"Belle persone" di Giancarlo D'Adda

 

 

Ciò che non fa, o fa poco, lo Stato ci pensano i bravi cittadini. Con un gran cuore e un alto senso civico. È accaduto a Milano questa settimana. Un borseggiatore, assieme a un complice, ruba la borsetta a una signora. Che li segue e li vede spartirsi il bottino. Recupera alcuni documenti ma non il denaro. Allora chiama marito e figlio, due giganti di più di due metri. Che si precipitano in strada (abitano lì vicino). Il figlio insegue uno dei due e lo blocca. Questo lo supplica di lasciarlo andare e di non denunciarlo: è appena uscito di galera e sta per iniziare la messa alla prova. Se lo denunciano perde ogni possibilità di farsi una nuova vita. Arrivano i carabinieri ma la famiglia, unita, decide di non denunciarlo. Crede al ladro sulla parola. 

Con queste parole: “La prigione non è servita a evitare recidive. Forse la messa in prova potrà essere più efficace. Le carceri restituiscono impietosamente quello che investiamo, cioè poco”. Una lezione al borseggiatore sperando che la capisca e non ci ricaschi, come purtroppo ha fatto. Ma anche allo Stato che decida finalmente di investire seriamente sulla rieducazione. Che vuol dire: case di accoglienza, programmi di lavoro all’esterno e in carcere, corsi di avviamento alle professioni. Si sfoltirebbero carceri sovraffollate e, soprattutto, si recupererebbero miglia di cittadini alla società civile. E diminuirebbero furti e rapine. Oltretutto, un grande risparmio economico per le nostre disastrate casse. E basta con sempre più pene che prevedono il carcere e l’idea di costruire sempre più carceri! 

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