Numero 14/25 5 aprile 2025 Quinta domenica di Quaresima Settimanale di varia umanità carceraria C.C. di Monza
Ogni settimana riceviamo dal cappellano del carcere di Monza Don Tiziano Vimercati contributi "del tempo ordinario, settimanali di varia umanità" che vengono letti ai detenuti durante la messa della domenica. Abbiamo deciso di pubblicarli sul nostro blog perché riteniamo siano ulteriori testimonianze della vita carceraria.
Senza pietre tra le mani
Donna dove sono? Nessuno ti ha condannata? E’ la domanda fatta da Gesù a una donna sorpresa in flagrante adulterio. La donna rispose: Nessuno, Signore. Come nessuno? Erano tutti pronti a scagliare le pietre contro di lei, si sentivano in diritto di punirla, aveva infranto le legge di Mosè. Quella donna era ormai vista come un corpo estraneo da espellere, aveva disonorato la comunità e non aveva più diritto di vivere. Allora, perché non c’era più nessuno? Perché ora accettano che anche una peccatrice possa continuare a vivere in mezzo a loro? Non gli importa più che la comunità possa presentare una facciata di rispettabilità? Non si sentono più minacciati dalla sua presenza, sono tranquilli lo stesso, ora? Una frase di Gesù li ha messi in crisi, la loro ipocrisia smascherata, meno male per la donna ma in fondo anche per loro: Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei. Una frase semplice, immediata, capace però di raggiungere direttamente la coscienza di chi la sente, togliendogli le pietre dalle mani. Tu, proprio tu, vuoi gettare le pietre, quando ti sei macchiato più volte dello stesso peccato. Proprio tu, artigiano, che imbrogli i tuoi clienti con manufatti scadenti. Tu, oste, che volentieri annacqui il vino. Tu, padrone, che non riconosci la giusta paga ai tuoi operai. Proprio tu, marito insensibile, che insulti e maltratti la tua compagna. Non dovrebbe stupire, nessuno di quella folla era senza peccato. L’uccisione di quella donna sarebbe stata solo una punizione e la comunità non sarebbe migliorata di molto, fatta ancora di peccatori, come prima, con la presunzione però di aver fatto un po’ di pulizia. Gesù non intese sminuire la gravità del peccato commesso dalla donna. Mi sembra invece che noi oggi sottovalutiamo un po’ troppo il peccato di adulterio. Ma per chi viene tradito è come essere ucciso nella sua umanità, distrutta la relazione d’amore, derubato di tutto ciò che ha donato. Ferite difficilissime da guarire, che comunque lasceranno cicatrici indelebili. Alla fine Gesù dice alla donna: Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più. Neanche Gesù, Lui, il giusto, l’unico che avrebbe potuto farlo, la condanna. Preferisce il perdono, anche se impegnativo: le chiede di non peccare più. Ma glielo chiede dopo averla guardata con amore e averla perdonata. E’ qualcosa più forte del castigo. E’ un’illusione pensare di essere giusti, di ritenerci in diritto di criticare e se possibile anche punire chi pensiamo sbagli. Lasciamo il giudizio a Dio, l’unico che lo può fare, noi faremmo troppi errori. Non è la nostra condanna a salvare il peccatore, semmai il nostro amore. Non è dunque tra i giusti che dobbiamo cercare di abitare ma tra coloro che sanno amare, che non hanno sempre tra le mani le pietre. dtiziano.
Le carceri, unità di misura della dignità di una democrazia
Sovraffollamento e carenze del personale di sorveglianza sono i malanni cronici delle carceri italiane. I numeri sulle presenze dei detenuti oltre il consentito – dai regolamenti e dal senso di umanità – sono stabili ma rimangono dentro un’emergenza che si aggrava ogni giorno facendo crescere le tensioni dietro le sbarre. Ci sono celle per 4 persone dove vivono anche in 7 o 8, come accade, per esempio, nel carcere di Foggia, dove un paio di settimane fa un 39enne, che aveva provato a uccidersi con una lametta alcuni giorni prima, quando era rinchiuso a Sassari, si è impiccato. La metà dei 25 detenuti che si sono suicidati da inizio anno era in attesa di primo giudizio. In questa situazione drammatica c'è attesa per la nomina del nuovo capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria: a dicembre infatti, Giovanni Russo, magistrato di vaglia, fa sapere al ministro Carlo Nordio di voler lasciare la guida del Dap, alla quale si trova solo dal gennaio 2023. Le sue incombenze vengono affidate alla vicecapo del Dap, Lina Di Domenico. I mesi passano ma il direttore ancora non c’è. Il ministro Nordio, il quale cerca di far fronte alle fibrillazioni del mondo carcerario, legate al sovraffollamento, all’inadeguatezza delle strutture e segnato dall’alto numero di suicidi, incontrando il Garante nazionale per i detenuti e i garanti regionali che gli hanno sottoposto «la delicata questione degli istituti penitenziari per minori» ha firmato il decreto che assegna al Dap un milione di euro per «l’accoglienza di genitori detenuti con bambini al seguito in case famiglia protette». Un buon provvedimento che però stride con la norma (del tutto opposta) del ddl Sicurezza, che prevede che mamme e bambini finiscano in carcere e non in case protette. Nel frattempo il commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria Mario Doglio ha avviato la gara per realizzare nel 2025 altri «384 nuovi posti detentivi in 9 penitenziari di 7 regioni, con una spesa di 32 milioni di euro», tutto ciò all'interno del piano governativo per aggiungere 7mila posti tabellari ai 50mila attuali. Parafrasando un famoso slogan di Cetto La Qualunque (alias Antonio Albanese), per rispondere al sovraffollamento e alle carenze organiche del sistema penitenziario, "più celle per tutti". e.n.
Dati aggiornati sul sistema penitenziario italiano
Al 29 marzo in Italia sono 62.230 le persone detenute, a fronte di una capienza di 51.283 posti. Di questi, però, 4.443 non sono disponibili. Questo fa sì che il tasso di affollamento sia del 132,8%. In 57 istituti penitenziari il tasso di affollamento è pari o superiore al 150% (tre persone ogni due posti disponibili). La situazione più grave è a San Vittore, dove il sovraffollamento è del 218%. In diversi istituti penitenziari il problema del sovraffollamento carcerario è reso peggiore dalla mancanza di personale di polizia penitenziaria, che esaspera e peggiora le condizioni all'interno dell'istituto. en.
La prima scuola intitolata a Sammy Basso
Forse è più di una semplice intitolazione. Sammy Basso, morto a soli 28 anni per una rara malattia, ha molto da insegnare. Soprattutto, anche se non solo, ai ragazzi e ai giovani. Amava la vita, amava lo studio, le amicizie, amava le sfide. Una vita difficile, vissuta con coraggio e determinazione. Un bene aver intitolato a lui una scuola, luogo dove si educa, dove si dovrebbe insegnare l’essenziale distinguendolo dal superfluo e da ciò che è negativo. La scuola si trova a Montenero di Bisaccia, Campobasso. Le parole della mamma, presente all’inaugurazione: Sammy era curioso di tutto, studiava tanto per andare in fondo ad ogni cosa. Per questo, dare il suo nome a un istituto scolastico per noi è veramente una cosa bellissima. Aver avuto Sammy con noi per quasi 29 anni è stata la cosa più bella che potesse capitarci.
Una bambina, sola, nel deserto
Arrivano dritte al cuore le immagini di una bimba che cammina da sola, barcollando, nel deserto. Nessuno all’orizzonte. Si tratta di un video girato dalla Ong Mediterranea, al confine tra Libia e Ciad, nel deserto del Sahara. Alcune frasi che accompagnano il video: Dove sono le madri nel mondo occidentale? Un bambino nel deserto e un crimine in bella vista. Non in una casa. Non tra le braccia di una madre, ma nel deserto aperto, da solo. Un viaggiatore lo ha trovato da solo, a piedi nudi, mentre camminava nel vasto e crudele Sahara... Il bambino in questo video non ha commesso alcun crimine...Il suo unico crimine è essere povero in un sistema progettato per cancellare i poveri. L’indifferenza e la complicità dell’Europa non ci scandalizzano e ci rendono però corresponsabili. dt
Ri(flessioni).
1. Suicidi in carcere Questa volta si tratta di una donna. Francesca Brandoli, cinquantadue anni, si è impiccata nel carcere di Bollate. Condannata all’ergastolo per l’omicidio del marito. Da tempo inserita in contesti lavorativi anche all’esterno del carcere. Ma non è bastato. E’ il venticinquesimo suicidio nelle carceri italiane dall’inizio dell’anno.
2. Diventerete ricchi Promessa fatta dal presidente americano Donald Trump, dopo il malcontento, anche tra gli stessi americani, per l’introduzione dei nuovi dazi: Diventerete ricchi, ricchi come mai prima. Non che ce ne fosse bisogno, ma ora è chiaro che cosa conta davvero per il presidente. E’ un po’ come voler abolire la povertà per decreto. Niente contro la ricchezza, specie quando è onesta e condivisa. Ma farne lo scopo principale della vita mi sembra troppo. E poi, chi diventerà ricco come mai prima? Chi ricco lo è già e chi è povero di sicuro continuerà a esserlo.
3. Giornata dell’Autismo Il due aprile, è la Giornata Mondiale dell’Autismo. Lo scopo è di sensibilizzarci su questa realtà che colpisce numerose persone, e giungere a scelte che possano permettere di condurre una vita serena. Ottime queste Giornate: hanno lo scopo di non lasciare nessuno ai margini, che ci deve essere posto per tutti, e ci ricordano che le nostre comunità non sono formate da persone perfette, in tutti i sensi.
4. Quando non c’è solidarietà I fatti: una ditta veneta elargisce un buono di cinquanta euro ai dipendenti che lo scorso 28 marzo non hanno aderito a uno sciopero indetto dai sindacati. Circa la metà dei lavoratori ha fatto questa scelta. Inevitabile la bufera che ne è seguita. Attività antisindacale e possibili denunce presentate alla magistratura. In realtà la ditta, dopo le polemiche, ha poi fatto marcia indietro per, afferma, evitare interpretazioni equivoche circa le loro intenzioni. Comunque rimane il fatto che quanto pensato dalla ditta era umiliante nei confronti dei lavoratori, sia di coloro che hanno lavorato che di quelli che hanno scioperato. Ma ancora più triste è la mancanza di solidarietà tra i lavoratori, il non essere uniti nel rivendicare condizioni di lavoro e salari dignitosi. E si lasciano soli coloro che si espongono nella lotta, ma senza tirarsi indietro quando, ci sarà da goderne i frutti. dt.
5. Una madre in sciopero Laila Soueif 68 anni, inglese, da sei mesi fa lo sciopero della fame per far liberare suo figlio Alaa Abdel dalle carceri egiziane. Lui è una figura di spicco della rivolta del 2011. È stato condannato a cinque anni in un processo definito ingiusto da esperti dell’Onu. Anni che ha già scontato. Ma ugualmente non lo fanno uscire. E anche lui ha iniziato a non mangiare. gd
Commenti
Posta un commento