Numero 2/25 12 gennaio 2025 Settimanale di varia umanità carceraria C.C. di Monza Battesimo del Signore Un battesimo in Spirito Santo e fuoco

 


Ogni settimana riceviamo dal cappellano del carcere di Monza Don Tiziano Vimercati contributi "del tempo ordinario, settimanali di varia umanità" che vengono letti ai detenuti durante la messa della domenica. Abbiamo deciso di pubblicarli sul nostro blog perché riteniamo siano ulteriori testimonianze della vita carceraria.


Un battesimo in Spirito Santo e fuoco

San Massimo il Confessore, primo vescovo di Torino, in una omelia, così parlò del battesimo di Gesù. Oggi dunque il Signore Gesù è venuto a ricevere il battesimo e ha voluto che il suo corpo fosse lavato nell’acqua del Giordano. Qualcuno forse dirà. Perché ha voluto farsi battezzare se è santo? Ascoltami dunque: Cristo è battezzato, non per essere santificato dalle acque, ma per santificare lui stesso le acque. Dal momento in cui il Salvatore è lavato, tutta l’acqua è resa pura in vista del battesimo di noi tutti e viene purificata la sorgente, perché la grazia del lavacro passi alle generazioni che si succederanno nel tempo. Dunque il battesimo di Gesù è diverso dal nostro. E’ vero, come dice il vangelo di oggi, che Gesù ricevette il battesimo come tutti gli altri. Ma su di Lui si concentrarono tutti quelli che stavano al fiume Giordano. Il popolo era in attesa, chi sarà mai il messia: Giovanni il Battista, uomo rispettato e venerato e se non è lui, chi? Una popolo che sapeva rimanere in attesa del messia scrutando ogni segno che potesse rivelarlo. E’ la condizione per poter riconoscere il segno e poterlo lo incontrare un giorno Giovanni Battista, che sa stare al suo posto e riconosce di non essere lui il messia, perché solo quello di Gesù è un battesimo in Spirito Santo e fuoco. Battesimo in Spirito Santo e fuoco: Gesù è la novità assoluta, è l’aspettato che però supera ogni aspettativa, è la Parola pronunciata dal Padre, è il dono immenso che riceviamo da Dio, è la nostra possibilità di salvezza. Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento, proclama solennemente una voce dal cielo. In Gesù abbiamo la possibilità di avvicinarci a Dio, di gustarne il più possibile il mistero. Il battesimo da noi ricevuto è un battesimo con l’acqua del fiume Giordano quella che Gesù ha purificato entrando con il suo corpo dove tanti invece erano già entrati per essere liberati dai peccati e nel desiderio della conversione. L’uomo nel Giordano entra e lascia nelle acque le proprie miserie, Gesù in quelle acque, entrando, le raccoglie e prende su di sé i nostri peccati. Questo è speranza e vita per noi. dtiziano

Anno Santo. Anno di clemenza e misericordia

Ecco quanto scriveva il Papa nella lettera per l’indizione dell’Anno Santo 2025 esortando i Governi di tutto il mondo a ridare un po’ di fiducia ai detenuti adottando misure di clemenza che possano ravvivare la speranza di costruire una vita nuova e migliore. Nell’Anno giubilare saremo chiamati ad essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio. Penso ai detenuti che, privi della libertà, sperimentano ogni giorno, oltre alla durezza della reclusione, il vuoto affettivo, le restrizioni imposte e, in non pochi casi, la mancanza di rispetto. Propongo ai Governi che nell’Anno del Giubileo si assumano iniziative che restituiscano speranza; forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società; percorsi di reinserimento nella comunità a cui corrisponda un concreto impegno nell’osservanza delle leggi.

Anno Santo, clemenza e misericordia: costruire nuove carceri La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nella conferenza stampa di fine anno, ha espresso con molta chiarezza il suo pensiero (del resto già abbastanza noto) sulla possibilità di qualche misura di clemenza e sulle reali scelte del Governo per affrontare il problema della realtà carceraria. Ascolto con grande attenzione le parole di Papa Francesco che ringrazio. Quello che dice sull'amnistia è contenuto nella bolla di indizione del Giubileo ed è rivolto ai governi di tutto il mondo, non è una questione che riguarda specificamente l'Italia. In ogni caso l'Italia intende fare la sua parte per consentire condizioni migliori a chi deve scontare una pena in Italia. Solo che la mia idea non è che questo si debba fare adeguando il numero dei detenuti o i reati alla capienza delle carceri ma adeguando la capienza delle nostre carceri alle necessità, perché questo è quello che fa uno Stato serio.

Situazione nelle carceri. Intanto la situazione degli edifici carcerari è alquanto carente: troppe carceri sono in condizioni a dir poco pietose. E’ prevista un’ispezione nel carcere di Livorno: i giornali denunciano le solite gravi carenze: edificio che cade a pezzi, sovraffollamento, telecamere fuori uso, pochi agenti, locali che si allagano quando piove, muffa sulle pareti, topi lungo i corridoi, blatte, cimici. Chi dovrebbe vigilare, vigila? E non è certo l’unico carcere in condizioni pessime.

Rems insufficienti. Un avvocato denuncia che un suo cliente, un uomo di 49 anni, assolto per incapacità di intendere e di volere, affetto da gravi disturbi psichiatrici, si trova ancora in carcere nonostante il giudice abbia disposto il ricovero in una Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza). Sorte condivisa con altre centinaia di persone nelle stesse condizioni. In Italia ci sono 31 Rems che ospitano in questo momento 600 persone ricoverate a fronte di una richiesta di almeno 700. Quindi più della metà non ricevono cure adeguate, rimangono in carcere o sono abbandonate a se stesse, pesando in modo drammatico sulle famiglie, quando ancora ci sono.

Osservare la Costituzione Ben diverse le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel discorso alla Nazione dell’ultimo dell’anno, costretto a ricordare che la Costituzione italiana deve essere osservata e che tutti i cittadini hanno diritto di essere rispettati nella dignità. Forse che in carcere tutto questo normalmente non avviene? Rispetto della dignità di ogni persona, dei suoi diritti. Anche per chi si trova in carcere. L’alto numero di suicidi è indice di condizioni inammissibili. Abbiamo il dovere di osservare la Costituzione che indica norme imprescindibili sulla detenzione in carcere. Il sovraffollamento vi contrasta e rende inaccettabili anche le condizioni di lavoro del personale penitenziario. I detenuti devono potere respirare un’aria diversa da quella che li ha condotti alla illegalità e al crimine. Su questo sono impegnati generosi operatori, che meritano di essere sostenuti.

Un’intima gioia... Ecco, invece, le parole del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove alla presentazione della nuova auto blindata della Polizia penitenziaria per il trasporto di detenuti al 41-bis. Sarò forse anche infantile, un po’ fanciullesco, ma l’idea di vedere sfilare questo potente mezzo che dà prestigio, l’idea di far sapere ai cittadini chi sta dietro a quel vetro oscurato, come noi incalziamo chi sta dietro quel vetro oscurato, come noi non lasciamo respirare chi sta dietro quel vetro oscurato, è sicuramente per il sottoscritto un'intima gioia...

Caravaggio: Giubileo e lampada della speranza Anche se è molto difficile, soprattutto per chi sta in carcere, Papa Francesco ci invita a non perdere la speranza. Oggi pomeriggio nel santuario di Caravaggio è prevista una celebrazione giubilare con la presenza dei cappellani, dei religiosi, delle religiose e dei volontari che operano nelle carceri della Lombardia. Sarà consegnata la “Lampada della speranza”, ricevuta a Roma dai cappellani delegati delle varie regioni italiane, da portare nei vari Istituti. Don Marco Recalcati, cappellano a San Vittore, ha spiegato così il senso della lampada: Credo che l’aspetto più bello sia il tema della speranza che nasce nel carcere. Noi portiamo questa lampada, non solo perché dentro c’è buio, ma come segno che in carcere c’è anche la speranza, portata da centinaia di uomini e donne, sia detenuti sia operatori all’interno, che hanno il coraggio di raccontare una vita diversa da quella che appare da fuori. È questa, mi pare, la verità di un Giubileo, celebrato per chi è in carcere, ma anche per chi fuori cerca speranza, ha paura ed è nel buio. La lanterna è solo un simbolo, perché poi la luce passa attraverso le persone.

Ri(flessioni).

1. Suicidi in carcere Anno nuovo, ma finora continua tutto come prima, sembra addirittura peggio, purtroppo. – nel carcere di Regina Coeli, Roma, un ragazzo di 25 anni si è tolto la vita, impiccandosi. In quel carcere sono presenti 1050 detenuti con una capienza di soli 618 - un uomo di 49 anni, della provincia di Oristano, si è impiccato in una cella del carcere circondariale di Cagliari-Uta. – nel carcere di Paola, in Calabria, due suicidi nel giro di poche ore. Un detenuto si è impiccato nella cella d’isolamento e un impiegato amministrativo si è tolto la vita in caserma. – nel carcere di Modena, lo scorso 7 gennaio, un detenuto è morto per aver inalato gas - non c’era posto in una Rems: un uomo si è suicidato, impiccandosi, nel bagno di una cella nell’ex Opg, in Sicilia. Sei suicidi in dieci giorni sono davvero troppi, anche se confrontati con i numeri già spaventosi dello scorso anno.

2. Sciopero Gli avvocati della Camera penale di Modena hanno indetto uno sciopero il giorno 26 gennaio per protestare contro la piaga dei suicidi in carcere

3. Cattedrale del dolore Occorre ripartire anche dalle carceri per riscoprire la speranza cristiana. Il carcere non può essere un inferno, ma in purgatorio. La rieducazione offre vera sicurezza. Parole contenute in una intervista al card Matteo Zuppi. Parole dal sapore evangelico e in linea con la Costituzione.

4. Mattarella a Caivano Il presidente Mattarella si è recato nel difficile paese di Caivano. C’è una dura lotta in quel paese, come in tanti altri, tra la legalità e il crimine, tra chi vorrebbe vivere onestamente ma incontra mille ostacoli, e chi, quegli ostacoli, ce li mette. E’ sempre un bene quando un rappresentante delle Istituzioni, come fece anche la presidente del Consiglio, si avvicina alla gente, alla vita reale delle persone normali. Purché sia fatto nel vero interesse delle persone, pensando solo al loro bene, senza altri scopi più o meno nascosti, più o meno limpidi. Sperando che il loro interesse non sia solo per quella realtà ma per tutte le Caivano d’Italia.

5. Caporalato anche nella cultura Non solo nei campi agricoli, o nelle imprese edili, esiste la piaga del caporalato. Una cooperativa forniva lavoratori ai -grandi teatri di Milano riconoscendo una paga oraria che oscillava tra i quattro e i sei euro. Uno stipendio da fame che li collocava sotto la soglia della povertà. Non sarebbe meglio dar vita al salario minimo, o a qualcosa di simile, per tutelare questi lavoratori sfruttati? dt

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