Settimanale di varia umanità carceraria C.C. di Monza Numero 16 – 25 agosto 2024 XXI domenica Tempo Ordinario

 


 Questo vi scandalizza? A un certo punto Gesù domanda ai discepoli: Questo vi scandalizza? Discepoli distratti, increduli, con aspettative sbagliate, pronti anche a mormorare. Qualche attenuante l’avevano: Gesù aveva appena finito di parlare di se stesso come del pane che dona vita, un pane che addirittura ci dona l’eternità. Sicuramente troppo per chi si accontentava di molto meno. Anche in chi lo aveva seguito, magari con tanto entusiasmo ma con idee non del tutto chiare, arriva il momento della crisi. Crisi che può purificare ciò che non è perfetto, ma può anche distruggere del tutto ciò che, pur giusto, è fragile. Una crisi che ci ricorda che siamo, allo stesso tempo, credenti-non credenti, e che non è possibile dividerci tra chi crede e chi non crede (cosa inutile del resto). E’ la storia di sempre, di ogni cristiano e di ogni comunità. Anche il cristiano può rimanere scandalizzato dalle parole di Gesù, anche chi si mostra irreprensibile agli occhi della gente può avere il cuore che batte da un’altra parte. Di Gesù è troppo facile accogliere solo ciò che più ci piace e che in realtà è ciò che non ci disturba, ciò che non mette in discussione il nostro modo di vivere. E’ facile lasciare che gli inviti a compiere scelte forti, scelte radicali di povertà, a quel “lasciare il tutto per seguirlo”, rimangano lettera morta, almeno per me. Forse ci scandalizzano le parole di Gesù quando ci allontaniamo dalle verità fondamentali della fede, quando, pur continuando a considerarci credenti, la svuotiamo di contenuti e la riduciamo a un insieme di formalità, a semplici e superate tradizioni più o meno gloriose del passato (cosa che ha l’effetto benefico di farci star meglio, in pace con noi stessi, anche se intuiamo che c’è qualcosa che stona). Recitare qualche preghiera, per pochi ormai andare a messa la domenica, accendere qualche candela alla Madonna e a qualche santo che più ci sta a cuore, qualche processione o manifestazione religiosa: ecco per molti cristiani, come abbiamo ridotto la nostra fede. E se dovessimo andare oltre, e se dovessimo essere fedeli a ciò che Gesù ci ha insegnato, ecco lo scandalo, che neanche più chi si considera vicino è disposto ad accettare. Volete andarvene anche voi? C’è tristezza in queste parole di Gesù, ma non c’è condanna, non sono un invito ad andarcene, ma ad accoglierlo con fiducia nella verità, nella gioia di una buona novella di un Dio che condivide la nostra realtà umana, che per noi si è fatto pane permettendoci di vivere in pienezza questa vita, e nell’eternità. dtiziano.

 

Anno Santo 2025 - Un anno di speranza per il futuro Cosa sarà dunque di noi dopo la morte?

Continuiamo a conoscere quanto il Papa ci ha indicato nella Bolla di indizione del Giubileo Ordinario, Spes non confundit (La speranza non delude), che celebreremo nel prossimo anno 2025. Ecco le parole del Papa. Cosa sarà dunque di noi dopo la morte? Con Gesù al di là di questa soglia c’è la vita eterna, che consiste nella comunione piena con Dio, nella contemplazione e partecipazione del suo amore infinito. Quanto adesso viviamo nella speranza, allora lo vedremo nella realtà. Sant’Agostino in proposito scriveva: «Quando mi sarò unito a te con tutto me stesso, non esisterà per me dolore e pena dovunque. Sarà vera vita la mia vita, tutta piena di te». Cosa caratterizzerà dunque tale pienezza di comunione? L’essere felici. La felicità è la vocazione dell’essere umano, un traguardo che riguarda tutti. Ma che cos’è la felicità? Quale felicità attendiamo e desideriamo? Non un’allegria passeggera, una soddisfazione effimera che, una volta raggiunta, chiede ancora e sempre di più, in una spirale di avidità in cui l’animo umano non è mai sazio, ma sempre più vuoto. Abbiamo bisogno di una felicità che si compia definitivamente in quello che ci realizza, ovvero nell’amore, così da poter dire, già ora: «Sono amato, dunque esisto; ed esisterò per sempre nell’Amore che non delude e dal quale niente e nessuno potrà mai separarmi». Ricordiamo ancora le parole dell’Apostolo: «Io sono […] persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore» (Rm 8,38-39).

 

Pillole di conoscenza. Cittadinanza italiana

In Italia la legge n. 91 del 1992 stabilisce che la cittadinanza italiana può essere acquisita: 1) automaticamente quando si è nati da almeno un genitore cittadino italiano (ius sanguinis diritto di sangue), indipendentemente dal luogo di nascita. Questo può avvenire per nascita, riconoscimento o adozione. Non è necessario dimostrare un livello di conoscenza della lingua italiana. 2) automaticamente, secondo lo ius soli (diritto del suolo) riservato a coloro nati in Italia da genitori apolidi o da genitori stranieri il cui paese d'origine non riconosce lo ius sanguinis, o da genitori sconosciuti in caso di abbandono, a condizione che non venga identificato né uno né entrambi i genitori. 3) per scelta, se si nasce in Italia da genitori stranieri e ci si risiede legalmente e ininterrottamente fino ai 18 anni; la dichiarazione dev'essere fatta entro un anno dal raggiungimento della maggiore età. 4) per naturalizzazione, dopo 10 anni di residenza legale in Italia, a condizione di assenza di precedenti penali e di presenza di adeguate risorse economiche, dimostrando di conoscere l'italiano (B1). 5) per matrimonio o unione civile con un cittadino italiano, dopo due anni di residenza legale in Italia o dopo tre anni di matrimonio o unione civile se residenti all'estero (termini ridotti della metà in presenza di figli nati o adottati dai coniugi), a condizione di assenza di precedenti penali.

Secondo i dati del Ministero dell’Interno, nel 1998 gli ottenimenti di cittadinanza erano poco più di 12mila mentre nel 2018 sono stati oltre 112mila.

L’illusione del gioco d’azzardo

Ne stiamo parlando da qualche settimana. Una storia che è bene conoscere. Troppi si sono rovinati: non guadagno sulle sventure altrui: lo ha dichiarato un tabaccaio di Pesaro dopo aver deciso di non vendere più i Gratta e Vinci (sarebbe meglio chiamarli Gratta e Perdi). Scelta che comporta guadagni inferiori, e l’obbligo di continuare a pagare, anche senza entrate, la quota di concessione del servizio. Ho visto troppa gente rovinarsi con le proprie mani. MI rifiuto di continuare. Ha fatto poco: quel che ha potuto. Ha fatto tanto: ora finalmente è in pace con la coscienza. dt.

Ri(flessioni) 1. Serve un antidoto al veleno nella nostra società

Qualche giorno fa Papa Francesco ha nuovamente espresso con parole di vibrante chiarezza la totale condanna della pena di morte: veleno per la società. Non si può non essere concordi con le parole del Papa. Ma altrettanto chiaramente il Papa si era più volte espresso anche contro un altro tipo di veleno che mina la salute delle nostre comunità e cioè la carcerazione in condizioni disumane e non rispettosa del principio rieducativo della pena. In entrambi i casi siamo di fronte al fallimento dei valori fondamentali della nostra società civile. E tristemente non si può non richiamare all’attenzione di tutti ancora una volta il dramma dei suicidi in carcere: davvero la pena di morte entra nelle celle, nel connubio sciagurato privazione della libertà e condizioni di vita in carcere insostenibili, quando lo Stato di diritto non riesce più a trovare il rimedio necessario contro il veleno nelle proprie comunità e volge lo sguardo altrove. en. 2. Per pietà? La confessione di un badante, napoletano, 48 anni: Ho ucciso quattro anziani che accudivo. L’ho fatto per pietà. La pietà però è un’altra cosa. E’ mettersi nei panni dell’altro, non decidere per lui. La pietà è una cosa seria, alle volte anche troppo.

 

3. Beniamino Zuncheddu Il pastore sardo, in carcere per ben per 33 anni, dichiarato poi innocente, ha incontrato papa Francesco. Dopo l’incontro, avvenuto qualche anno fa nel carcere di Cagliari, Beniamino e il Papa hanno mantenuto i rapporti attraverso la corrispondenza. Ora è avvenuto l’incontro tanto desiderato da Beniamino ma, credo, anche dal Papa. 4. Otto impiccati in due giorni. In Iran non si ferma la macchina della morte: in soli due giorni il regime iraniano ha eseguito almeno otto condanne a morte. Sono circa trecento le persone che dall’inizio dell’anno sono state impiccate, di cui quindici donne. Tutto sommato nell’indifferenza 5. Incidente sul lavoro E’ successo a Monza, mercoledì di questa settimana: un ragazzo di soli ventidue anni, egiziano, ha perso la vita stritolato dagli ingranaggi di un nastro trasportatore per rifiuti. Giovane vita spezzata, sogni infranti, parenti distrutti. Un ragazzo che avrà già vissuto difficoltà, privazioni, umiliazioni per noi semplicemente inimmaginabili. Una breve notizia sui giornali e tutto torna come prima. Fatalità o qualcosa in più si potrebbe fare? 6. Ancora caporalato Nelle campagne del lodigiano mille braccianti nei campi, sotto il sole, per diciassette ore al giorno. E di notte una branda per dormire sotto un capanno. Naturalmente sottopagati, senza il rispetto dei diritti fondamentali. Niente di nuovo. E’ un sistema criminale molto diffuso. Si può parlar male degli immigrati, volerli rimandare nei loro paesi, ma se servono vanno bene. dt

 

 


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