Numero 3 -19 maggio 2024 a cura di Don Tiziano Vimercati, il cappellano della Casa Circondariale di Monza

 Il teatro in carcere di Armando Punzo e la Seconda Volta di M.A.S.C.

Settimanale di varia umanità carceraria C.C. di Monza

Teatro in carcere: In fuga dalla perfezione

Dall’estate dello scorso anno una quindicina di detenuti si sono impegnati per preparare uno spettacolo teatrale. Guidati da persone esperte e appassionate, attraverso un duro lavoro per imparare a essere attori, hanno finalmente messo in scena il teatro dal titolo “In fuga dalla perfezione”. Tratto liberamente da un’opera di Michael Frayn “Rumori fuori scena” dove si raccontano le disavventure di una improbabile e traballante compagnia teatrale che tenta, con incerti risultati, di allestire uno spettacolo. Gli attori hanno saputo regalarci uno spettacolo gradevole, con toni comici e irreali, dando prova di essere qualcosa di più di una compagnia traballante. Certo erano un po’ emozionati, ma chi non lo sarebbe presentandosi per la prima volta davanti a un pubblico numeroso? Questo teatro è stato presentato tre volte: mercoledì con la presenza dei familiari degli attori; giovedì e venerdì sera con un pubblico esterno. Alcune impressioni che ho raccolto tra gli attori. Preparare questo teatro è stata una sfida: ha richiesto impegno, fedeltà, coraggio per vincere le paure e la timidezza. Ci siamo conosciuti e attraverso una maggior conoscenza abbiamo imparato a rispettarci. Ci siamo sopportati ma anche supportati. Il teatro ti porta a misurarti con te stesso, a superare i tuoi limiti, mette alla prova la capacità di lavorare insieme, di saper creare relazioni e complicità in un gioco di squadra che porta a buoni risultati. Il teatro, soprattutto per noi detenuti, ci permette di esprimere le nostre capacità, di mostrare ciò che anche noi sappiamo fare, che siamo persone ancora in grado di realizzare cose buone, di essere una risorsa per la società. Recitare davanti ai nostri familiari è stato un modo per rinsaldare rapporti di vita. Recitare davanti a persone esterne è stato anche un modo per far conoscere la realtà del carcere e di chi si trova ristretto, superando, si spera, tanti superficiali giudizi. Il teatro all’interno di un carcere è un’attività molto positiva perché ti aiuta a lavorare su te stesso, a superare la timidezza, a metterti anche nei panni degli altri, a ritrovare la verità della tua vita. Esprimo gratitudine per chi ha reso possibile la realizzazione del teatro, per chi ha anche sofferto per raggiungere questo risultato. E per gli attori: è stato bello vederli recitare, ammirarli impegnati e “dentro” nella parte, altro rispetto a ciò che si può vederli negli altri giorni. Allora è possibile far emergere il bello che c’è in ciascuno di noi, è possibile vivere un periodo di difficoltà, anche grande, in modo positivo e costruttivo. Per il bene personale, e per il bene di tutti. dt.

 

Pillole di conoscenza.

Icam non è un marchio di cioccolato.

Marisa Brigantini, psicologa e criminologa dell'Icam (Istituto a custodia attenuata per detenute madri) di Torino: ci sono 5 strutture in Italia, nascono nel 2006 per poter offrire una detenzione diversa non tanto alle mamme, quanto ai bambini di queste donne che decidono o per costrizione, perché all’esterno non possono contare su una rete parentale, o per scelta personale, di voler crescere i propri figli con loro. Icam è un luogo ove le "recluse" possono soggiornare con i loro figli sino al compimento del sesto anno di età. E’ simile ad un asilo nido. A un bambino non si dovrebbe mai mentire, nessun bambino dovrebbe mai essere separato da sua madre. Sacrosanto. Ma non si dimentichino i padri

Articolo 21 / Lavoro esterno.

Più formazione e lavoro dietro e fuori le sbarre. Infatti solo una minima parte, il 5,4% su oltre 61mila detenuti, partecipa a corsi formativi, eppure il tasso di recidiva tra chi non è coinvolto in programmi di reinserimento è pari al 70% e scende al 2% se si considera soltanto chi ha appreso un lavoro in carcere.

Tra le esperienze in campo negli istituti di pena italiani, sono un esempio quelle che riguardano le Case circondariali di Varese e di Busto Arsizio che ospitano circa 500 reclusi, e sono tra le più virtuose, con una recidiva pari a zero di chi lavora e una soddisfazione piena di imprenditori e clienti finali

 

Ri(flessioni)

Papa Francesco, nel carcere di Verona, pranza con i detenuti. E’ quanto è avvenuto ieri. Così si è espresso il cappellano del carcere: il papa verrà per restituire la dignità perduta. Un papa attento alla vita dei carcerati, sempre pronto a infondere speranza. La speranza che ci aiuta ad andare avanti e ci tiene in vita.

Suicidio in carcere. Un giovane di 25 anni si è tolto la vita giovedì sera nel carcere di Parma. Ho molta compassione per lui, per quanto ha sofferto, per i desideri che non si sono realizzati. E’ il 34° suicidio in carcere dall’inizio dell’anno.

Vietato illudersi, vietato arrendersi/1. Con queste parole, don Luigi Ciotti ha accolto il Papa in visita a Verona, per dire no a tutte le guerre, quelle militari e quelle personali, come ciò che spesso vive chi è detenuto in carcere: Papa Francesco ha abbracciato l'israeliano Maoz Inon, al quale sono stati uccisi i genitori da Hamas il 7 ottobre, e il palestinese Aziz Sarah, al quale l'esercito israeliano ha ucciso il fratello, ora amici e testimoni di una pace possibile almeno tra individui che la vogliano davvero.

Vietato illudersi, vietato arrendersi/2. A Verona il Papa ha pranzato coi detenuti: anche loro cercano una via di pace. Il cappellano del carcere: “il Papa viene per restituire la dignità perduta. Un Papa attento alla vita dei carcerati, sempre pronto a infondere speranza. La speranza che ci aiuta ad andare avanti e ci tiene in vita.”

La vita passata si comprende attraverso la vita presente. E’ l'esperienza a rendere attuali le esperienze del passato, a dare sangue alle ombre, a farle rivivere. Lo afferma il filosofo Dario Antiseri: vale anche alla rovescia, non c’è più memoria del passato e si rifanno gli stessi errori.

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