STORIE DI (STRA)ORDINARIA CRIMINALITA' - IL LADRO GENTILUOMO di F.F.
Fine Anni '70. Gli anni della nostra educazione criminale. Ero ancora minorenne, in 2a o 3a media, facevamo ginnastica in via Cavallotti, io e il Gioacchino, di sera, perché d'inverno alle 4 del pomeriggio era già buio pesto. Passa per strada una donna, tutta impellicciata, sola, con la borsetta, un colpo sicuro, probabilmente un ricco bottino per noi. Ci guardiamo negli occhi, stesso lampo di genio: facciamo lo scippo. Il turno è mio. Mi avvicino rapido e le tiro via la borsa, e a passo lungo e ben disteso m'incammino veloce per la via normalmente, come se niente fosse, per non dar nell'occhio. Ma quella niente, insegue me e il mio amico. Ci raggiunge, ci supplica: «C'ho figli, ci sono i documenti, le foto... c'ho la patente dentro, per favore...». Fermi lì impalati e un po' stralunati, io apro la borsetta: «T'ho, che vuoi, che ti serve? Ecco la patente, ecco la foto dei figlioli...». E lei: «Noooo! dammi almeno metà dei soldi... c'ho i figli, devo far la spesa...». E ancora a supplicare, non molla. E io le do allora anche un po' dei soldi. Ma quella ancora non ci molla. Urla, strepiti, pianti, e sempre dietro. Le restituisco pure la borsetta. E alla fine della fiera mi ha rifatto tutto, quasi quasi oltre alla sua borsa le do anche i soldi miei.
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