Numero 8/25 23 febbraio 2025 VII domenica del Tempo Ordinario Settimanale di varia umanità carceraria C.C. di Monza


Ogni settimana riceviamo dal cappellano del carcere di Monza Don Tiziano Vimercati contributi "del tempo ordinario, settimanali di varia umanità" che vengono letti ai detenuti durante la messa della domenica. Abbiamo deciso di pubblicarli sul nostro blog perchè riteniamo siano ulteriori testimonianze della vita carceraria.



Anche quando è impossibile amare Non sto qui a dire che il vangelo di oggi ci mette con le spalle al muro e, in modo evidente, ci ricorda quanto siamo lontani dalle parole di Gesù, non solo perché ci sembrano troppo impegnative ma neanche condivisibili. Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, a chi ti percuote sulla guancia offri anche l’altra... Cerco di capire come sia possibile seguire quanto ci dice Gesù, quale sia la strada che ci può sostenere nell’amare anche i nemici, di dare a chi chiede anche se non potrà restituire nulla, la strada per essere misericordiosi come lo è il Padre nostro. Una riflessione letta tanti anni fa mi ha aiutato in questa vicenda, sostenendomi nei momenti difficili, quando le delusioni e le sconfitte diventavano troppe. Occorre ammetterlo: non è per niente facile amare come ci chiede Gesù. Quante volte vien da pensare: non ne vale la pena, ricevo solo ingratitudine, sono troppo stanco e non ce la faccio più, ho dato tutto e non è servito a niente, impossibile aiutare. Ecco le parole che mi colpirono: Uno non sa veramente cosa vuol dire amare, finché non ha dovuto amare delle persone difficili, se non addirittura impossibili da amare. Può essere molto lunga la lista delle persone che riteniamo impossibile amare: ci mettiamo chi commette delitti, chi è malvagio, chi è ingrato e disprezza tutto, chi ci ha ferito profondamente; ma ci mettiamo anche intere categorie di persone, popoli più o meno lontani e che vorremmo ci rimanessero, tutte le persone povere perché i cosiddetti ultimi non riscuotano molta simpatia. Ma a cosa ci serve la parola di Gesù se non avesse detto sì di amare, ma di amare anche i nemici, cosa ci sarebbe stato di nuovo? E ci ha ricordato anche che Egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi e se Lui è misericordioso, siamo chiamati a esserlo anche noi. Dunque, ancora una volta, è una questione di amore. E’ solo l’amore che mi sostiene e mi dà la forza di superare le inclinazioni, non sempre buone, del cuore, le mie paure, le delusioni. E’ solo la fede che mi sostiene e mi fa capire che essere misericordiosi è un entrare nella vita di Dio. Insieme alla consapevolezza di essere al tempo stesso anch’io una persona difficile da amare, se non addirittura impossibile. Concludo con una frase del commissario Maigret che, in modo molto laico ma stupendamente vero, dice quanto occorra rispettare gli uomini: per me la vita è sacra, soprattutto quella degli altri. dtiziano

Quando sarai piccola è il brano presentato da Simone Cristicchi al festival di Sanremo. Così ha dichiarato Simone: “È una canzone speciale, intima. Il brano racconta di quando nella vita, con il passare del tempo, noi diventiamo i genitori dei nostri genitori e in qualche modo restituiamo con amore tutto quello che abbiamo ricevuto da loro”. Parole che vanno lette e rilette, interiorizzate. Parole in cui, prima o poi, in qualche aspetto, tutti ci possiamo ritrovare. Parole vere, sincere, oneste, verso chi ci ha segnato profondamente. Simone ha avuto coraggio, ci ha permesso di guardare nel suo cuore, di condividere l’intimo, difficile, ma anche illuminante rapporto con la madre malata. Se ci accostiamo a questa canzone, facciamolo con molto rispetto, senza polemiche e gratuiti giudizi. Ecco il testo: Quando sarai piccola ti aiuterò a capire chi sei, ti starò vicino come non ho fatto mai. Rallenteremo il passo se camminerò veloce, /parlerò al posto tuo se ti si ferma la voce. Giocheremo a ricordare quanti figli hai, /che sei nata il 20 marzo del ’46. Se ti chiederai il perché di quell’anello al dito /ti dirò di mio padre ovvero tuo marito. Ti insegnerò a stare in piedi da sola, a ritrovare la strada di casa. Ti ripeterò il mio nome mille volte perché tanto te lo scorderai. Eeee… è ancora un altro giorno insieme a te, per restituirti tutto quell’amore che mi hai dato e sorridere del tempo che non sembra mai passato. Quando sarai piccola mi insegnerai davvero chi sono, a capire che tuo figlio è diventato un uomo. Quando ti prenderò in braccio e sembrerai leggera come una bambina sopra un’altalena. Preparerò da mangiare per cena, io che so fare il caffè a malapena. Ti ripeterò il tuo nome mille volte fino a quando lo ricorderai. Eeee… è ancora un altro giorno insieme a te, Per restituirti tutto, tutto il bene che mi hai dato. E sconfiggere anche il tempo che per noi non è passato. Ci sono cose che non puoi cancellare, /ci sono abbracci che non devi sprecare. Ci sono sguardi pieni di silenzio /che non sai descrivere con le parole. C’è quella rabbia di vederti cambiare /e la fatica di doverlo accettare. Ci sono pagine di vita, pezzi di memoria /che non so dimenticare. Eeee… è ancora un altro giorno insieme a te, Per restituirti tutta questa vita che mi hai dato e sorridere del tempo e di come ci ha cambiato. Quando sarai piccola ti stringerò talmente forte che non avrai paura nemmeno della morte. Tu mi darai la tua mano, io un bacio sulla fronte. /Adesso è tardi, fai la brava. Buonanotte. Ti stringerò forte e non avrai paura della morte, adesso è tardi, fai la brava: genitori dei nostri genitori. Ma va bene così, purché ci sia un altro giorno insieme a te.

Lettera di papa Francesco ai vescovi americani Una lettera interessante, ricca di spunti capaci di mettere in discussione tanti nostri pregiudizi, chiusure e cattiverie. Ciò che preoccupa il papa sono i provvedimenti in materia di immigrazione, voluti dal nuovo presidente Trump, duri e crudeli, causa di dolore e paura per troppe persone. Provvedimenti che umiliano la dignità di uomini e donne, colpevoli solo di desiderare un futuro migliore. E’ una lettera abbastanza lunga. Mi limito a sottolineare qualche aspetto. Cari Fratelli nell’Episcopato, Vi scrivo oggi per rivolgervi alcune parole in questo delicato momento che state vivendo come Pastori del Popolo di Dio che pellegrina negli Stati Uniti d’America. Il papa incoraggia e sostiene i vescovi americani ad affrontare con coraggio evangelico l’attuale momento difficile, scegliendo la difesa dei poveri contro i provvedimenti che ledono la dignità umana dei migranti. Non è una presa di posizione politica, ma una scelta dettata dal vangelo che ogni cristiano, laico, prete o vescovo, dovrebbe condividere. E’ la chiesa intera che sceglie di stare con i poveri. Anche se questo le sta già attirando feroci critiche. ...tutti i fedeli cristiani e le persone di buona volontà sono chiamati a riflettere sulla legittimità di norme e politiche pubbliche alla luce della dignità della persona e dei suoi diritti fondamentali, e non il contrario. Prima viene l’uomo: le leggi e le politiche adottate devono sempre rispettare la dignità delle persone. Una legge può essere ingiusta, anche se approvata dalla maggioranza parlamentare. Lo è quando favorisce chi è più forte e ha gli strumenti per imporsi a discapito di chi invece gli strumenti non li ha. Lo è quando di fatto è più che comprensiva con alcuni, quelli che in genere stanno già bene, e molto rigida con altri, quelli che in genere stanno già male. ...La coscienza rettamente formata non può non compiere un giudizio critico ed esprimere il suo dissenso verso qualsiasi misura che tacitamente o esplicitamente identifica lo status illegale di alcuni migranti con la criminalità. I migranti sono solo migranti, non criminali. Se qualcuno lo è, o lo diventa, sia perseguito come criminale. ...ma la preoccupazione per l’identità personale, comunitaria o nazionale, introduce facilmente un criterio ideologico che distorce la vita sociale e impone la volontà dei più forti come criterio di verità. Le ideologie rovinano la convivenza tra i popoli. La difesa della razza crea solo muri. In fondo si tratta solo della difesa del proprio benessere, un egoismo di fondo di chi tiene stretto il proprio benessere e non vuol condividere con altri, magari dopo averli sfruttati, e continuare a farlo. dt.


Ri(flessioni). 

1. Suicidi in carcere Troppi suicidi in una sola settimana. - Venerdì scorso, nel carcere di Prato, un detenuto nordafricano, ventenne, si è tolto la vita inalando gas. - Il giorno dopo a Firenze-Sollicciano, un rumeno di 39 anni si è impiccato nel bagno della cella. - Andrea, un uomo di 51 anni, si è ucciso nel carcere di Frosinone. Sarebbe uscito tra un anno. - Carcere di Pescara: detenuto egiziano, ventiquattrenne, si è impiccato. Questa ennesima tragedia ha dato origine a una protesta, con materassi incendiati, detenuti e agenti intossicati. Dall’inizio dell’anno sono già 14 i suicidi avvenuti in carcere. 

2. Contrastare i suicidi Continua, anzi peggiora la conta dei morti in carcere. Il tremendo record di 90 morti suicidi dello scorso anno rischia di essere sorpassato in pochi mesi. Sovraffollamento, mancanza di strutture e misure alternative, e burocrazia sono le cause prime. L’allarme viene innanzitutto dai Garanti dei detenuti. Che chiedono urgenti provvedimenti per far uscire chi deve scontare meno di un anno, pene alternative per i 19.000 che devono scontare meno di tre anni. E poi, per alleviare in parte la vita dei detenuti: aumento delle telefonate, delle videochiamate e giorni di permesso. gd. 

3. Dietro/il/Silenzio Inaugurata nel Museo Carcere “Le Nuove” di Torino la mostra “Dietro il Silenzio”. Un percorso di sensibilizzazione sul tema del suicidio in carcere. Una cosa buona che contribuisce a mantenere alta l’attenzione verso una tragedia che vede la latitanza di troppi i quali dovrebbero intervenire, e non solo a parole.

4. La nave della pace. Partirà il primo marzo dal porto di Barcellona, con duecento giovani a bordo, la nave che per otto mesi solcherà le acque del Mediterraneo. Un’iniziativa ispirata dal papa per l’anno del giubileo. Contro la cultura della guerra si vuole dare un segno di amicizia e di pace tra i popoli. Duecento giovani di culture e fedi diverse intendono testimoniare, dal basso, che l’amicizia e la pace sono possibili anche oggi, e che questo è ciò che i popoli davvero desiderano.

5. Sacerdote ucciso Alcuni testimoni hanno raccontato gli ultimi istanti di vita di Padre Donald Martin, ucciso da una banda di criminali in un villaggio di Myanmar. Il capo della banda ha intimato al prete di inginocchiarsi. Don Donald, mantenendo la mitezza e la pace interiore, ha risposto: “Mi inginocchio soltanto davanti a Dio”. Il capo, con un coltello, ha iniziato a infierire su Padre Donald, uccidendolo. Sacerdote fino alla fine. dt

Commenti

Post popolari in questo blog

ADOTTA UN VENTILATORE

Benvenuti su Oltre i Confini - Voci dal carcere