I COLORI DELLA VITA di Alberto

 


E' difficile raccontarsi con le parole giuste, carpire ogni sfumatura dell'anima e cogliere ogni riflesso dei colori che compongono il prisma della nostra vita. Inizierò dal rosso, il colore dell'amore, quello che credi sia il sentimento più forte, lo si prova in diversi modi, all'inizio t'innamori della mamma, poi della ragazza dei tuoi sogni, crescendo t'innamori della vita o almeno così dovrebbe essere. A volte come nel mio caso, ci provi con tutte le tue forze, ma non riesci mai appieno ad amarti, da bambino ho assistito a scene che nessun bimbo dovrebbe vedere, guardare la propria mamma essere colpita con violenza dalla persona che dovrebbe amarla, questo mi fa fin da subito provare un senso di rabbia fortissimo, non riesco a capire perchè mio papà, la persona che mi ha messo al mondo e che dovrebbe essere il mio esempio diventa un animale senza vergogna, cresco cn questa rabbia dentro che mi obbliga a conoscere altri due colori del prisma dell'anima, il nero ed il grigio. Il nero rappresenta l'ira, il grigio la depressione che ti assale. Divento grande, mi innamoro, penso  che almeno io possa essere miglior di chi mi ha messo al mondo, ci provo, ci metto tutto me stesso, ma mi accorgo che non sempre le fiabe sono a lieto fine, allora per sedare la rabbia e la delusione ancora più forte dentro di me cado nel mondo senza colore della droga.

Il mondo della droga è un posto che ti cancella ogni briciolo di emozione residua, il prisma della mia anima era diventato in quel momento trasparente, non esistevo più, non aveva senso più nulla, pensavo di aver già perso tutto, allora comincio ad essere spietato, unico fine non pensare, usare le persone come mezzo per arrivare ad uno scopo, nell'indifferenza più totale in completa assenza di sentimenti, solo la cocaina mi poteva comprendere, consolare, amare, nel frattempo mi allontanavo da tutto e tutti, mi isolavo "dentro" , la mia anima non volava più, era incollata ad un cannino. Poi è arrivato il carcere, uno stop a quella spirale di violenza infernale. Di colpo mi sono trovato ad essere sobrio, a pensare davanti allo specchio alle azioni commesse,  ho avuto tempo per riflettere e poi una fredda mattina di febbraio il giorno della svolta, mi chiamano per il colloquio familiare, si presenta li mio padre, mi aspettavo di avere un colloquio violento, invece mi si sono riaccesi i colori della mia anima, ho visto mio padre piangere per me per la prima volta, preoccuparsi veramente per suo figlio, e così invece di scaricargli addosso tutta la rabbia che avevo in corpo nei suoi confronti ho scelto di abbracciarlo consolarlo e perdonarlo.

Col perdono ho superato il mio pregiudizio nei suoi confronti e in quel momento il bianco del perdono ha riacceso i colori della mia vita. Ora, a più di un anno dall'incontro, grazie a quell'abbraccio ho iniziato un lavoro di introspezione che mi ha portato ad oggi a lasciare andare la rabbia per così poter riempire il prisma della mia anima di emozioni positive e colori accesi,  sono tornato a provare sentimenti e a non vedere più le persone come oggetto. A riaprirmi al confronto con gli altri e soprattutto sono tornato ad amarmi e ad amare, iniziando dalla mia famiglia cercando di migliorarmi ogni giorno facendo tutti gli sforzi possibili per cambiare la mia vita in positivo.

p.s.: ci tengo a precisare che ancora tutt'oggi il rapporto tra me e mio padre è lontano dall'essere chiamato tale, ma non provo più rancore nei suoi confronti, il perdono è un percorso lungo e difficile ma degno di essere compiuto.

Da Oltre i Confini - Inserto de IL CITTADINO di MONZA e BRIANZA

                                                                      

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