Settimanale di varia umanità carceraria C.C.di Monza - Numero 6 – 16 giugno 2024 XI domenica - Tempo Ordinario a cura di Don Tiziano

 



Con pazienza  

La sapienza del contadino: lo sa, il contadino, che deve avere pazienza, che non può forzare i tempi della natura, che l’erba, anche se la tiri, non cresce più in fretta, e che l’attesa della crescita non deve essere tempo perso. Quando gettiamo un seme, possiamo sì favorirne la crescita, non facendo mancare l’acqua, concimando il germoglio se serve, liberandolo dalle erbacce e da eventuali parassiti, ma non possiamo certo dimezzare i tempi della crescita. Serve proprio quella qualità che non apprezziamo e che consideriamo una virtù per i deboli, la pazienza, ma che è estremamente necessaria. Alle volte è giustificata l’insofferenza verso la pazienza. Attendere una risposta che non arriva mai perché qualcuno è negligente; non riuscire a ottenere qualcosa che ci spetta di diritto; sentirci dire “abbi pazienza” in modo disinvolto e superficiale, tanto per chiudere la questione, da parte di chi, di solito, pazienza non ne ha proprio. Ma è cosa buona, la pazienza, quando sappiamo rispettare i tempi della vita; quando sappiamo, con amore, stare vicini e comprendere i figli anche quando sbagliano o non riescono a soddisfare tutti i desideri dei genitori (che potrebbero non essere leciti e soffocare i figli); la pazienza necessaria per continuare ad amare i genitori quando sono anziani e hanno bisogno di mille attenzioni; quando riesco a sopportare il vicino di casa rumoroso e villano, il collega di lavoro che non perde occasione di mettersi in mostra e appena può mi fa le scarpe; il compagno di cella troppo invadente e poco collaborativo. Occorre imparare, quando la vita ci pone di fronte a situazioni stressanti, che si ottiene di più con la pazienza, con l’esempio di fare noi per primi ciò che vogliamo che gli altri facciano. Concedendo all’altro tutto il tempo necessario per crescere e migliorare. Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa: sono parole del vangelo di questa domenica. Il seme è stato gettato, il regno di Dio è già tra noi. Occorre avere occhi acuti, l’intelligenza di chi sa vedere la forza positiva del bene senza fermarsi solo su quella distruttiva del male, che pure esiste ed è forte. Occorre la pazienza di accettare i tempi di Dio e quelli degli uomini. dtiziano

 

Anno Santo 2025 - Un anno di speranza per il futuro: trasmettere vita e ricuperare gioia

L’anno prossimo in tutto il mondo cristiano si celebra l’Anno Santo, o Anno Giubilare. Un’occasione per ritrovare speranza, per perdonare e essere perdonati. Non è solo l’anno delle celebrazioni più o meno solenni. E’ l’anno in cui poter ricominciare, guardare al futuro con fiducia, anche se sentiamo il peso degli errori del passato, nostri e degli altri uomini. Il Papa indica i segni che dovranno accompagnare la celebrazione dell’Anno santo: la pace, la trasmissione della vita, i detenuti, no alla pena di morte. Dopo aver ricordato quanto il Papa ha scritto circa i detenuti e il desiderio di pace che ogni uomo porta nel cuore, riflettiamo oggi sulle parole a proposito della questione della trasmissione della vita.

Guardare al futuro con speranza equivale anche ad avere una visione della vita carica di entusiasmo da trasmettere. Purtroppo, dobbiamo constatare con tristezza che in tante situazioni tale prospettiva viene a mancare. La prima conseguenza è la perdita del desiderio di trasmettere la vita. A causa dei ritmi di vita frenetici, dei timori riguardo al futuro, della mancanza di garanzie lavorative e tutele sociali adeguate, di modelli sociali in cui a dettare l’agenda è la ricerca del profitto anziché la cura delle relazioni, si assiste in vari Paesi a un preoccupante calo della natalità… L’apertura alla vita con una maternità e paternità responsabile è il progetto che il Creatore ha inscritto nel cuore e nel corpo degli uomini e delle donne, una missione che il Signore affida agli sposi e al loro amore. È urgente che, oltre all’impegno legislativo degli Stati, non venga a mancare il sostegno convinto delle comunità credenti e dell’intera comunità civile in tutte le sue componenti, perché il desiderio dei giovani di generare nuovi figli e figlie, come frutto della fecondità del loro amore, dà futuro ad ogni società ed è questione di speranza: dipende dalla speranza e genera speranza… Ma tutti, in realtà, hanno bisogno di recuperare la gioia di vivere, perché l’essere umano, creato a immagine e somiglianza di Dio, non può accontentarsi di sopravvivere o vivacchiare, di adeguarsi al presente lasciandosi soddisfare da realtà soltanto materiali. Ciò rinchiude nell’individualismo e corrode la speranza, generando una tristezza che si annida nel cuore, rendendo acidi e insofferenti.

Un papà incontra il figlio, in carcere 

La gioia, e la grande tristezza, di un papà che incontra il figlio tra le mura, pur abbellite, di un carcere. E’ anche l’occasione, per il papà, di guardarsi dentro, di ripensare alle scelte fatte nella vita, guardare negli occhi il figlio e ritrovare la speranza e la forza per andare avanti: ma papà ti promette che non ne perderemo più uno (di momenti passati insieme), perché ha capito che non c’è niente al mondo che valga la pena di tenermi lontano da te. Un cammino bello che tutti possiamo compiere è riscoprire le cose che nella vita contano, gli affetti familiari, le amicizie sincere, il cuore disponibile, tutto ciò che rende veramente bella vita e degna di essere vissuta.

Sei l’unica persona al mondo alla quale non vorrei mai mentire, ma nello stesso tempo vorrei che tu non scoprissi mai la verità. O per lo meno vorrei che tu non scoprissi che a me è permesso di fare il padre una volta a settimana. Vorrei che tu non scoprissi mai che il giardino e la casetta dove ci vediamo di solito non sono il giardino e la casa di papà ma uno spazio messo a disposizione da un carcere per effettuare i colloqui con i figli minori. Vorrei che tu non scoprissi tante cose amore mio. Che papà per tutta la vita non ha fatto altro che rovinare ogni momento bello della vita, compreso la tua nascita. Che per l’ennesima volta ha deluso la mamma lasciandola sola nel momento più difficile della sua vita. Che di te ha perso le cose più importanti. Oggi sono passati quattro anni dalla tua nascita e continuiamo a vederci nello stesso posto. Papà vive contando i giorni, le ore, i minuti e i secondi che separano un colloquio dall’altro. Non vedo l’ora di sentirti mentre mi racconti cos’è successo durante la settimana. Come quella volta che mi avevi raccontato che avevi sognato che prendendo una pozione magica avevi sconfitto un ragno gigante. Amore mio, per un uomo non esiste paura più grande della paura di non proteggere chi ama, e papà ha tanta paura. E per di più non riesco a dare un termine a questa paura. Ma se c’è una cosa che vorrei che tu sapessi è che papà ha fatto tutto sto casino senza sapere cosa significasse essere padre. Ci sono tanti momenti belli della vita che sono andati persi senza la possibilità di recuperarli, ma papà ti promette che non ne perderemo più uno, perché ha capito che non c’è niente al mondo che valga la pena di tenermi lontano da te. Hyseni Ergys

Pillole di conoscenza.

Anche nel carcere di Monza è possibile, per chi lo desideri, iscriversi all’università, perché il (tanto) tempo che si trascorre, spesso senza aver niente da fare, può essere usato per studiare! Già alcuni detenuti hanno utilizzato questa opportunità per provare a iniziare una nuova vita, per concludere studi lasciati a metà o per semplice desiderio di rimettersi in gioco. Non ci sono particolari limiti d’età, non si hanno rigide sessioni d’esame, non si pagano tasse e tutti i libri e i materiali didattici sono gratuiti, si paga solo una quota annuale di circa 16€. Ogni detenuto studente ha un tutor di riferimento per tutto quel che serve. Sia l’Università Bicocca sia la Statale di Milano hanno attivato questo servizio. Il contatto può essere preso direttamente, chiedendo informazioni alle proprie educatrici e agli educatori di riferimento. en.

 Ri(flessioni).

1. Per un carcere vivibile.

Nelle lunghe giornate trascorse in carcere, la maggior parte dei detenuti non svolge alcuna attività scolastica, e quelli che lavorano sono una piccola parte. Le ore di socialità sono spesso usate per continue interminabili partite a carte, mentre le occasioni di fare sport sono sfruttate da pochi fanatici del fitness. Tutto il resto è TV che in cella assume il ruolo che svolge anche in molte famiglie come babysitter elettronica. Ci si mette per ore a guardare di tutto: i tronisti, gli amici di Maria, Maria che consegna la posta, la ruota della fortuna, televendite di materassi e aste di orologi, come costruire un alambicco o come sopravvivere nudi (e crudi) in Amazzonia! Insomma passivamente si guarda il mondo virtuale da spettatori. Invece si dovrebbe utilizzare la TV per proporre strumenti educativi, corsi di formazione nelle salette, impartire lezioni di lingua italiana a stranieri. Con poca spesa e un po’ di buona volontà. en.

2. Sovraffollamento.

Curiosa proposta per risolvere il problema del sovraffollamento nelle carceri del presidente emerito della Corte costituzionale: applicare il numero chiuso. “Se i posti sono quelli - afferma l’esimio giurista -: uno entra solo se ne esce un altro”. Semplice. Perché nessuno ci ha mai pensato prima? Parole lanciate nel vento. Questo dimostra quanto questo drammatico problema sia preso in considerazione da esimi rappresentanti delle istituzioni. Superficialità e nessuna voglia concreta di risorverlo. gd

3. Carceri: altri due suicidi

Il Consiglio d’Europa richiama l’Italia per l’alto numero di suicidi che avvengono nelle carceri italiane, invitando il Governo a intervenire. Questo proprio nel giorno in cui sono avvenuti altri due suicidi, che portano a 42 il totale dall’inizio dell’anno. Un uomo di 46 anni, nel carcere di Biella, e un altro di 38 nel carcere di Ariano Irpino. Diversi altri hanno tentato il suicidio ma sono stati salvati. Il suicidio è sempre un mistero e nessuno può leggere fino in fondo nel cuore di un uomo. Il silenzio è l’atteggiamento più giusto. Ma qualcosa va pur fatto, cominciando a togliere le situazioni che possono portare alla disperazione. dt.

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