LA MATTANZA CONTINUA - 14 SUICIDI IN 50 GIORNI



L’anno scorso erano stati 90, un tragico record. Quest’anno, in un mese e mezzo, sono già 14. Sono le persone carcerate che si sono suicidate. Lo gridano i Garanti territoriali delle persone private della libertà. Che nel contempo denunciano il silenzio assordante della politica, tutta, e della società civile ugualmente tutta. Le cause sono note da tempo. Innanzitutto il sovraffollamento: su 47.000 posti disponibili oggi ci sono 61.916 carcerati. Tutti colpevoli? No, il 30 per cento sono in attesa di giudizio. Quindi non dovrebbero stare in cella. Come non dovrebbero dormire in una branda pulciosa anche le migliaia di persone con gravi problemi psichici (il 40 per cento dei detenuti). La risposta gridata a gran voce dai Garanti (che il 3 marzo una giornata di protesta nazionale) è l’uscita in tempi brevi dei detenuti che hanno ancora meno di un anno di detenzione. E misure alternative per i 19.000 detenuti che stanno scontando una pena sotto i tre anni. Ma vi immaginate quelli che urlano “in cella e via la chiave” approvare norme come queste? Infatti al sovraffollamento il ministro della giustizia Nordio risponde solo con la volontà di costruzione nuove carceri (con che soldi, quando?). Contro i suicidi e pure le piccole rivolte, le aggressioni agli agenti e le violenze tra detenuti, e per alleviare, almeno in parte, la vita dei carcerati i Garanti propongono l’aumento delle telefonate e delle videochiamate ai famigliari. Come accrescere il numero di permessi premio. Cose ragionevoli, semplici, di facile applicazione.

Ma giudici di sorveglianza e responsabili del ministero sono sordi. Si preferisce mantenere la situazione così com’è e nel contempo, quando qualche giornale pubblica i tremendi numeri di cui sopra o notizie di violenze e intemperanze di qualcuno che dà in escandescenze, gridare all’allarme e all’emergenza e invocare pene sempre più pesanti. E pensare che la Costituzione prescrive che la pena deve tendere alla rieducazione del detenuto, soprattutto con il lavoro. Ma sono solo duemila i carcerati che ne possono usufruire. E solo per la generosità di pochi imprenditori e la volontà di altrettanto pochi direttori. gda

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