Settimanale di varia umanità carceraria C.C. di Monza Numero 12 – 28 luglio 2024 XVII domenica Tempo Ordinario
…perché costoro abbiano da mangiare. ...perché costoro abbiano da mangiare: così dice Gesù nel vangelo di questa domenica pensando alla numerosa folla che lo aveva seguito, ma che ora era affamata. Gesù si mette nei panni di chi ha bisogno. E’ brutta la situazione quando si ha fame, tutto perde di interesse. L’uomo che non riesce a saziare la propria fame non è disposto a cercare altro. Libro dei Proverbi (30,8): O Signore, tieni lontano da me falsità e menzogna, non darmi né povertà né ricchezza, ma fammi avere il mio pezzo di pane, perché, una volta sazio, io non ti rinneghi e dica: "Chi è il Signore?", oppure, ridotto all'indigenza, non rubi e abusi del nome del mio Dio. Il Signore ha creato ogni cosa affinché l’uomo, e ogni altra creatura, abbia il necessario per vivere in modo dignitoso. E credo che questo sia possibile. Eppure è sotto gli occhi di tutti: ancora oggi troppa gente patisce e muore di fame, tra tanta indifferenza, ipocrisia, egoismi nazionali e personali, e il generoso impegno di pochi, purtroppo. Anche in Italia dove, dicono le statistiche, il numero dei poveri aumenta. Ci sarebbe bisogno non di uno, ma cento, mille, un milione di miracoli come quello compiuto da Gesù, e poi saremmo ancora da capo. Di miracoli ne basterebbe uno solo: quello della condivisione, cioè del dividere in modo equo ciò che c’è. Questo è un miracolo che potrà essere realizzato solo partendo dalla consapevolezza che i beni della terra sono per tutti, che non ci devono essere popoli che, per i più svariati motivi, credono di poter disporre dei beni della terra a proprio piacimento, senza limite alcuno. Pochi posseggono molto, al di là della stessa capacità di poterne godere. A spese di chi non possiede neanche l’indispensabile. Gesù, preoccupato di dare a tutti da mangiare ci invita a mettere in atto le scelte necessarie affinché diminuisca il divario tra paesi ricchi e quelli poveri, tra coloro che si ammalano perché non mangiano a sufficienza e quelli che invece si ammalano perché mangiano troppo. Si tratta di scegliere uno stile di vita più austero, essenziale, fuggire dal lusso e dallo spreco. I Padri della chiesa dicevano che il nostro lusso lo manteniamo con il pane dei poveri. Parole di papa Francesco, pronunciate la scorsa settimana a Trieste: il vero scandalo sono i potenti che giocano sulla pelle dei poveri. Dtiziano
Anno Santo 2025 - Un anno di speranza per il futuro Non manchi l’attenzione verso i poveri
Continuiamo a conoscere quanto il Papa ci ha indicato nella Bolla di indizione del Giubileo Ordinario, Spes non confundit (La speranza non delude), che celebreremo nel prossimo anno 2025. Dopo aver ricordato, la scorsa settimana, quanto il Papa ha scritto parlando degli anziani, del loro desiderio di una vita degna di essere vissuta fino all’ultimo giorno, oggi riflettiamo sull’attenzione verso i poveri, spesso dimenticati e purtroppo anche disprezzati. L’anno santo è un’occasione per ritrovare speranza, per perdonare e essere perdonati. E’ l’anno in cui poter ricominciare, guardando al futuro con fiducia, anche se sentiamo il peso degli errori del passato, nostri e degli altri uomini.
Speranza invoco in modo accorato per i miliardi di poveri, che spesso mancano del necessario per vivere. Di fronte al susseguirsi di sempre nuove ondate di impoverimento, c’è il rischio di abituarsi e rassegnarsi. Ma non possiamo distogliere lo sguardo da situazioni tanto drammatiche, che si riscontrano ormai ovunque, non soltanto in determinate aree del mondo. Incontriamo persone povere o impoverite ogni giorno e a volte possono essere nostre vicine di casa. Spesso non hanno un’abitazione, né il cibo adeguato per la giornata. Soffrono l’esclusione e l’indifferenza di tanti. È scandaloso che, in un mondo dotato di enormi risorse, destinate in larga parte agli armamenti, i poveri siano «la maggior parte […], miliardi di persone. Oggi sono menzionati nei dibattiti politici ed economici internazionali, ma per lo più sembra che i loro problemi si pongano come un’appendice, come una questione che si aggiunga quasi per obbligo o in maniera periferica, se non li si considera un mero danno collaterale. Di fatto, al momento dell’attuazione concreta, rimangono frequentemente all’ultimo posto». Non dimentichiamo: i poveri, quasi sempre, sono vittime, non colpevoli.
Le parole del presidente Sergio Mattarella
Una coraggiosa riflessione sulla situazione delle carceri del Presidente Mattarella. Vi è un tema che sempre più richiede vera attenzione: quello della situazione nelle carceri. Non ho bisogno di spendere grandi parole di principio: basta ricordare le decine di suicidi – decine di suicidi - in poco più dei sei mesi, in quest’anno. Ma vorrei condividere una lettera che ho ricevuto – per il tramite del garante di quel territorio - da alcuni detenuti di un carcere di Brescia: la descrizione è straziante. Condizioni angosciose agli occhi di chiunque abbia sensibilità e coscienza. Indecorose per un Paese civile, qual è – e deve essere - l’Italia. Il carcere non può essere il luogo in cui si perde ogni speranza. Non va trasformato, in questo modo, in palestra criminale. Vi sono, in atto, alcune, proficue e importanti, attività di recupero attraverso il lavoro. Dimostrano che, in molti casi, è possibile un diverso modello carcerario. È un dovere perseguirlo. Subito, ovunque.
La lettera dei detenuti del carcere di Brescia (per ragioni di spazio è solo una parte) Fa caldo, il sudore scivola sulla pelle, e si appiccica con i vestiti addosso, sono madido, e si sono ormai impregnati lenzuola e materasso, anch’essi di sudore come i miei panni e le nostre membra. Si boccheggia, in cella. L’aria satura d’umidità, sudore, miasmi, la puoi tagliare con un coltello, in verità, farlo è impossibile, i coltelli sono di plastica riciclata, e si rompono anche solo a guardarli. Devo andare in bagno, ma è occupato, altri 15 sono in fila davanti a me.… Violentati, intimamente, mentalmente, moralmente, proprio in linea con l’articolo 27 della Costituzione. Di persone non auto sufficienti in questo Istituto ce ne sono parecchie, si può spaziare dalle malattie psichiatriche più accentuate sino alla tossicodipendenza, e a malattie senili… Elevati sono i suicidi in carcere, 44 in soli cinque mesi e mezzo dall’inizio dell’anno (ad oggi in realtà sono 59), un gesto troppo estremo? Forse, ma è quello che viviamo qui che porta queste persone a compiere certi gesti, e qui di persone ce ne sono sicuramente troppe. È aberrante. Siamo sovraffollati, in condizioni che rasentano la disumanità, definite di tortura dall’Unione Europea. La domanda giusta da porsi è: Come può funzionare il reinserimento? La cosi chiamata rieducazione? Come si possono svolgere i corsi organizzati… Voi ci dovete credere, queste non sono lamentele, non vogliamo né impietosire né mendicare, né invocare clemenza, ma solo riportare quanto è vero e ahinoi terribile. Si certo, alcuni di noi meritano di stare in carcere, hanno commesso reati, è altresì verosimile che, questa mancanza pressoché totale, di umanità nei confronti dei carcerati non è forse pari a commettere dei reati? È giusto pagare per chi ha sbagliato, perché occorre rieducazione; è altresì vero che oggi, con questo sovraffollamento, le persone detenute vengono poco alla volta, giorno dopo giorno, defraudate della loro umanità, e questa cosa deve fare paura, e fa concretamente spavento. Qui nessuno chiede alcuna misura di grazia, desideriamo solamente poter avere un percorso corretto, giusto, che ci consenta di migliorarci come persone, e a cosa servirebbero i Giorni aggiunti di Liberazione anticipata se non a migliorare questo sistema? Con la concessione di questi giorni, non solo si allevierebbe la sofferenza dei detenuti e degli operatori diminuendo sensibilmente il problema del sovraffollamento, ma incentiverebbe un sistema virtuoso che da una speranza ai meritevoli.
Pillole di conoscenza Nodo alla gola
Il Rapporto Antigone N.20, intitolato “Nodo alla gola”, svela i numeri drammatici del sistema carcerario. Dopo il tragico suicidio accaduto nel carcere di Monza settimana scorsa, senza voler fare inutili congetture su come e perché sia accaduto, quel che è certo è che il sovraffollamento delle carceri italiane è sicuramente un fattore che impedisce adeguate cautele, prevenzione e interventi tempestivi per evitare simili gesti estremi. Le carceri scoppiano, secondo quanto reso noto dal dossier dell’associazione Antigone, presentato a Roma il 23 luglio. Il tasso di affollamento reale del sistema penitenziario è a quota 130,6% e sono circa 14mila le persone in più rispetto ai posti letto regolamentari. In 56 istituti il tasso di affollamento è superiore al 150% e in 8 è superiore al 190%: si tratta di Milano San Vittore maschile (227,3%), Brescia Canton Mombello (207,1%), Foggia (199,7%), Taranto (194,4%), Potenza (192,3%), Busto Arsizio (192,1%), Como (191,6%) e Milano San Vittore femminile. In 12 mesi nuovi ingressi di 4mila detenuti (con l’aggiunta di sempre nuovi reati il numero aumenterà ancora). I suicidi da inizio anno, sono ormai cinquantanove. en
Ri(flessioni)
1. Carcere: Ancora suicidi Un detenuto trentenne si è impiccato ieri nel carcere di Rebibbia, a Roma. Mancavano pochi mesi al fine-pena. E’ il 59° dall’inizio dell’anno Non c’è davvero più tempo.
Occorre fare qualcosa di serio, scelte coraggiose e di largo respiro, ma occorre anche il coraggio farle subito. E poi, altra questione gravissima: alcune persone non dovrebbero proprio stare in carcere, ma in luoghi dove ci si possa davvero prendere cura di loro. dt 2. Logica repressiva, logica perdente Da parte del governo, una risposta di stampo repressivo al sovraffollamento. Quando il ministro Nordio parla in tv di riforma della giustizia, tanti fra noi pensano che magari abbia in mente qualche misura per ridurre il sovraffollamento e rendere le condizioni detentive più rispettose dei diritti delle persone. Vana speranza. Non solo i carcerati ma anche gli stessi agenti di polizia penitenziaria sono in balia di se stessi cercando di arrabattarsi alla meglio nelle condizioni delle strutture in cui loro malgrado si trovano a convivere. en. 3. Olimpiadi: oltre lo sport Questo luogo esprime una configurazione coinvolgente e suggestiva dell’Italia ed è il punto ideale per sottolineare come il nostro Paese partecipi a un evento così importante non solo sportivamente ma come segnale di amicizia e di incontro nel mondo. Presidente Sergio Mattarella.
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