Numero 9/25 2 marzo 2025 VIII domenica del Tempo Ordinario - Settimanale di varia umanità carceraria C.C. di Monza
Ogni settimana riceviamo dal cappellano del carcere di Monza Don Tiziano Vimercati contributi "del tempo ordinario, settimanali di varia umanità" che vengono letti ai detenuti durante la messa della domenica. Abbiamo deciso di pubblicarli sul nostro blog perché riteniamo siano ulteriori testimonianze della vita carceraria.
Per non cadere nel fosso
Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Così dice Gesù nel vangelo di questa domenica. La risposta è scontata. La conosce anche il mio meraviglioso cane. Quando usciamo per il giretto serale, e per lui è una grande festa, salta e gioca in modo quasi incontenibile, però appena ci sono le condizioni per lasciarlo libero si calma immediatamente, diventa guardingo, prudente, fa attenzione a non sbattere contro qualche ostacolo. E’ cieco e ha capito che quando è al guinzaglio qualcuno lo guida, si sente al sicuro, non cadrà in un fosso, ma quando è libero... rischia. La questione dunque è trovare persone sagge, uomini e donne di cui ci fidiamo, maestri onesti che ci aiutino non solo a non cadere nei numerosi e pericolosi fossi che incontriamo, ma soprattutto a mantenerci nel giusto sentiero della giustizia. Alla luce del vangelo chi potrebbe essere un buon maestro per un cristiano, chi, pur non superando il maestro (e qui pensiamo a Gesù) è preparato e vive con fedeltà e coerenza da diventare lui stesso maestro e nello stesso tempo continuare a essere discepolo? Un buon maestro è un uomo buono, misericordioso, capace di compassione e incapace di pensare male degli altri, che non mette nessuno in pericolo trascinandolo su sentieri impervi che neanche lui conosce, che se c’è un prezzo da pagare non si tira indietro, è un uomo che non si mette al centro con la pretesa di sostituirsi addirittura a Dio, e non è un maestro desideroso di dominare la coscienza del discepolo, ma ne esalta la libertà. Un buon maestro sa di non essere perfetto, anche lui bisognoso di perdono. Insegna a guardare nel proprio cuore e a scorgere le inclinazioni cattive; più che a cercare negli altri i piccoli difetti a riconoscere i nostri, quelli grandi, non la pagliuzza nell’occhio del fratello ma la trave che è nel nostro. Un buon maestro ama il discepolo, non è geloso, non lo lega a sé, gioisce quando lo vede crescere perché sa che ha dato il meglio di sé, che è stato un buon maestro. In una poesia di Gibran Khalil, poeta libanese-statunitense, troviamo questi versi: Il maestro che cammina all’ombra del tempio tra i suoi discepoli non offre il suo sapere ma piuttosto la sua fede e il suo amore. Gesù, il Maestro, ha dato tutto di sé, il suo amore, la sua vita, e se ci lasciamo guidare, nonostante la nostra cecità, ci evita di finire nei fossi. dtiziano
Il ruolo del Garante dei detenuti
L’articolo 7 del decreto legge 23 dicembre 2013, n. 146, convertito con modificazioni dalla legge 21 febbraio 2014, n. 10, e ulteriormente modificato da successivi atti legislativi, ha istituito il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. E’ l’autorità di garanzia indipendente a cui la legge attribuisce il compito di vigilare sul rispetto dei diritti delle persone private della libertà, sia se tale privazione venga disposta su mandato dell’autorità giudiziaria o amministrativa, sia se si tratti di privazione di fatto della libertà, cioè in assenza di un provvedimento formale dell’Autorità pubblica o in conseguenza di sue decisioni od omissioni. Il Garante nazionale è collegialmente composto da tre persone nominate dal Governo. Si occupa di carceri, Rems, comunità, ma anche di rispetto dei diritti umani in situazioni speciali, come camere di sicurezza presso caserme di polizia, centri migranti, servizi psichiatrici contenitivi: in tutti questi luoghi il Garante nazionale ha libero accesso per verifiche e controlli, in modo del tutto indipendente e senza alcuna interferenza; svolge colloqui visivi riservati con le persone in essi ospitate; prende visione di ogni documento ritenuto necessario. Al Garante nazionale la segnalazione può essere inviata via mail a: segreteria@garantenpl.it, oppure scrivere a: Ufficio del Garante Nazionale Via San Francesco di Sales 34 - 00165 Roma. In Lombardia il Difensore regionale svolge anche la funzione di Garante dei detenuti: la segnalazione può essere inviata a difensore.regionale@pec.consiglio.regione.lombardia.it anche da email ordinarie (tel. 02 67482465). Il Comune di Monza, in accordo con il carcere, dal luglio 2024 ha istituito anche un proprio Garante dei detenuti; dal 15 gennaio 2025 Roberto Rampi è stato nominato nel ruolo, i cui uffici sono nella sede della Provincia in via T. Grossi 9, e per il momento può essere contattato scrivendo via mail a assessore.riva@comune.monza.it en.
Salvo D’Acquisto, carabiniere
Se muoio per altri cento, rinasco altre cento volte: Dio è con me e io non ho paura! Giovane carabiniere di soli 22 anni, Salvo D’Acquisto, per salvare 22 civili innocenti dalla fucilazione, si autoaccusò di un fatto dove erano morti due tedeschi ma che in realtà era stato un incidente. I civili furono liberati e lui fucilato. Martedì 25 c.m. la Chiesa ha riconosciuto che il gesto di Salvo esprime l’offerta della vita per il bene dei fratelli. Salvo era ben consapevole che dichiarandosi colpevole sarebbe stato fucilato. Lo fece lo stesso per salvare 22 civili. Un gesto d’amore estremo. Con questo riconoscimento diventa Venerabile, incamminato verso la dichiarazione di santità. Eroe d’altri tempi o maestro e testimone che ci insegna a vivere?
Da un articolo del giornalista Alessandro Trocino
Siamo a Bologna, nella casa circondariale Dozza. Un carcere che ha 500 posti di capienza regolamentare e 853 detenuti. Sovraffollamento grave, dunque. Eppure proprio qui il ministero della Giustizia - tramite il Dap, Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria - ha in programma di installare una sezione speciale per giovani detenuti «difficili». La motivazione ufficiale è quella del sovraffollamento degli Istituti minorili (Ipm): ci sono in tutta Italia 610 minori detenuti su 500 posti regolamentari. Sovraffollamento grave anche qui, quindi. ... Quali ragazzi? Saranno non propriamente minori, ma quelle persone che hanno commesso reati da minorenni e che sono diventate maggiorenni in carcere: normalmente fino a 25 anni possono restare negli istituti per minori (è una scelta del magistrato di sorveglianza, per evitare che entrino subito in contatto con delinquenti incalliti e anziani). Ma negli Ipm non c’è più posto, si scoppia. A Torino dormono per terra, al Beccaria succede di tutto. E quindi ne mandiamo un po’ in un’enclave della Dozza. Già, ma chi selezioniamo? Ai sindacati è stato detto che saranno mandati soprattutto stranieri non accompagnati e che non partecipano ad attività trattamentali. Non si dice apertamente, ma si tratta di giovani violenti, casi particolarmente difficili... Dall’interno, alcuni volontari ci aggiungono alcuni particolari. Alla Dozza c’era qualcosa di cui andare fieri: il polo universitario penitenziario, istituito nel 2015 grazie al protocollo d’intesa con l’Alma Mater di Bologna. Un bel progetto che ha consentito a molti detenuti di studiare e laurearsi nelle facoltà che non prevedono frequenza obbligatoria e di dare un senso a tutto quel tempo, per non uscire come e peggio di prima e tornare a delinquere. C’era un braccio, al primo piano del carcere, l’1 D, dedicato a queste attività. C’erano computer, schermi per fare lezioni ed esami in conferenza, libri, postazioni. Da qualche mese, i pc sono per terra, i televisori accatastati, le lavagne rotte, le scrivanie rimosse, la libreria smontata. Che è successo? La parola magica è sempre quella: sovraffollamento. (Cosa si sacrifica dunque quando lo spazio scarseggia e cosa, di conseguenza, si deve a tutti i costi ampliare? E’ un peccato che non si caldeggi il più possibile un percorso educativo, di studio, di lavoro, di sport, di tutto ciò che lasci nelle celle il meno possibile i ragazzi. Se proprio non se ne può fare a meno, almeno così dovrebbe essere il carcere per i minorenni. Solo così li potremo veramente aiutare ad amare un modo migliore di vivere, o almeno tentarci. E invece si parla di costruire nuovi carceri, anche per loro. Che saranno carceri come quelle che già abbiamo. dt)
Ri(flessioni).
1. Educare al volontariato
Franco Fulceri, toscano, per festeggiare i suoi 87 anni, di cui quasi 50 da volontario in servizio permanente effettivo con una dedizione assoluta all’impegno solidale verso tutte le persone in difficoltà, ha lanciato questa proposta: Un’ora di volontariato alla settimana per bambini e ragazzi dai 6 ai 18 anni, da trascorrere facendo compagnia ai nonni oppure, per chi non la fortuna di averli, da trascorrere in una casa di riposo con la supervisione di un adulto. Una proposta ben precisa, ma tante altre possono essere valide. Educhiamo al volontariato che quando è autentico può davvero migliorare la vita delle persone, e non solo di quelle fragili. L’Italia può vantare un elevato numero di volontari che rendono più umana l’esistenza di tante persone fragili. Un grazie di cuore.
2. Apolidi in Italia In Italia, secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), ci sono almeno tremila apolidi. Gli apolidi sono persone che non vengono considerate cittadini da nessuno Stato. Sono poco tutelati dalle leggi dei vari paesi e dunque sono persone particolarmente fragili. Sembra che l’Italia abbia già fatto molto per garantire almeno i diritti fondamentali, ma occorre continuare su questa strada.
3. Sputi contro le chiese
Nella città vecchia di Gerusalemme continuano da tempo episodi di oltraggio verso le chiese: gruppi di persone sputano contro le chiese. Hanno reagito bene le autorità locali: Condanniamo questo brutto fenomeno che danneggia il tessuto unico della vita che esiste in questa zona da tanti anni e che include visitatori, fedeli e viaggiatori di tutte le religioni, fianco a fianco. Gerusalemme, città di incontro tra religioni e culture. Luogo dove è possibile imparare a stare insieme e arricchirci a vicenda. Anche i piccoli episodi di violenza non sono da sottovalutare perché sono il seme per future violenze ben peggiori.
4. Spendere di più per le armi
E’ quanto viene chiesto all’Italia e agli Stati europei. Per la gioia di chi le armi le fabbrica e per la sofferenza e la morte della povera gente. Di fronte ai conflitti la guerra sembra l’unica soluzione, la più semplice, la più vantaggiosa, almeno per chi la vuole. Per gli altri, coloro che la subiscono, una tragedia. In Italia fatichiamo ormai per tanti motivi: una sanità sempre più complicata e che costringe a lunghe attese e a sborsare tanti soldi, almeno per chi li ha, lasciando indietro gli altri; scuole spesso fatiscenti; stipendi sempre più inadeguati; strade e trasporti non sempre all’altezza. Ma per le armi i soldi si troveranno. dt
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