Numero 10/25 9 marzo 2025 Prima domenica di Quaresima Settimanale di varia umanità carceraria C.C. di Monza



Ogni settimana riceviamo dal cappellano del carcere di Monza Don Tiziano Vimercati contributi "del tempo ordinario, settimanali di varia umanità" che vengono letti ai detenuti durante la messa della domenica. Abbiamo deciso di pubblicarli sul nostro blog perché riteniamo siano ulteriori testimonianze della vita carceraria.

Quaresima: occasione per ricominciare 

Ci è offerto un tempo, la Quaresima, in cui cogliere l’occasione per ricominciare. Ricominciare perché è facile allontanarci da Dio, e dimenticarci dei fratelli. Di Dio se ne può fare a meno, l’uomo basta a se stesso, e anche se dovessimo rivolgerci a Lui, il silenzio è la sua risposta. Dio è il Silenzio, Dio è l’Assenza, Dio è la Solitudine degli uomini, scriveva Jean Paul Sartre. Così come possiamo pensare di poter fare a meno anche degli altri, e soprattutto che non sono certo io a dovermi prendere cura di loro. La cura, alle volte eccessiva e spasmodica, del proprio ambito, la propria famiglia, e solo se va bene del ristretto cerchio di amici e parenti a costo di chiudere ogni porta ai numerosi poveri che implorano aiuto. Ecco dunque quale è l’occasione che la Quaresima ci offre. Non scambiamola semplicemente come il tempo in cui prepararci alla Pasqua, anche perché in realtà non ci prepareremo più di tanto, non cambierà nulla nello stile di vita quotidiano. I giorni della Quaresima saranno come tutti gli altri giorni dell’anno. L’occasione da non perdere è renderci consapevoli della nostra fragilità, della facilità con cui ci lasciamo vincere dal peccato, dalla disillusione, simile al cinismo, che raffredda il cuore e ci allontana dal desiderio del bene. E’ l’occasione per ascoltare l’ansia di conoscere Dio e di tornare a cercarlo, sapendo che il cuore potrà riposare man mano che ci avviciniamo a Lui. Tre atteggiamenti ci sono sempre stati proposti dalla chiesa, e sono attuali anche per noi: la preghiera, l’elemosina e il digiuno. Tre atteggiamenti che hanno senso solo se vissuti come espressione della volontà di conversione e di amore verso Dio, e non fine a se stessi o per mettere a posto, con ipocrisia, la coscienza. Preghiera come dialogo d’amore con Dio. Elemosina come balsamo che ci aiuta a liberarci dall’avidità e a essere sobri ed essenziali. Digiuno come via per sentirci vicini agli ultimi, per capire di più la loro fame e per riscoprire quella che invece dovremmo sempre provare, la fame di Dio. Mi piace pensare che i nostri amici musulmani, durante il mese di Ramadan, sottolineino gli stessi nostri valori, anche se con modi diversi. Con rispetto e ammirazione, anche se a noi cristiani sembra eccessivo, li vediamo digiunare dall’alba al tramonto. Grazie. dtiziano

Mobilitazione dei Garanti dei detenuti 

Abbiamo già illustrato, nei precedenti numeri, il ruolo dei Garanti dei detenuti: è l’autorità di garanzia indipendente a cui la legge attribuisce il compito di vigilare sul rispetto dei diritti delle persone private della libertà. Pubblichiamo la Dichiarazione dei Garanti dei detenuti che lunedì scorso, 3 marzo, hanno indetto una mobilitazione nazionale. "Abbiamo il dovere di agire qui e ora. C’è un silenzio assordante da parte della politica e della società civile sul carcere. Chiediamo soluzioni giuridiche immediate sia alla politica che all’Amministrazione penitenziaria attraverso provvedimenti che riducano il sovraffollamento e migliorino le condizioni di vita dentro le carceri. Alla società civile chiediamo invece una sensibilità che superi la visione carcero centrica". Queste sono le richieste concrete e precise avanzate dai Garanti 

1. L’approvazione urgente di misure deflattive del sovraffollamento per chi deve scontare meno di un anno di carcere. Siamo convinti altresì che occorre al più presto promuovere una norma per l’aumento dei giorni di liberazione anticipata speciale, prevedendo uno sconto di ulteriori 15 giorni a semestre. 

2. L’accesso alle misure alternative ai detenuti, in particolare per quei 19.000 mila che stanno scontando una pena o residuo di pena inferiore ai tre anni e si trovano in una posizione di poter accedere. 

3. L’attuazione della circolare sul riordino del circuito della media sicurezza per quanto riguarda la chiusura delle sezioni ordinarie (DAP circ. n. 3693/6143 del 18 luglio 2022), visto che la maggior parte dei detenuti si trova a trascorrere circa 20 ore in celle chiuse. È necessario garantire diverse attività trattamentali: progetti di inclusione socio-lavorativa, attività culturali, ricreative, relazionali. 

4. Garantire l’affettività in carcere. La Conferenza nazionale dei Garanti territoriali si chiede come la politica, i singoli direttori delle carceri, i magistrati di sorveglianza, intendono agire per l’attuazione della sentenza della Corte costituzionale n. 10 del 2024 in tema di tutela del diritto all’affettività delle persone detenute e del diritto a colloqui riservati e intimi (senza controllo visivo). Occorre da subito, aumentare le telefonate e le videochiamate, soprattutto in casi specifici, perché questo rappresenta un ulteriore modo per tutelare l’intimità degli affetti dei detenuti. Inoltre, occorre che la Magistratura di Sorveglianza si impegni ad aumentare i giorni di permesso premio per i ristretti. 

5. Superamento circolari dei P.R.A.P. (Provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria) che restringono l’acquisto, il possesso e la ricezione di oggetti e generi alimentari. Si fa riferimento in tali circolari a un elenco di generi alimentari ed oggetti non consentiti all’ingresso, ma acquistabili al sopravvitto con prezzi maggioritari. 

Il Papa sofferente ringrazia "Ringrazio di cuore per le vostre preghiere per la mia salute dalla Piazza, vi accompagno da qui. Che Dio vi benedica e che la Vergine vi custodisca. Grazie". E’ il messaggio inviato dal papa dal Policlinico Gemelli, dove è ricoverato da ormai tre settimane in condizioni critiche, per ringraziare i fedeli di tutto il mondo che incessantemente pregano per lui. E i tanti che a Roma, in piazza San Pietro si radunano ogni sera per la recita del rosario.

Il mese del Ramadan Ramadan, mese sacro dei musulmani, ricorda la prima rivelazione del Corano a Maometto da parte dell’arcangelo Gabriele, ed è il mese in cui si pratica il digiuno, uno dei cinque pilastri della religione musulmana. Istituito da Maometto nel 624 d.C, nel secondo anno dell’Egira, cioè l’esodo di Maometto da La Mecca verso Medina. Durante il mese di Ramadan il musulmano cerca di approfondire la sua crescita spirituale e di rafforzare il legame con Allah. Durante il Ramadan, che quest’anno coincide con il mese di marzo (tranne il giorno 31) il fedele musulmano è tenuto a osservare il digiuno (Sawm): dall’alba al tramonto deve astenersi da mangiare, bere, fumare, praticare attività sessuali, arrabbiarsi e litigare, dire parolacce o insultare gli altri, mentire. Prescrizioni che non sono fine a se stesse ma che aiutano a essere compassionevoli verso il povero, a riscoprire il valore dell’essenzialità rinunciando al superfluo, a controllare le proprie azioni e parole per non entrare in conflitto con gli altri. Desideriamo essere vicini ai tanti fratelli musulmani che in carcere, accanto a noi, stanno osservando questo periodo così importante per una crescita umana e spirituale. 

Fermiamo la violenza di genere – Monza per le donne 


Donne in rosso è un progetto che ha visto coinvolti alcuni nostri detenuti del Reparto a Trattamento Avanzato, Luce, che, con serietà e impegno, si sono cimentati nella realizzazione di un'opera artistica, che diverrà un'installazione itinerante. Guidati dall'artista Elend Zyma, i nostri detenuti hanno dipinto circa 100 manichini, che da bianchi si sono tinti di ROSSO...rosso amore, rosso passione, rosso vita. Rosso però anche come il dolore e la morte...perché questi manichini rappresentano, simbolicamente, le vittime dei femminicidi che si sono consumati nel 2024. E' stato un percorso complesso. I nostri detenuti sono stati accompagnati in un viaggio fatto di conoscenza, intima riflessione, sforzo di consapevolezza e anche sofferenza. Un paziente lavoro che ha condotto l'Area Educativa dell'Istituto, sostenuta dalle nostre Psicologhe Esperte ex art 80 O.P. e dalle Operatrici del Centro Antiviolenza White Mathilda di Desio. Non abbiamo certezza che questo progetto segni le coscienze, in un panorama davvero ricco di campagne culturali di tal genere. Siamo però convinti che la voce di chi vive in Carcere e che, da detenuto-essere umano-uomo, con fatica, ha affrontato le proprie fragilità, possa fare la differenza. (Ieri e l’altro ieri, in PiazzaDuomo, sono stati esposti i manichini dipinti dai detenuti). Aa

Ri(flessioni). 

1. Suicidi in carcere Carcere di Cremona: un uomo di quaranta anni si impicca in cella. Non aveva mai dato segnali che potessero far pensare a questo gesto estremo. Carcere di Mantova: questa volta è una donna a togliersi la vita. Di lei conosciamo anche il nome: Elena Scaini, di cinquantasette anni. “Il tuo buon cuore lascia un vuoto”, hanno scritto le compagna detenute. Sono ormai quindici i suicidi avvenuti nelle carceri italiane dall’inizio dell’anno. I Garanti dei detenuti dicono che occorre una seria riflessione: c’è qualcuno che ci sta pensando davvero, nel rispetto della legge e della dignità umana? 

2. Nel rispetto dei diritti umani A un gruppo di migranti eritrei, dopo essere stati soccorsi in mare, non è stato concesso di essere sbarcati ben dieci giorni, dal 16 al 25 agosto del 2018, anche dopo l’autorizzazione all’attracco. Questo avvenne per ordine del ministro dell’Interno di allora, Matteo Salvini. La Cassazione, a sezioni unite, ha accolto il ricorso di un gruppo di migranti eritrei che erano a bordo della nave della Guardia costiera: avrebbero dovuto sbarcare subito e quindi il danno per i migranti c’è stato, e deve essere risarcito. I giudici hanno stabilito che i diritti umani, anche dei più poveri, non si possono ignorare, neanche per una scelta politica. E questo, ricordiamocelo, è una garanzia per tutti: molto bene. Molto male invece, che alcuni esponenti politici di primo piano, la presidente del Consiglio e i due vicepresidenti, come purtroppo fanno da tempo, non perdano occasione per attaccare la magistratura (anche con espressioni decisamente offensive). 

3. Decreto disumano Da due anni è in vigore il decreto Piantedosi (ministro dell’Interno). Non si è mai capita quale sia la logica di questo decreto se non ammettere che la volontà del legislatore è semplicemente di impedire il più possibile i soccorsi in mare e tener lontane le navi delle ONG dalle zone di intervento (tra l’altro accusate di complicità con i trafficanti). Assegnazione di porti lontani e ingiunzione di effettuare un solo salvataggio alla volta: e se durante la navigazione si incontra un altro gruppo di naufraghi, che si fa? Le navi della società civile costrette ad allungare la navigazione di 275 mila chilometri, 7 volte il giro del mondo. Naturalmente con grande dispendio di energie e soldi. Soprattutto: quanti migranti sono morti e avrebbero invece potuto essere salvati? Ma una legge così rispetta la Costituzione? Ancor di più: non dovremmo, in ogni caso, vergognarci di simili inumane leggi? dt

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