Numero 7/25 16 febbraio 2025 VI domenica del Tempo Ordinari - Settimanale di varia umanità carceraria C.C. di Monza




Ogni settimana riceviamo dal cappellano del carcere di Monza Don Tiziano Vimercati contributi "del tempo ordinario, settimanali di varia umanità" che vengono letti ai detenuti durante la messa della domenica. Abbiamo deciso di pubblicarli sul nostro blog perché riteniamo siano ulteriori testimonianze della vita carceraria.

Beati i poveri, o no? 

Gesù non sta dividendo gli uomini in poveri (che sarebbero benedetti) e ricchi (per i quali si rattrista). Troppo semplice: non rende giustizia della realtà che è molto più complessa. Nel vangelo delle beatitudini, secondo il racconto di Luca, Gesù aggiunge il giudizio circa i ricchi pieni di sé oltre che di ricchezze materiali, convinti di bastare a se stessi e di poter fare a meno anche di Dio, sazi di ogni bene, felici e contenti tra fratelli che mancano del necessario e da tempo hanno dimenticato il sorriso. Guai a voi, ricchi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. In realtà non ci vuole molto per accorgerci che una divisione tra poveri e ricchi esiste, che al mondo c’è gente che sta bene e gente che sta male, che una minoranza detiene la maggior parte dei beni della terra. C’è chi mangia troppo andando incontro a problemi di salute, e chi troppo poco con problemi di salute di segno opposto. C’è chi, con poca fatica e alle volte neanche quella, è pieno di soldi e chi invece con troppa, e alle volte disumana fatica non riesce a mantenere in modo dignitoso la famiglia. Per Gesù, però, la divisione tra ricchi e poveri è ancora più profonda e si pone su un altro piano. Tutti possiamo essere ricchi o poveri, perché ricchezza/povertà non è solo una questione materiale. Coinvolge direttamente il nostro rapporto con Dio e direi anche con gli uomini e le donne che vivono accanto a noi. Mi importa di Dio, so di essere nelle sue mani, mi fido di Lui; mi importa dei fratelli e so che hanno bisogno di me e io di loro? Di solito preferiamo pensare (e dunque desideriamo): beati i ricchi, quelli che se la godono, quelli che hanno successo, fortunati quelli che ereditano grandi patrimoni, quelli che vincono alle lotterie, gli sportivi, ammirati più che per la loro bravura per i molti guadagni che realizzano. Questi pensieri li possono coltivare anche i poveri. Gesù dice il contrario, è non è una novità. Beati i poveri, chi ha fame, chi piange, quando sarete odiati per causa mia... I poveri sono beati perché fin da ora il Regno di Dio appartiene a loro, perché la loro vita sarà accompagnata dalla presenza di un Dio che li sazierà e che asciugherà le loro lacrime. Sono beati se si accorgono di questa presenza, accettando l’amore che Dio ha per loro, condividendolo con i fratelli. Ma questo lo possono fare anche i ricchi, anche se per loro sembra più difficile. dtiziano

Attuare le “Norme sull’ordinamento penitenziario” 

Quest’anno ricorre il 50’ anniversario della legge n. 354 contenente le Norme sull'ordinamento penitenziario. La legge penitenziaria voleva colmare una lacuna in quanto era ancora vigente il regolamento fascista nonostante quanto prescritto all'articolo 27 della Costituzione. Quella legge, più volte modificata in direzioni opposte, aveva ed ha una forte impronta riformatrice: ha introdotto importanti principi di umanizzazione e di rispetto dei diritti fondamentali dei detenuti. Tuttavia, sulle sue reali applicazioni c’è stata in questi cinque decenni molta incoerenza, e non poca contraddizione, sulle difficoltà operative e sull'efficacia nel rispondere alle necessità di una società in continua evoluzione. Sicuramente la legge del 1975, e il regolamento attuativo arrivato solo 25 anni dopo, nel 2000, ha consentito di allargare gli orizzonti del dibattito, guardano a ciò che il carcere deve essere nella società, come va organizzata la vita interna, quali diritti vadano riconosciuti e in che modo, affinché la pena sia conforme al dettato della Costituzione. Tuttavia, trascorsi altri 25 anni dal 2000 ad oggi, l’applicazione della legge ha fatto molti passi da gambero: ci sono pezzi importanti di quella legge - per esempio la tempestiva e costante attuazione delle disposizioni sulle misure alternative alla detenzione in carcere - che se fossero concretamente e coerentemente realizzati, con organici adeguati e accuratezza delle procedure, avrebbero evitato casi come quello di Salvatore, finito in carcere per una rapina da 55 €, peraltro, come racconta il suo avvocato, con soldi restituiti e risarcimento del danno; soffriva uno stato di depressione e intenti suicidari. Era in carcere da inizio dicembre e il 29 gennaio, nell'istituto di Vigevano, si è suicidato. Per lui era stato richiesto il rilascio con affidamento ai servizi sociali in via provvisoria. Il magistrato di sorveglianza aveva per il momento respinto la richiesta, in attesa della "relazione di sintesi" dal carcere. Nell'attesa di questa relazione l'uomo si è tolto la vita. I tempi dell’ordinamento non sono ancora al passo di quella legge del 1975 così rivoluzionaria e innovativa, che meriterebbe di essere riletta e soprattutto applicata. en.

Dal Festival di Sanremo 

Dal messaggio inviato da Papa Francesco al festival di Sanremo E’ la prima volta che un papa interviene, sia pure con un video messaggio, al Festival di Sanremo. Ha voluto sottolineare la bellezza della musica, che ha la capacità di creare ponti e comunicazione tra i popoli, di favorire la riconciliazione. Un mondo di pace dove i bambini possano crescere e cantare, colmi di gioia. La musica è bellezza, la musica è strumento di pace. È una lingua che tutti i popoli, in diversi modi, parlano e raggiunge il cuore di tutti. La musica può aiutare la convivenza dei popoli... Non dimentichiamo mai che la guerra è sempre una sconfitta. Questo è quello che desidero di più, vedere chi si è odiato stringersi la mano, abbracciarsi e dire con la vita, la musica e il canto: la pace è possibile. La musica può aprire il cuore all’armonia, alla gioia dello stare insieme, con un linguaggio comune e di comprensione facendoci impegnare per un mondo più giusto e fraterno. 

Don Claudio Burgio, cappellano carcere minorile Beccaria, Milano Anche la trap può essere via di riscatto Don Claudio, con i ragazzi della comunità Kayros, era presente giovedì 13 febbraio a “Casa Sanremo”. Alcuni passaggi dell’intervista rilasciata. Il mondo istituzionale e gli adulti possono essere disturbati da un linguaggio così scomodo e schietto. Dobbiamo fare i conti con un genere che riflette la realtà dei giovani, senza giustificarne il contenuto, ma comprendendo che è uno specchio della realtà che non possiamo censurare. Occorre avere il coraggio di ascoltarlo e di guardare in faccia il fenomeno. I giovani trapper non sono la causa del disagio giovanile, ma vittime di un sistema che li ha travolti. Quello che loro cantano sono le condizioni di vita in cui sono vissuti, i livelli di cultura o non cultura che li ha abitati. Non tutto si può giustificare e normalizzare, ma occorre avere il coraggio di farci un po’ disturbare da queste canzoni. Un domani qualche ragazzo della comunità Kayros (comunità diretta da don Claudio) potrebbe essere in gara a Sanremo. L’anno scorso stava per capitare con Baby Gang, che purtroppo è stato arrestato, per essere poi assolto dopo qualche mese Intervento di Roberto Benigni Ne ha avute per tutti Roberto Benigni, venerdì sera al Festival. Particolarmente sentite le parole rivolte al Presidente Mattarella. Parole che condividiamo volentieri. Volevo dire a tutti voi e al presidente della Repubblica che siamo sempre vicini alle sue parole, a ciò che dice, ci riconosciamo in quello che dice, e credo che tutti gli italiani siano insieme a noi. Non ho mai sentito uscire una parola dal presidente della Repubblica che non fosse di verità e di pace. Siamo orgogliosi di essere rappresentati da Sergio Mattarella nel mondo per la sua dignità e la sua umanità. Grazie presidente, siamo con lei.


Ri(flessioni). 

1. Noa e Mira Awad: inno alla pace Ne abbiamo già parlato. Noa e Mira, due cantanti di nazionalità israeliana, Mira di origini palestinesi, hanno cantato “Imagine” di John Lennon, in inglese, arabo e israeliano, a Sanremo. Voleva essere un invito a realizzare la pace, a creare amicizia tra i popoli. Hanno pronunciato parole che venivano dal cuore, credo davvero sincere e appassionate. Meritano rispetto e ammirazione. L’odio e le guerre nascono da piccole e grandi cattiverie che continuano nel tempo. La pace si raggiunge con il quotidiano impegno di bontà e con il pensiero rispettoso verso la dignità e la libertà di tutti. dt 

2. Affettività in carcere Due magistrati hanno autorizzato altrettanti colloqui privati nelle carceri di Parma e di Terni. Le due amministrazioni avevano negato la richiesta andando contro la sentenza del gennaio 2024 della Corte costituzionale. Ora le direzioni hanno 60 giorni per allestire spazi idonei nel rispetto della privacy. gd. 

3. Sacerdote ucciso Padre Donald Martin, 44 anni, è stato ucciso nel villaggio in cui era parroco, in Myanmar. Ancora oscuro il movente, ma si inserisce in una situazione di grave instabilità. Padre Donald, fedele agli impegni spirituali, lavorava molto per alleviare le sofferenze dei poveri.

4. Madonne che sanguinano Ogni tanto c’è qualche Madonna che piange, un’altra che sanguina, una che appare in continuazione. E sempre tanta gente che rincorre questi fenomeni. Servirebbe molta più prudenza. Mi chiedo se questi fatti (non so bene come definirli) facciano bene o male nel cammino di fede di un cristiano. Di sicuro è meglio, e basta, imparare ad amare e vivere il Vangelo. Intanto sembra che il sangue ritrovato sulla statua della Madonna di Trevignano sia della protagonista delle presunte apparizioni. Il vescovo della diocesi, Marco Salvi, aveva già affermate che le apparizioni sono prive di attendibilità. 

5. Mayson Majidi Anche di Maysoon Majidi ne abbiamo già parlato. Desiderosa della libertà era fuggita dall’Iran. Arrivata in Italia era stata arrestata con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, cioè di essere una scafista. Assolta dopo dieci mesi di carcere. E’ solo una donna che cerca di vivere in modo dignitoso. Queste le sue parole: Al governo italiano e all’Europa voglio dire che noi rifugiati non siamo criminali. Il pericolo piuttosto sono le ideologie fanatiche, razziste, pericolose e fasciste che stanno prendendo piede. I rifugiati non sono criminali: dovrebbero riflettere i governanti, ormai di quasi tutto il mondo. dt

Commenti

Post popolari in questo blog

ADOTTA UN VENTILATORE

Benvenuti su Oltre i Confini - Voci dal carcere