riscattarmi per  tutti gli errori commessi, dimostrare a me stesso, ma soprattutto a chi mi ha voluto bene ed ha creduto in me,  dandomi fiducia, che è possibile  ricominciare,  vorrei rimanere in Italia, perché me la sento come una seconda patria. Spero di trovare nuovamente un lavoro, e circondarmi di tanta serenità e amore con la mia famiglia. Vivere felicemente, perché ho anche capito di trovarmi in un paese dove le persone sono solidali, volenterose di tendere una mano senza tanti pregiudizi, alle persone che, come me, sono disposte al sacrificio per costruirsi una vita dignitosa ed onesta."

Dal tuo racconto, caro Pietro,  una cosa emerge chiaramente di te,  che ami molto la tua  famiglia e i tuoi figli, e che il nome della città da dove provieni ti si addice perfettamente,  sembri proprio "IL PIETRO D'ACCIAIO",  ecco perché sono pienamente convinto che ce la farai. Come a tutti i protagonisti di queste storie vere, noi della redazione  ti auguriamo di ritrovare quella serenità perduta che avevi  prima di incrociare quella strada senza luce in quel vicolo cieco che ti ha portato qui. Speriamo tu possa ripartire da dove avevi iniziato e stringerti con forza alla tua stupenda famiglia, circondandoti del loro magnificio amore che nutrono per te. Buona fortuna Pietro D'Acciaio, da tutti noi. 

Intervista scritta da L.Q. ( oggi in libertà) e pubblicata su Oltre i Confini - Beyond Borders - Il Cittadino di Monza e Brianza

Commenti

Post popolari in questo blog

ADOTTA UN VENTILATORE

Benvenuti su Oltre i Confini - Voci dal carcere