UMANIZZAZIONE DELLE CARCERI “LA CULTURA AL CENTRO” di Antonetta Carrabs


                                                      LA CULTURA AL CENTRO

                                                                                                                             Ph Francesca Ripamonti

Il ciclo di incontri con gli autori è promosso dalla redazione Oltre i confini della Casa Circondariale Sanquirico di Monza. I “giornalisti” del carcere avranno modo di intervistare gli autori e recensire le proprie opere. 

Gli articoli saranno pubblicati sull’inserto trimestrale allegato a Il Cittadino di Monza e della Brianza, sulla rivista semestrale Oltre i confini Magazine registrata presso il tribunale di Monza n.1/2025 del 20.01.2025 e sul blog Dentro e fuori voci dal carcere: https://dentroefuori-vocidalcarcere.blogspot.com/ Gli incontri si svolgeranno, di lunedì, nello spazio biblioteca del carcere dalle 13.30 alle 16.00. Creare valore con la cultura in carcere significa concorrere alla formazione dei detenuti e all’acquisizione della consapevolezza del ruolo della persona all’interno della società, condizione per dare attuazione all’art.27 della Costituzione. 

La cultura è un’occasione di crescita personale e un’esperienza di apprendimento e conoscenza. La scrittura, nelle sue varie forme, ha assunto negli ultimi anni il rilievo di efficace strumento di supporto per la crescita personale e il reinserimento sociale delle persone in stato di reclusione.


Programma prima parte:

MARZO

Il primo incontro è dedicato all’intervista del Direttore Cosima Buccoliero autrice, insieme alla giornalista Serena Uccello, di “Senza sbarre. Storia di un carcere aperto.” Einaudi ediz. Cosima Buccoliero è stata a lungo vicedirettrice e poi direttrice del carcere di Milano Bollate, oggi è direttore della Casa Circondariale Sanquirico di Monza. Il suo può sembrare un lavoro duro, in cui freddezza e rigore sono i presupposti per avere tutto sotto controllo. Eppure il suo approccio è un altro. Quando ha dichiarato che gli ergastolani nel suo carcere hanno diritto a una camera singola, Buccoliero ha suscitato stupore in chi crede che oltre le sbarre non ci debba essere più speranza. Ma questa è la chiave del suo lavoro: accoglienza e umanità. Per lei il carcere è un microcosmo brulicante di vitalità. Ci sono i carcerati, il personale di sorveglianza e medico, i tanti volontari. E le loro famiglie. L'Ambrogino d'oro che ha ricevuto nel 2020 l'ha ottenuto grazie a questo modello virtuoso di prigione: per lei la pena detentiva deve mirare a un reinserimento e non ridursi alla sola punizione. La detenzione non deve perdere la sua funzione rieducativa, altrimenti diventa solo afflizione. Questo libro ci spiega perché.”

 

APRILE

Omar Edoardo Pedrini 

 

E’ un cantautore e chitarrista italiano, ex leader dei Timoria. Nato a Brescia da Roberto, meccanico, e Daria, ha una sorella, Paola.[1] È cresciuto in una famiglia dalla forte tradizione musicale, tramandata di generazione in generazione: uno dei bisnonni materni era un liutaio, la nonna materna suonava la chitarra e la madre, vicina al movimento hippy, era solita portare i figli con sé ai concerti dei cantautori, quali Roberto Vecchioni, Pierangelo Bertoli, Francesco De Gregori e Francesco Guccini. Viene indirizzato dal padre verso gli studi classici, che egli aveva a suo tempo intrapreso: finite le scuole medie, Omar si iscrive al liceo classico "Arnaldo da Brescia", diplomandosi nel 1987, con un anno di ritardo per via di una bocciatura subita in quarta ginnasio. Gli anni del liceo classico si rivelano fondamentali per Pedrini, che dopo la bocciatura trova come compagno di banco Carlo Alberto Pellegrini e conosce Diego Galeri ed Enrico Ghedi, futuri componenti dei Timoria. Successivamente frequenta la facoltà di Scienze Politiche all'Università di Milano, ma abbandona gli studi per intraprendere la carriera musicale a tempo pieno.

MAGGIO

Vincenzo Zitello compositore e concertista ed Elisabetta Motta saggista e critico letterario “Mostri e prodigi. Mito, arte e letteratura dall’antichità ai giorni nostri” Pendagron ediz. Simbolo di ataviche paure, dei lati più oscuri di sé ma anche degli aspetti più prodigiosi del reale, i mostri hanno accompagnato la storia dell’uomo sin dall’antichità, spaventandolo e al contempo affascinandolo. E così sirene, draghi, basilischi, unicorni, grifoni, centauri, chimere ecc. hanno sempre fatto capolino all’interno dei miti, delle narrazioni, prima orali e poi scritte, seguendo passo passo  l’evoluzione umana tanto nel gusto artistico quanto nel pensiero. Ecco allora che l’unicorno, da simbolo sacro rappresentazione del Cristo, si tramuta in bandiera della libertà di genere, o che la sirena, pericolosa incantatrice, matura un aspetto più rassicurante ergendosi addirittura a eroina per ragazzi. Una tradizione ricca, dunque, che passando per la letteratura e l’arte tocca la religione e l’alchimia e giunge alla contemporanea cultura pop senza perdere vigore, ma anzi acquisendo simbologie e significati sempre diversi, dimostrandosi fonte inesauribile di ispirazione per artisti e lettori. In questo libro, anche grazie alle incisioni di Luciano Ragozzino, alle musiche di Vincenzo Zitello e ai contributi inediti di alcuni tra i più importanti poeti italiani, l’autrice apre una porta su un mondo di creature magiche e piene di fascino, dandone una ricca panoramica che dalle origini mitiche le riconduce ai giorni nostri. Con poesie inedite di: Paola Turroni, "La sirena"; Matteo Marchesini, "Il basilisco"; Giuseppe Conte, "L’unicorno"; Giancarlo Pontiggia, "La fenice"; Fabio Pusterla, "La chimera"; Tiziana Cera Rosco, "Il grifone"; Valerio Magrelli, "Il centauro"; Davide Ferrari, "Il drago".

GIUGNO

Elena Borravicchio “Guardandoti ballare” Ares ediz.

Elena Borravicchio è laureata in filosofia, giornalista pubblicista. Vive a Monza. Ha una passione connaturata per la scrittura, suo canale espressivo privilegiato, insieme alla danza e alla fotografia. Ama il teatro, l’arte, la musica. "Solo chi ha avuto quello che ho avuto io può capire cosa intendo". Nella penombra di un'esistenza spezzata, Guido ha solo due motivi per alzarsi dal letto: i weekend con il figlio di otto anni e il lavoro di giornalista. Ma non basta, per chi ha attraversato con la moglie un uragano chiamato Sla. La depressione, di cui soffre fin da giovane, ora è un macigno insopportabile al punto che ogni azione quotidiana sembra impossibile. Tra passato e presente, affetti infranti e ricomposti, il protagonista racconta quei piccoli passi che lo portano a riscoprire, tra le crepe della sofferenza, la bellezza nascosta.

 


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