Numero 28 17 novembre 2024 XXXIII domenica Tempo Ordinario Settimanale di varia umanità carceraria C.C.di Monza

Nelle tue mani, Signore, è la mia vita 

Sarà capitato anche a voi di sentire qualcuno affermare che, alla luce di quanto sta accadendo, siamo ormai vicini alla fine del mondo. E poi segue l’elenco dei mali che ci affliggono, delle cattiverie sempre più incredibili, di sconvolgimenti climatici, di guerre sempre più crudeli e diffuse, cose mai viste prima. Certamente c’è un fondo di verità in tutto questo, ma quando nel corso della storia non si sarebbe potuto dire lo stesso? E lo si dirà ancora per tanto tempo. Altri si spingono oltre arrivando a prevedere perfino il giorno e l’ora in cui avverrà la fine di tutto, esponendosi a clamorose smentite. Anche Gesù ne parla, con toni particolarmente forti, ma aggiunge: Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre. Allora non preoccupiamoci troppo di ciò che non ci è possibile sapere ma di come prepararci a quel giorno, sapere, questa volta sì, che cosa ci attende in quel giorno. Dice Gesù: allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli a radunare i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità dei cieli. Ci attende l’incontro con il Signore Gesù, entrare nella vita divina, partecipare della sua gloria. Senza dimenticarci che già fin d’ora abbiamo la grazia di essere in comunione con Lui, di vivere come chi è in attesa dell’incontro finale ma già può gioire e vivere nella pienezza di una presenza reale. La certezza che un giorno ci incontreremo con Gesù ci permette di vivere in questo tempo di attesa con molta pace e serenità, senza ansie, paure, stanchezze e delusioni. E’ il tempo di vivere nella responsabilità, cercando la giustizia, la carità, cercando di essere compassionevoli. E’ il momento della fiducia perché dobbiamo renderci conto che la nostra vita è nelle mani di Dio, e possiamo ben sperare. Nel salmo responsoriale abbiamo letto: Nelle tue mani, Signore, è la mia vita. Dire “la mia vita” è come dire me stesso, la mia storia, quello che sono ora e ciò che sono stato nel passato, cose belle e cose brutte, la mia famiglia, le amicizie, ciò che desideravo diventare e ciò che in realtà sono, in una parola tutto. Tutto è nelle tue mani, o Signore. Le mani del Signore sono quelle di Gesù, mani che ci hanno benedetto, accarezzato, che hanno guarito i malati, ridato la vista ai ciechi e alleviato le sofferenze degli uomini. Vale la pena fidarci. dtiziano

“Non abbiamo la bacchetta magica” 

In un recente convegno a Siena, il ministro Nordio ha chiarito alcune cose: “Per quanto riguarda il sovraffollamento stiamo agendo in tre direzioni. Per i detenuti tossicodipendenti, che spesso sono più ammalati che criminali, stiamo pensando a delle forme di detenzione differenziata nelle comunità. Per quanto riguarda gli stranieri, che sono un terzo della nostra popolazione carceraria, la strategia è di far espiare la sanzione residua, o quantomeno in parte, nel loro Paese di provenienza. Sono più di 25mila in Italia e se riuscissimo a rimpatriarne anche solo un terzo sarebbe un’ottima deflezione. Infine la custodia cautelare: più del 20% dei carcerati è in detenzione preventiva e non in espiazione di una condanna definitiva”. Il ministro Nordio dichiara di voler intervenire per una limitazione della custodia cautelare rendendola alternativa con forme che già esistono. “Occorre creare spazi all’interno delle carceri” perché siano presupposto per lavoro e sport, “fondamentali per la rieducazione dei detenuti e per rendere meno tesa l’atmosfera carceraria.” Però ci situazioni che si sono sedimentate nell’arco di decenni e il ministro ammette che “sarebbe ingannevole affermare che abbiamo la bacchetta magica per risolverle in poco tempo”. Basterebbe forse riflettere sull’urgenza di una misura temporanea ma immediata, per ridurre subito il sovraccarico sul sistema carcerario, in attesa delle magnifiche sorti e progressive auspicate dal ministro della Giustizia. en. 

“Recidiva 0” 

“Recidiva 0” è un progetto di formazione e lavoro in carcere, partito nel giugno 2023, promosso dal Ministero della Giustizia, per contrastare la recidiva dei comportamenti delinquenziali e per dare concrete opportunità di reinserimento ai detenuti. Secondo i dati del CNEL quasi il 70% dei detenuti torna a delinquere una volta fuori, vale a dire 2 su 3. C’è una forte relazione tra il lavoro e la probabilità o meno di tornare a commettere reati. Il progetto “Recidiva 0” ha l’obiettivo di ridurre questo fenomeno, attraverso un potenziamento dell’offerta di percorsi di formazione e inserimento lavorativo. Vedremo se porterà frutti. Però, come a Monza, l’obiettivo ambizioso può essere raggiunto se i mezzi e gli strumenti sono effettivi ed efficaci, aumentando i posti disponibili per articolo 21 e semilibertà e agevolando il contesto. en.

Corte costituzionale disattesa. 

La Consulta emana sentenze e il ministero della Giustizia e i giudici non le prendono in considerazione. Due gli esempi che riguardano il carcere. Diritto all’affettività: principio molto discusso tra i carcerati con pareri discordanti. Fatto sta che 10 mesi dopo che la Corte ha sentenziato il diritto dei detenuti ad avere rapporti, Parlamento e governo non hanno fatto nulla. E il ministero della Giustizia ha bloccato l’iniziativa di alcuni direttori di carceri che avevano mostrato interesse a sperimentare soluzioni idonee a dare seguito alla sentenza dei giudici costituzionali. Di più, alla protesta di un detenuto del carcere di Asti che lamentava di non poter avere colloqui riservati perché l’amministrazione gli aveva risposto di non avere locali adeguati, il giudice di Sorveglianza non ha trovato opportuno sollecitare la direzione del carcere affinché provvedesse alla bisogna. Per il giudice non era un diritto, ma solo un’aspettativa legittima contrastata dall’impossibilità di avere ad Asti locali dedicati. (L’art.28 delle norme sull'Ordinamento penitenziario e sull'esecuzione delle misure privative e limitative della libertà, così recita: Particolare cura è dedicata a mantenere, migliorare o ristabilire le relazioni dei detenuti e degli internati con le famiglie). Altro esempio. Un giudice di sorveglianza, a Firenze, ha negato il diritto all’acqua calda in cella perché, citiamo l’ordinanza (poi riformata,) è: “una fornitura che si può pretendere solo in strutture alberghiere”. Deduciamo che il diritto a cose e servizi, in carcere, può essere applicato solo se non è un costo altrimenti se ne può fare a meno. gd. 

Colletta Alimentare 

Anche il presidente Mattarella ha fatto la spesa per i poveri, così riportava un giornale di oggi. Possiamo scriverlo anche noi sul giornale: molti detenuti del carcere di Monza ieri hanno partecipato alla raccolta di viveri di prima necessità organizzata dal Banco Alimentare. Un gesto di generosità, semplice e immediato, alla portata di tutti ma capace di renderci migliori se con quel gesto intendiamo esprimere la cura verso il prossimo che desideriamo caratterizzi la nostra vita. dt.


Ri(flessioni). 

1. Suicidi in carcere Questa volta si tratta di un ragazzo tunisino di soli 28 anni. E’ successo martedì nel carcere di Genova Marassi. Il ragazzo è morto dopo tre giorni in rianimazione in condizioni che sono apparse subito disperate. Sono ormai ottanta i nostri fratelli che hanno fatto questa scelta. Dolore, pietà e compassione per loro. Ma continueremo a invocare misure adeguate a chi ha il dovere di intervenire con misure capaci di limitare il più possibile questa vergogna che pesa sulla coscienza di tutti. 

2. Suicidio in carcere Quindici anni fa un ragazzo, arrestato nella notte, si suicidò la mattina seguente. Non incontrò coloro che hanno il compito di valutare la capacità di affrontare la detenzione. Era stato messo in cella da solo contro le indicazioni del Pm. La Corte di Cassazione ha stabilito che il Ministero della Giustizia dovrà risarcire la famiglia del detenuto. Un po’ di giustizia, forse. Ma nessuno restituirà la vita a quel ragazzo, e la sua famiglia non potrà mai riabbracciarlo. 

3. Le leggi e il Presidente Mattarella Rispondendo alle domande di un numeroso gruppo di giovani il presidente ha cosi affermato: Sì, ho adottato decisioni che non condivido, è capitato più volte, il presidente promulga leggi ed emana decreti, ma ha delle regole che deve rispettare... Più volte ho promulgato leggi che ritenevo sbagliate, inopportune, ma erano state votate dal Parlamento e io ho il dovere di promulgare a meno che non siano evidenti incostituzionalità. Rispetto totale della Costituzione e della divisione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario: questa è democrazia. 

4. Un’intima gioia Ecco le parole del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove alla presentazione della nuova auto blindata della Polizia penitenziaria per il trasporto di detenuti al 41-bis. Sarò forse anche infantile, un po’ fanciullesco, ma l’idea di vedere sfilare questo potente mezzo che dà prestigio, l’idea di far sapere ai cittadini chi sta dietro a quel vetro oscurato, come noi incalziamo chi sta dietro quel vetro oscurato, come noi non lasciamo respirare chi sta dietro quel vetro oscurato, è sicuramente per il sottoscritto un'intima gioia... C’è chi gioisce della sofferenza altrui e chi invece ci ricorda che “ero carcerato e siete venuti a trovarmi”, Gesù nel Vangelo (Mt 25,36). Forse, il sottosegretario, si è accorto che stavolta ha esagerato: rettifica, in quanto intendeva dire che è alla mafia che intende togliere il respiro. Ci mancherebbe altro. Perché non l’ha detto chiaramente. Sulle nuove auto, però, non ci sta la mafia, ma persone che certo hanno sbagliato, ma vanno rispettate. dt

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