CASTRAZIONE LEGALE - LA NEGAZIONE DELLA SESSUALITÀ E DELL'AFFETTIVITÀ DEI DETENUTI DI MAURIZIO GENTILE


Colloqui più lunghi e "senza alcun controllo visivo", momenti di intimità con i propri familiari in "apposite aree presso le case di reclusione", possibilità per i magistrati di sorveglianza di concedere permessi, oltre a quelli premio o per gravi motivi, anche per trascorrere il tempo con la moglie e la famiglia, e per i detenuti stranieri telefonate anche con i parenti all'estero. L'attenzione da parte del legislatore è rivolta alle esigenze e ai diritti del detenuto, ma anche, sia pure in modo generalmente solo indiretto, agli interessi dei familiari, spesso definite "VITTIME INNOCENTI/DIMENTICATE". Questo è ciò che prevede li disegno di legge per l'affettività in carcere presentato dal senatore Sergio Lo Giudice e firmato da una ventina di colleghi, che riprende per intero quello presentato nella passata legislatura da Rita Bernardini, segretario dei Radicali:

possibili visite intime tra famigliari ossia visite senza la supervisione da parte degli addetti al contrario. Attualmente nel panorama dei 47 Paesi del Consiglio d’Europa sono soltanto 11 quelli in cui non sono possibili visite intime tra famigliari ossia visite senza la supervisione da parte degli addetti al controllo.  

Prendiamo per esempio alcuni Paesi come la Croazia dove sono consentiti colloqui non sorvegliati di quattro ore, la Germania con piccoli appartamenti nn cui i detenuti a lunga pena possono incontrare i propri cari, Olanda, Norvegia, e Danimarca con mini appartamenti nel verde, Albania visite settimanali non sorvegliate, Francia e Belgio visite in appartamenti con i famigliari, Svizzera che permette a chi non usufruisce di congedi esterni di trascorrere momenti intimi in apposite casette. Quindi perché in Italia l'amore col proprio partner non viene preso in considerazione? La spoliazione di noi detenuti inizia con l'ingresso in carcere. In casellario però, oltre agli oggetti personali, depositiamo anche parte della nostra personalità, molti diritti, e la nostra sessualità. Ci siamo posti il problema quando abbiamo saputo di alcune persone che in carcere si sono innamorate e sposate, e di altre che sono in procinto di farlo, alle quali, per molto tempo, sarà negato il diritto alla felicità, uno dei diritti fondamentali dell'uomo, riconosciuto dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo (1948) della triade di Locke (1690): "diritto alla vita, diritto alla felicità, diritto alla proprietà privata", sulla quale, fin dalla seconda metà del settecento, molte costituzioni sono state scritte. Dalla Costituzione degli Stati Uniti d'America (1689), dalla Costituzione Francese (1791), | al Codice Napoleonico (1803), ma già era scritto  nella culla dei diritti naturali che è l'Antigone di Sofocle (442 a.c.).

Non è un problema giuridico, non esistono, infatti, leggi che impediscano a noi detenuti di amare in modo completo; ma di fatto è così! Le limitazioni temporali dei colloqui, il controllo dei gesti affettivi nei confronti dei nostri amati, che mai possono superare il limite del comune senso del pudore, i subdoli e immotivati richiami cui siamo sottoposti per un bacio appassionato o un qualsiasi altro gesto d'affetto. Ci siamo chiesti: "Se il direttore di un qualsiasi istituto di pena italiano a trattamento avanzato, come Bollate, avesse degli spazi da mettere a disposizione per colloqui intimi non osservati, quale legge potrebbe impedirglielo?" Nessuna! Fatto salvo per l'art. 18 O.P. (il quale prevede che i colloqui visivi debbano essere osservati), superabile con un Decreto Legge. E allora perché non lo fanno?

Lo psicologo Michel Foucault (dal libro Sorvegliare e Punire "la nascita della prigione" del 1975) ci spiega che la prigione toglie le catene al condannato e che il supplizio del corpo del reo non è più centrale nella pena. Pena che da afflittiva diventa dolce, rieducativa e con funzione preventiva sul crimine. Gli osservanti ci osservano da più di duecento anni, si preoccupano del nostro benessere fisico e psicologico, riempiono le nostre giornate di corsi e attività, di gruppi, di scuole superiori e di università, di lavoro, di attività sportive e ricreative, di educatori, di psicologi, psichiatri e criminologi, ma nessuno si preoccupa di restituirci la cosa che più ci aiuterebbe ad essere felici: l'amore per le/i nostre/i compagne/i. Non siamo psicologi ma sappiamo come ci sentiamo da quando non abbiamo più una vita sessuale. La sistematica repressione del desiderio sessuale che inevitabilmente continuiamo a provare nei confronti delle/i nostre/i compagne/i, conflitta con il senso di colpa che proviamo nei confronti di noi stessi per aver represso quel desiderio. Il risultato di questo conflitto, fra istinto (Freud lo chiamava ES) e senso di colpa produce degli effetti: primo fra tutti il biocco del desiderio. All'inizio c'era l'incapacità di sopportare la tensione sessuale. Quando il desiderio raggiungeva la soglia limite, che può anche essere molto bassa in carcere, perché subito è in agguato il senso di colpa, allora la paura di perdere il controllo fa scattare il blocco, che spegne subito quel desiderio. Non possiamo amare, dunque non possiamo desiderare, è questa l'associazione che facciamo da quando siamo reclusi. Vi sono anche sintomi psicosomatici: difficoltà di erezione, dermatiti atopiche, insonnia, gastrite, depressione.

Lo spostamento della libido dalla sua direzione naturale verso comportamenti compensatori, si manifesta in noi in diversi modi: in un'ansia inesauribile verso progressivi traguardi culturali e sociali, notiamo un'iperattività coatta, in altri una forma maniacale di ossessione per la cura del corpo, la formi fisica, il salutismo. E la repressione del desiderio sessuale femminile delle nostre compagne fuori e delle ragazze in carcere cosa comporta? Sicuramente anche loro come noi, vivono li sesso come un gioco immaginario e proibito, dunque colpevole. Il cortocircuito, il conflitto fra istinto e senso di colpa, genererà anche in alcune di loro il blocco del desiderio e la frigidità? Alcune avranno anche i sintomi psicosomatici: cistiti, vaginiti, allergie, secchezza vaginale che si incaricheranno in altri modi di proibire il gioco colpevole? Se l'istituzione carceraria, nell'ottocento è servita a eliminare l'afflizione del corpo del reo ne ha certamente introdotte altre che è tempo di valutare. L'imposizione dell'astinenza sessuale è una subdola forma di violenza fisica e psichica molto forte, una tortura che non possiamo più fingere di non vedere. La sessualità per l'essere umano è una delle dimensioni più importanti della vita. Questa rappresenta una delle forme più complete che esistano al mondo, in quanto tra uomo e donna vi è una fusione della realtà fisiche e psichica del corpo e della mente. Da questo punto di vista sia l’uomo sia la donna sono uguali in quanto tra uomo e donna vi è una fusione della realtà fisica e psichica del corpo e della mente. Da questo punto di vista sia l'uomo che la donna sono uguali in quanto esseri umani, ma si differenziano per desideri e immagine interna, e questa dialettica tre le differenti identità sessuali sconvolge la vita umana, sempre. A differenza degli animali, il cui rapporto sessuale è gestito da leggi naturali.

Studi sulla sessualità hanno messo in luce quanto gli aspetti sessuali siano di fondamentale importanza per la costruzione dell'identità personale e per la socializzazione dell'individuo. La sessualità umana non è solo dettata dall'istinto o da una stereotipia di condotte, come accade nell'animale, ma è influenzata da un lato dall'attività mentale superiore e dall'altro dalle caratteristiche sociali, culturali, educative e normative dei luoghi in cui i soggetti sviluppano e realizzano la loro personalità. La sfera sessuale richiede quindi un'analisi fondata sulla convergenza di varie linee di sviluppo, comprendenti l'affettività, le emozioni e le relazioni. Limitare la sessualità di noi detenuti, alla sola frustrante pratica della masturbazione, è di fatto una tortura La sessuologia moderna considera la masturbazione come un comportamento ovvio e inevitabile nella conoscenza del proprio corpo e della propria identità. La masturbazione, comunque, riduce la complessa sfera della sessualità a un atto prettamente narcisistico, generando una serie di comportamenti che conducono a un forte isolamento e a molteplici timori nei confronti dell'altro sesso. Infatti la masturbazione è considerata come una concentrazione sul proprio corpo per ricercare un piacere fisico e evitare un contatto con il mondo esterno e con il rapporto con l'altro sesso, fantasticando sulle emozioni che l'altra persona può suscitare. Inoltre, quando la masturbazione si riduce a un'abitudine, può diventare un disturbo psicologico che va affrontato, in quanto può ostacolare la maturazione e la ricerca del rapporto con l'altro sesso. Consentire l'espressione delle affettività in carcere - come del resto già avviene in altri Paesi europei (ad esempio, Spagna e Danimarca) - permette di agevolare il reinserimento sociale attraverso la valorizzazione dei legami personali e, nel contempo, attenua la solitudine che accompagna i detenuti durante il periodo di espiazione della pena; «interrompere il flusso dei rapporti umani» significa separare l'individuo «dalla sua stessa storia personale, significa amputarlo di quelle dimensioni sociali che lo hanno generato, nutrito e sostenuto».

La lunghezza della pena, in particolare, non dovrebbe avere un valore scriminante, giacché, anzi, l'incontro con il partner potrebbe aiutare il detenuto a contenere gli effetti negativi della "carcerite" , della “prigionizzazione.” Il tempo rappresenta un fattore di rischio per la coppia: a una maggiore durata della pena corrisponde una cristallizzazione e/o affievolimento del legame, che nella maggior parte dei casi determina un definitivo allontanamento. «I legami esistenti prima dell'ingresso in carcere, che avevano resistito al trauma causato dalla gravità del reato, possono logorarsi o spezzarsi durante la reclusione a causa della distanza sia fisica sia ideale che divide il detenuto dal partner o dai suoi figli». Specialmente nei casi di una lunga carcerazione, dunque, la possibilità di avere un contatto fisico e sessuale, potrebbe aiutare a mantenere vivo e concreto il rapporto affettivo. Crediamo che questo nostro tempo, più di altri, ci chieda di avere coraggio, umiltà e intelligenza: il coraggio, l'intelligenza e l'umiltà di affrontare i rischi che sempre una grande trasformazione comporta.

Dalla redazione Oltre i Confini - Beyond Borders della Casa Circondariale Sanquirico di Monza

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