Numero 1/25 6 gennaio 2025 Epifania del Signore Settimanale di varia umanità carceraria C.C. di Monza

 


Ogni settimana riceviamo dal cappellano del carcere di Monza Don Tiziano Vimercati contributi "del tempo ordinario, settimanali di varia umanità" che vengono letti ai detenuti durante la messa della domenica. Abbiamo deciso di pubblicarli sul nostro blog perché riteniamo siano ulteriori testimonianze della vita carceraria.

Come i Magi Non sappiamo molto dei Magi. Si racconta che fossero tre, addirittura re, si fanno anche i loro nomi, Gaspare, Baldassarre e Melchiorre. Di loro, però, ne parla il vangelo di oggi, festa dell’Epifania. Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Trovato il bambino Gesù si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Non è una favola per bambini. E’ una pagina tra le più ricche e dense di alta teologia, una pagina che abbatte muri e barriere, piena di speranza e fiducia per quanto di bello e valido c’è attorno a noi e in ogni parte del mondo. Anche all’uomo moderno, spesso distratto e superficiale, che vorrebbe fare a meno di Dio ma spesso ne sente la nostalgia, i Magi hanno molto da insegnare. Rappresentano l’uomo con cuore sincero e disponibile alla ricerca di Dio, che sa mettersi in discussione, che non si spaventa del buio che può metterlo alla prova. Come i magi sa affrontare lunghi viaggi con disagi e fatiche. Ci insegnano ad andare sempre oltre, mai sazi di ciò che già si conosce. C’è un orizzonte da scoprire che può cambiare la prospettiva e renderci migliori. I Magi rappresentano l’uomo che, inginocchiatosi davanti Gesù, vede saziata la sete di Dio.


Ci ricordano che tutti gli uomini, di ogni tempo e ogni nazione, possono mettersi in cammino e, finalmente, incontrarlo. Un incontro che non solo ci avvicina a Dio ma che ci rivela di essere suoi figli e fratelli tra di noi. Nell’attuale momento storico caratterizzato dall’incontro con le genti di tutte le parti del mondo, il mistero dell’Epifania è un forte stimolo per i cristiani a una più grande e gioiosa apertura verso tutti, sia con una intelligente accoglienza ma anche con la capacità di testimoniare la bellezza del vangelo. Accoglienza: Gesù dalla culla accoglie tutti. I pastori, i poveri, gli ultimi, gli stranieri che arrivano da lontano. Tutti sono i benvenuti, tutti possono ritrovarsi ai suoi piedi. Abbatte tutti i muri Gesù, demolisce ogni separazione, smaschera i pregiudizi e la bramosia di supremazia. In Lui non ci sono giudei e greci, vicini e lontani, privilegiati e reietti, solo figli dello stesso Padre e dunque fratelli tra di noi. Facciamo tutti parte della stessa umanità, dove nessun popolo deve schiacciarne un altro, o consumare la maggior parte delle risorse della terra, lasciando ad altri solo le briciole. Gesù oggi ci direbbe di prenderci cura l’uno dell’altro, direbbe a chi sta bene che non può chiudere gli occhi per non vedere chi sta male, o pensare di difendere solo il proprio benessere, spesso ottenuto sulle pelle dei poveri. Non sarebbe molto d’accordo con le chiusure e la disumanità con cui trattiamo i poveri in cerca di aiuto e di un futuro migliore. Questa cattiveria, purtroppo, non risparmia neanche chi si ritiene cristiano. Capacità di testimoniare la bellezza del vangelo: verso le genti che arrivano ormai da tutte le parti del mondo abbiamo il compito di testimoniare la bellezza del vangelo dicendo, con la nostra vita, che vale la pena essere cristiani, che il vangelo anima e sostiene la nostra vita ogni giorno. Testimoniare non certo con le parole o con fastidiose opere di proselitismo, bensì con l’esempio di una vita onesta, coerente con il vangelo. Non testimoniamo se l’immagine di comunità che offriamo è uno spaccato della società con gli stessi egoismi e la stessa chiusura e cattiveria, senza alcuna profezia. dtiziano

La Porta Santa in carcere Per la prima volta un Papa apre una Porta Santa in un carcere. Ecco alcune sue parole pronunciate durante la cerimonia avvenuta giovedì 26 dicembre, giorno di Santo Stefano, nel carcere di Rebibbia, Roma. La prima Porta Santa l’ho aperta a Natale in San Pietro, ma ho voluto che la seconda Porta Santa fosse qui in un carcere. Ho voluto che ognuno di noi tutti che siamo qui, dentro e fuori, avessimo la possibilità anche di spalancare le porte del cuore e capire che la speranza non delude. È un bel gesto quello di spalancare, aprire: aprire le porte. Ma più importante è quello che significa: è aprire il cuore. Cuori aperti. E questo fa la fratellanza. I cuori chiusi, quelli duri, non aiutano a vivere per questo la grazia di un Giubileo è spalancare, aprire, e soprattutto, aprire i cuori alla speranza (Papa Francesco).

Porta girevole Il gesto di papa Francesco di aprire una “Porta Santa” al carcere romano di Rebibbia ha un grande significato spirituale per i cristiani e un valore simbolico universale. Ma anche e soprattutto un’immediata valenza politica e sociale. Una porta aperta indica una soglia, a cui accedere, e un passaggio, attraverso il quale si può transitare: dalla reclusione alla libertà, se quella porta si trova in un istituto penitenziario. E se ad aprirla è un Pontefice, che è anche il vescovo di Roma, la potenza del gesto, compiuto alla presenza dello stesso ministro della giustizia Nordio, travalica l’ambito spirituale della fede e si riversa pienamente nell’ambito politico e socioculturale. Il gesto del Papa non è slegato dal tempo in cui è stato compiuto: l’inizio dell’anno giubilare. Una volta il giubileo (usanza prima di tutto ebraica, poi romana e quindi cristiana) comportava ogni cinquant’anni anche la remissione dei debiti e la liberazione di schiavi e prigionieri. Il parallelo fatto da papa Francesco tra il grave sovraffollamento carcerario e il fatto che in carcere ci siano perlopiù i “pesci piccoli" prelude anche all’opportunità che i politici italiani colgano l’anno del giubileo come l’occasione per dare quel segnale di speranza - parola tanto cara al Papa - e di magnanimità e concedere una misura straordinaria di clemenza, non già per buonismo ma per buon senso. en.

Discorso di fine anno Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel discorso di fine anno ha ricordato la difficile situazione delle carceri e del rispetto che ogni detenuto ha diritto. Luci e ombre riguardano anche la nostra Italia... Rispetto della dignità di ogni persona, dei suoi diritti. Anche per chi si trova in carcere. L’alto numero di suicidi è indice di condizioni inammissibili. Abbiamo il dovere di osservare la Costituzione che indica norme imprescindibili sulla detenzione in carcere. Il sovraffollamento vi contrasta e rende inaccettabili anche le condizioni di lavoro del personale penitenziario. I detenuti devono potere respirare un’aria diversa da quella che li ha condotti alla illegalità e al crimine. Su questo sono impegnati generosi operatori, che meritano di essere sostenuti. 

Auguri per un anno nuovo, il più possibile felice 

Facciamoci gli auguri per il nuovo anno, appena iniziato, con le parole di Giacomo Leopardi nel“Dialogo di un venditore d’almanacchi e un passeggere”. Quando si dice che la speranza è l’ultima a morire... 

Venditore: Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi? 

Passeggere: Almanacchi per l’anno nuovo? 

V: Sì signore. 

P: Credete che sarà felice quest’anno nuovo? 

V: Oh illustrissimo sì, certo. 

P: Come quest’anno passato? 

V: Più più assai. 

P: Ma come qual altro? Non vi piacerebb’egli che l’anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi? 

V: Signor no, non mi piacerebbe. 

P: Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice? 

V: No in verità, illustrissimo. 

P: E pure la vita è una cosa bella. Non è vero? 

V: Cotesto si sa. 

P: Oh che vita vorreste voi dunque? 

V: Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senza altri patti.

Ri(flessioni).

1. Suicidi in carcere Anno nuovo, ma finora continua tutto come prima, purtroppo. Nel carcere di Sollicciano, nel tardo pomeriggio di venerdì 3 gennaio, un giovane egiziano di 26 anni si è tolto la vita, impiccandosi. Il carcere di Firenze è noto per le condizioni fatiscenti e disumane in cui si trovano i detenuti. Nel carcere di Bologna un detenuto pakistano di 40 anni improvvisamente si accasciato al suolo ed è morto (cause ancora da accertare) Ricordiamo i tragici numeri dello scorso anni (dietro i numeri però ci sono donne e uomini disperati, parenti e amici distrutti): 89 suicidi tra i detenuti, 7 tra gli agenti della polizia penitenziaria, oltre a 245 decessi tra i reclusi (per varie cause). Le forti parola di Papa Francesco all’apertura della Porta Santa e quelle del presidente Mattarella nel discorso di fine anno sembrano cadute nel vuoto o, al massimo, in commenti di circostanza e di promesse irrealizzabili. Una politica non all’altezza della situazione. dt.

2. Zone rosse. Dal 31 dicembre al 31 marzo 2025, a Milano ci saranno cinque zone della città dove chi disturba, è aggressivo e ha precedenti, sarà allontanato dalle forze dell’ordine. Altrimenti subirà una multa da 250 euro o tre mesi di carcere. Le devianze vanno combattute, facendo attenzione al rispetto delle leggi. gd.

3. Morte di un detenuto. Robert Brooks, questo il suo nome, è morto il 10 dicembre scorso in un carcere di New York dopo essere stato pestato da alcune guardie al suo arrivo nel nuovo carcere. Non era un santo: doveva scontare 12 anni per aver accoltellato l’ex fidanzata. Il pestaggio si è scoperto grazie ai video registrati dalle body cam di quattro agenti coinvolti e diffuse dalla procuratrice generale di NY Letitia James. Servono anche nelle carceri italiane, a difesa di tutti? gd.

4. Mattarella, discorso di fine anno, 1° La crescita della spesa in armamenti, innescata nel mondo dall’aggressione della Russia all’Ucraina - che costringe anche noi a provvedere alla nostra difesa- ha toccato quest’anno la cifra record di 2.443 miliardi di dollari. Otto volte di più di quanto stanziato alla recente Cop 29, a Baku, per contrastare il cambiamento climatico, esigenza, questa, vitale per l’umanità. Una sconfortante sproporzione. 5. Mattarella, discorso di fine anno, 2° La scienza, la ricerca, le nuove tecnologie aprono possibilità inimmaginabili fino a poco tempo addietro per la cura di malattie ritenute inguaribili. Nello stesso tempo vi sono lunghe liste d’attesa per esami che, se tempestivi, possono salvare la vita. Numerose persone rinunciano alle cure e alle medicine perché prive dei mezzi necessari.

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