Settimanale di varia umanità carceraria C.C. di Monza Numero 8 – 30 giugno 2024 XIII domenica Tempo Ordinario a cura di Don Tiziano Vimercati
Chi mi ha toccato? Vangelo di oggi: Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata... E subito Gesù disse: chi ha toccato le mie vesti? E’ una donna, che da dodici anni soffriva di perdite di sangue, a rivolgersi a Gesù con questa richiesta: nessuna superstizione, nessuna forzatura o indebita ingerenza. Solo una grande fiducia in Gesù e la decisione di mettersi nelle sue mani. Non si fidava più di nessuno perché aveva sofferto molto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza trarne alcun vantaggio. Ma di Gesù si fida. Desidera toccarlo, tocca le sue vesti, è sufficiente. Gesù, che pure era circondato da una numerosa folla che lo strattonava da ogni parte, si accorge che qualcuno l’ha toccato in modo diverso, in quel toccare c’era un desiderio sincero, un desiderio di relazione, e un cuore pronto ad amare. Questi erano i sentimenti della donna inferma. Toccare, come ha fatto lei, esprime la volontà di vicinanza e di eliminare ogni ostacolo che impedisce un’autentica relazione, per arrivare a una conoscenza sempre più profonda dell’altro. Toccare, come ha fatto lei, in modo discreto, quasi nascosto, esprime rispetto dell’altro e un mettersi in gioco per ciò che si è: si realizza l’incontro tra due persone che rimangono se stesse, ma che creano una relazione che non è troppo definirla vitale. Dopo averlo toccato si avvicinerà a Gesù, si getterà ai suoi piedi, guarderà il suo volto. Gesù le disse: Figlia, la tua fede ti ha salvata. Và in pace e sii guarita dal tuo male. La fede salva, c’è un toccare e un vedere, espressioni della fede, che ci portano alla salvezza. La fede cristiana allora non è solo qualcosa di astratto, di intimistico o, peggio ancora, una questione di tradizione. Per un cristiano la fede è vedere e toccare Gesù, considerarlo il senso della vita, con quel desiderio che più mi avvicinerò a Lui, più riuscirò a toccarlo e più sarò salvato, più sarò guarito dai mali e dalle paure che mi affliggono. dtiziano
Anno Santo 2025 Un anno di speranza per il futuro Non manchi l’attenzione verso gli ammalati
Continuiamo a conoscere quanto il Papa ci ha indicato nella Bolla di indizione del Giubileo Ordinario, Spes non confundit (la speranza non delude), che celebreremo nel prossimo anno 2025. E’ un’occasione per ritrovare speranza, per perdonare e essere perdonati. Non è solo l’anno delle celebrazioni più o meno solenni. E’ l’anno in cui poter ricominciare, guardare al futuro con fiducia, anche se sentiamo il peso degli errori del passato, nostri e degli altri uomini. Il Papa indica i segni che dovranno accompagnare la celebrazione dell’Anno santo: la pace, la trasmissione della vita, i detenuti, no alla pena di morte, gli ammalati, i giovani. Dopo aver ricordato, la scorsa settimana, quanto il Papa ha scritto parlando della pena di morte, riflettiamo oggi sull’attenzione da riservare verso gli ammalati, gli anziani, le persone fragili. E anche l’invito a costruire una società che sappia prendersi cura delle persone disabili, considerandole non un peso ma una ricchezza da custodire.
Segni di speranza andranno offerti agli ammalati, che si trovano a casa o in ospedale. Le loro sofferenze possano trovare sollievo nella vicinanza di persone che li visitano e nell’affetto che ricevono. Le opere di misericordia sono anche opere di speranza, che risvegliano nei cuori sentimenti di gratitudine. E la gratitudine raggiunga tutti gli operatori sanitari che, in condizioni non di rado difficili, esercitano la loro missione con cura premurosa per le persone malate e più fragili.
Non manchi l’attenzione inclusiva verso quanti, trovandosi in condizioni di vita particolarmente faticose, sperimentano la propria debolezza, specialmente se affetti da patologie o disabilità che limitano molto l’autonomia personale. La cura per loro è un inno alla dignità umana, un canto di speranza che richiede la coralità della società intera.
La salute non è un lusso!
- Costituzione Italiana: articolo 32 La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
- Così si è espresso Papa Francesco durante l’incontro con un gruppo di operatori del campo sanitario, avvenuto nel 2023. Spetta ad ogni Paese adoperarsi per ricercare le strategie e le risorse perché a ogni essere umano sia garantito l’accesso alle cure e il diritto fondamentale alla salute. La salute non è un lusso! Un mondo che scarta gli ammalati, che non assiste chi non può permettersi le cure, è cinico e non ha futuro. La salute non è un lusso, è per tutti.
- I numeri però non lasciano molta speranza. I cittadini si rivolgono sempre di più alla sanità privata, pagando di tasca propria. Ma non sempre è una libera scelta. Liste di attesa troppo lunghe, compresa una certa complessità nelle procedure di appuntamento. Chi può si rivolge al privato: appunto, chi può. E gli altri?
Nel 2022 quattro milioni e duecento mila famiglie hanno limitato le spese per la salute, oltre 1,9 milioni di connazionali hanno rinunciato a curarsi per motivi economici. Sono dati l’ultimo report di Fondazione Gimbe.
- E pensare che avevamo un Servizio Sanitario Nazionale giudicato tra i migliori del mondo. E compito primario della politica riportare a livelli di eccellenza la sanità italiana, rispettando l’articolo 32 della Costituzione. Questa è una priorità per i cittadini (magari senza perdere troppo tempo in questioni che lasciano il tempo che trovano, ma che interessano poco i cittadini). Siamo di fronte ad una crisi di sostenibilità senza precedenti di un Servizio Sanitario Nazionale, ormai vicino al punto di non ritorno. Il diritto costituzionale alla tutela della salute si sta trasformando in un privilegio per pochi, lasciando indietro le persone più fragili e svantaggiate, in particolare nel Sud del Paese.
Ri(flessioni). 1. La sanità in carcere La situazione sanitaria delle carceri riflette inevitabilmente le difficoltà che si riscontrano sul territorio, peggiorandole. Ciò che fuori è difficile, dentro diventa una difficoltà insormontabile. Con scarsissime possibili soluzioni alternative. Ma è proprio in carcere che si dovrebbero impegnare le risorse migliori. Dice l’articolo 32 della Costituzione: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. La salute è un diritto fondamentale che lo Stato riconosce a tutti e soprattutto si afferma che deve garantire cure gratuite ai poveri, a chi non se le può permettere. Nessuno deve rimanere senza cure. dt. 2. Carcere : Ancora suicidi Ancora: sembra inarrestabile la piaga dei suicidi in carcere. Altri tre suicidi in questa settimana, tra cui un giovane di soli ventuno anni. Dall’inizio dell’anno è stata raggiunta la cifra di 48 suicidi. Se pensiamo che anche uno solo sarebbe troppo… E non dobbiamo dimenticare che ci sono stati anche quattro suicidi di agenti penitenziari. Chi si è tolto la vita merita rispetto e compassione e nessuno deve permettersi di giudicare. Semmai ci spetta di fare tutto il possibile per evitare il più possibile questa piaga. Se siamo credenti, pregare per loro,dt
3. Rifugiati nel mondo Centoventi milioni. È questa la cifra impressionante che ha raggiunto il numero delle persone sfollate nel mondo. Sono fuggite da guerre, fame, devastazioni. Lo ha scritto in un suo rapporto l’UNHCR, l’agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati. Sono state costrette alla fuga in Ucraina, in Congo, Sudan, Birmania, ecc.. E il Peace research institute di Oslo (Prio) aggiunge che l’anno scorso sono morte 122 mila persone in 59 conflitti nel mondo. La parola “guerra” è sempre più sulle bocche di politici europei, oltre a sempre maggiori spese per armamenti. Irresponsabili! Vogliono che quella maledetta parola diventi abituale nelle conversazioni. gd 4. Quelle urla dal mare E’ il titolo in prima pagina di Avvenire, di venerdì 28 giugno. Si riferisce all’ennesimo naufragio di migranti, avvenuto a Roccella, in Calabria. C’è stato poco risalto per questa tragedia: “un naufragio anonimo e invisibile”. Eppure 70 persone hanno perso la vita, comprese donne e bambini. Così hanno scritto i vescovi calabresi: le loro voci non restino inascoltate; le loro grida denunciano la deriva della nostra stessa umanità. Per troppi questa tragedia cade nell’indifferenza. dt.
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