Numero 26 - 3 novembre 2024 XXXI domenica Tempo Ordinario - Settimanale di varia umanità carceraria C.C.di Monza

 

Per essere credibili. 

Vangelo di oggi: Gesù e lo scriba, due uomini che si intendono perfettamente. Strano, di solito gli scribi non sono descritti in modo molto positivo. Questo scriba invece non si contrappone a Gesù, non cerca di imbrogliarlo facendolo cadere in qualche tranello, gli rivolge invece una domanda seria e sincera, con molto garbo e rispetto. E’ uno scriba che si sta mettendo in discussione, che desidera davvero sapere cosa ne pensa Gesù. E Gesù capisce, intuisce la rettitudine di quest’uomo e si mette sullo stesso piano. Questa è la prima cosa bella che possiamo imparare dal vangelo di oggi: quando due uomini sono sinceri, quando, senza pregiudizi, cercano la verità, quando non hanno interessi nascosti da difendere, quando non dicono una cosa e ne pensano un’altra, ecco due uomini così non possono che incontrarsi e intendersi, andar d’accordo, e costruire insieme qualcosa di bello e utile per il bene di tutti. E Gesù che cosa ha detto di così speciale da conquistare lo scriba? In realtà, almeno nel vangelo di oggi, Gesù non ha detto nulla di straordinario, di assolutamente nuovo, niente che non era già stato detto. Riprende le parole del libro del Deuteronomio, letto come prima lettura, e anche legare l’amore verso Dio a quello verso il prossimo era un insegnamento già presente nella bibbia. Anche lo scriba era arrivato alla stessa conclusione: uomo onesto, sinceramente alla ricerca della verità, aveva compreso che il vero israelita credente era colui che metteva al primo posto non le tante leggi e decreti, non le centinaia di precetti e proibizione che gravavano sulle spalle degli ebrei, ma appunto chi metteva al primo posto Dio e i fratelli. Se lo scriba è rimasto sorpreso è perché ha trovato in Gesù uno che ci credeva davvero, che metteva al primo posto Dio e i fratelli. In quel breve dialogo lo scriba deve aver percepito che Gesù nella risposta data non pronunciava solo belle parole, ma ci metteva se stesso, lasciava parlare il cuore, in un certo senso si stava compromettendo. Anche noi non abbiamo troppe difficoltà a pensare come lo scriba, anche noi ci arriviamo a considerare giusto, e mettere al primo posto, l’amore verso Dio e i fratelli. Ma non basta arrivarci solo con la mente, bisogna arrivarci anche con il cuore e con scelte concrete di vita. Che, molto spesso, non sono del tutto coerenti con ciò che pensiamo e anche desideriamo, rendendoci così poco credibili. dtiziano.

Dalla lettera di una detenuta. 

La giustizia: una balena spiaggiata Qualche altro passaggio della lettera di una detenuta, L.L.F, da un carcere del Nord Italia. Condizioni che si riscontrano sostanzialmente in ogni carcere. In carcere urla, litigi, crisi sono all’ordine del giorno. Il carcere è un mondo dove la normalità sparisce; per questo è così destabilizzante per chi ha sempre condotto una vita regolare: l’urbanità non c’è, la civiltà neanche, l’ignoranza e la convinzione che l’unica cosa che conta è la forza e i soldi radono al suolo qualsiasi comunicazione; è un luogo dove tutti fumano come turchi e venderebbero la propria madre per una sigaretta, quando ormai fuori è out da decenni; dove ottieni di più se fai peggio, dove sei costretto a fare la doccia in ciabatte per non beccarti malattie in docce che condividi con 30, 40, 50 persone; dove non vedi per anni una pianta ma solo cemento; dove mangi con piatti di plastica le stesse identiche cose di un vitto monotono, non potendo più mangiare una serie di cibi e bevande che ricordi e vedi solo in TV. Il carcere è alienante, dopo un po’ che ci sei dentro cominci a perdere pezzi di te stessa, dopo aver perso il nome di battesimo all’entrata, qui ci sono solo cognomi. Per prima se ne va la memoria, che risente del clima di insicurezza, precarietà, del rumore e dello stress continuo senza pause; poi cominci a perdere ogni interesse per il mondo esterno, a ciò che accade in quel fuori che non ti appartiene più; se hai qualcuno all’esterno ti struggi nella nostalgia e nella preoccupazione dei tuoi cari, ma pian piano l’esterno si perde e ti sembra di esser nato e cresciuto qui dentro, all’inferno, e che la vita al di fuori sia stata solo un sogno, un sogno perduto che non potrai più coltivare, e tutto ciò che eri, i tuoi interessi e le tue passioni, te stesso, non sia più importante perché è finito qui dentro, in questa cloaca da cui, forse, un giorno potrai uscire, ma che non uscirà più da dentro te stesso e allora è più facile mettersi un sacchetto di plastica in testa, aprire il gas del fornelletto da campeggio della cella e dormire per sempre: ecco che cosa è passato nella testa almeno una volta di chi è stato scagliato nella gehenna. Vi è da stupirsi che ogni giorno qualcuno cerchi di evadere con la morte al proprio assassinio? LLF. Consigliere Comunale denuncia la situazione del carcere Il Consigliere Maffè, del Comune di Monza, ha denunciato la situazione critica in cui versa il carcere di Monza. Situazione purtroppo condivisa con quasi tutte le carceri italiane. Ecco le criticità che secondo il consigliere Maffè affliggono in particolare il carcere di Monza: – Le condizioni di vita dei detenuti: peggioramento della qualità del cibo e razioni insufficienti. – Scarsità del numero degli educatori. – Il sovraffollamento ormai cronico. – Carenza di attività varie e lavorative. – Accoglienza alquanto indecorosa, a livello strutturale, per chi in carcere entra per una visita ai parenti. – In questo momento poi, a causa di alcuni casi di scabbia, alcuni settori sono stati chiusi costringendo alcuni detenuti all’isolamento in cella.

Decreto Albania e senso delle proporzioni 

La settimana scorsa il tribunale di Bologna ha rinviato alla Corte di giustizia dell’Unione europea il decreto Paesi Sicuri, voluto dal governo per sistemare la questione dei trasferimenti in Albania. Per i giudici è indispensabile chiarire quale sia il parametro usato dal governo per individuare i cosiddetti Paesi sicuri di provenienza delle persone da rimpatriare, e se in un contesto legale europeo vale più la norma sovranazionale o quella italiana. Il 21 ottobre scorso il governo ha rivisto la lista dei Paesi considerati “sicuri”: chi proviene da lì non avrebbe diritto all’asilo e dunque dovrebbe essere trasferito in un CPR e allontanato dall’Italia. Il decreto era stato varato dal governo Meloni dopo la decisione del tribunale di Roma di non convalidare il trasferimento di dodici richiedenti asilo, trasferiti in Albania e poi fatti tornare a Bari. In questa vicenda non c’è senso delle proporzioni: per ospitare qualche centinaio di migranti su suolo albanese si investono molti soldi che forse sarebbero meglio destinati a potenziare le strutture esistenti in Italia. Si ignorano o si disapplicano leggi e regolamenti che l’Italia ha approvato, e impegni che sono stati presi. Tutto ciò per cosa? Per solleticare quella parte di opinione pubblica sensibile ai proclami di sicurezza e ordine? Invece, quando la nave della marina militare ha portato quei migranti sulle coste albanesi e il giorno dopo li ha ricondotti indietro, l’Italia e il suo governo hanno fatto “na figura de ciculaté”. E soprattutto, visto il can can mediatico e i proclami che da mesi e mesi preannunciavano i centri per stranieri su territorio albanese come la soluzione al problema dell’immigrazione clandestina, forse sarebbe stato opportuno leggersi meglio le leggi e i trattati internazionali che l’Italia ha sottoscritto: quei Paesi che il ministero dell’interno voleva considerare come sicuri erano contemporaneamente inseriti dal ministero degli esteri tra quelli non sicuri! Senso delle proporzioni, o semplice buonsenso. en. Centri in Albania: necessaria una prudente, saggia e onesta riflessione Nonostante le troppe e violente polemiche legate al progetto di trasferimento dei migranti in Albania, per procedere celermente alle procedure di espulsione, che avrebbero suggerito un periodo di sospensione dei trasferimenti, almeno fino a quando non si chiariscano bene i punti più controversi, da lunedì quattro novembre riprenderanno i trasferimenti nei centri costruiti in Albania. Mi sembra una scelta poco prudente, troppo affrettata, che potrebbe ritorcersi contro. Forse è meglio prima ripensare e capire bene i ruoli dei poteri legislativo e giudiziario. Anche l’aspetto economico ha la sua importanza: quanto ci costano questi nuovi centri in Albania? Quanto spendiamo in più rispetto a una accoglienza in Italia? dt.

Ri(flessioni).

1. Suicidi in carcere Un uomo di 50 anni, di Pistoia, si è tolto la vita nel carcere di Prato. E’ il 77° dall’inizio dell’anno. Sempre nel silenzio e nell’assenza di provvedimenti efficaci capaci di arginare questa piaga. 

2. Una tassa (estorsione) per i cristiani In Mali, un piccolo paese africano, da un gruppo estremista è stata imposta una tassa, ma più che tassa si tratta di un’estorsione, che ogni cristiano deve pagare per poter praticare la propria religione. Si tratta di circa 40 euro (è una cifra considerevole in quel Paese). Rifiutarsi di pagare comporta la chiusura dei luoghi di culto. Così recita l’articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, promulgata nel 1948 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite: Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti. La libertà religiosa è un diritto fondamentale di ogni uomo. Eppure In più di trenta nazioni nel mondo i cristiani subiscono persecuzioni e violenze. Negare il diritto alla libertà religiosa, oltre a far soffrire chi ne è privato, porta a inevitabili conflitti, recriminazioni, a rendere tutto inutilmente più difficile e a creare le condizioni per conflitti futuri.

3. La menzogna è illegale Sembra quasi una favola: il Galles ha intenzione di essere il primo paese a rendere illegale la menzogna in politica. Sono convinti che le bugie, le false promesse elettorali proclamate solo per raccogliere più voti possibile, facciano molto male al Paese. Allontanano i cittadini dalla politica, favoriscono la piaga dell’astensionismo, che dovrebbe invece essere combattuta. Una nazione non va lontano se si spezza la fiducia tra il cittadino e chi governa. Ben venga allora questa legge, e non solo per il Galles!

4. La guerra: una sconfitta, sempre! Nel giorno della festa di Tutti i Santi, il Papa, dopo aver invitato a pregare per i troppi popoli che stanno vivendo il dramma della guerra, aggiunge: Fratelli e sorelle, la guerra sempre è una sconfitta, sempre! Ed è ignobile perché è il trionfo della menzogna, della falsità. Si cerca il massimo interesse per sé e il massimo danno per l'avversario calpestando vite umane, ambiente, infrastrutture, tutto e tutto mascherato da menzogne. E soffrono gli innocenti.

5. Il bene e il male Le disgrazie spingono qualcuno a dare il meglio di sé, ma per altri, è il peggio che offrono. Quanto sta avvenendo a Valencia, in Spagna, ha visto tanti gesti di generosità, volontari che si sono messi a disposizione, le infermiere di una Casa di riposo hanno messo in salvo decine di anziani ricoverati portandoli sulle spalle ai piani superiori. Ma altri sono stati arrestati perché sorpresi a compiere atti di sciacallaggio. Che tristezza! dt

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